• Mondo
  • Domenica 26 agosto 2012

Che cosa succede in Siria

Oggi gli attivisti hanno denunciato un altro massacro di 200 civili vicino a Damasco, mentre arrivano critiche anche ai ribelli siriani

Civilians take cover as Syrian government shell the northern Syrian city of Aleppo on August 25, 2012. Syrian rebels say they are digging in for a war of attrition in Aleppo, where what was being billed as the "mother of all battles" is now dragging on into a second month of bloody stalemate. AFP PHOTO / ARIS MESSINIS (Photo credit should read ARIS MESSINIS/AFP/GettyImages)
Civilians take cover as Syrian government shell the northern Syrian city of Aleppo on August 25, 2012. Syrian rebels say they are digging in for a war of attrition in Aleppo, where what was being billed as the "mother of all battles" is now dragging on into a second month of bloody stalemate. AFP PHOTO / ARIS MESSINIS (Photo credit should read ARIS MESSINIS/AFP/GettyImages)

Secondo quanto affermano alcuni attivisti dell’opposizione siriana, a Darayya, una località che si trova a sud di Damasco, sono stati trovati circa 200 corpi di persone giustiziate dalle truppe governative. Secondo gli attivisti, i corpi sono stati ritrovati nelle case e presenterebbero ferite alla testa e al torace che lasciano pensare ad esecuzioni sommarie.

La notizia, spiega BBC, non è ancora stata confermata da fonti indipendenti, anche se indirettamente è stata la stessa televisione di stato siriana, controllata dal regime di al-Assad, a darne una parziale conferma. Pare infatti che abbia annunciato che la città di Darayya è stata “ripulita dalle forze terroristiche”. Anche l’inviata di BBC a Beirut, Barbara Plett, ha confermato che negli ultimi giorni è in corso un’offensiva delle truppe governative nei dintorni sud di Damasco, proprio dove si trova Darayya.

La situazione negli ultimi giorni in Siria è molto complicata: oggi il vice presidente Farouq al-Shara ha incontrato una delegazione iraniana a Damasco, smentendo così le voci che circolavano da una decina di giorni sulla sua presunta fuga. Il sito di informazione Al Arabiya ha invece diffuso la notizia della morte di Jamil Hassan, capo dei servizi segreti dell’aeronautica militare siriana, che secondo le dichiarazioni dell’opposizione sarebbe stato ucciso da un suo collaboratore.

Intanto ci sono voci di violenze e di rappresaglie anche da parte delle forze di opposizione: come riporta Khaled Yacoub Oweis, corrispondente per il quotidiano inglese The Independent da Amman, in Giordania, un rapporto diffuso questo mese dagli osservatori delle Nazioni Unite in Siria dichiarava che la pratica delle esecuzioni sommarie è comune a entrambi gli schieramenti, anche se le truppe fedeli al regime sono responsabili di molte più morti.

Robert Fisk, altro celebre inviato dell’Independent in Medio Oriente – uno dei pochi giornalisti occidentali ad aver intervistato Osama Bin Laden – ha pubblicato oggi un articolo che critica anche i ribelli, intitolato La sanguinosa verità sulla guerra incivile siriana. I combattenti ribelli siriani, scrive Fisk, sono molto meglio equipaggiati di quanto non si possa pensare:

«Il governo di Bashar Al Assad si sta scontrando con una milizia piena di risorse, bene armata e senza scrupoli, i cui alleati islamisti stanno ricevendo aiuti dall’Occidente, esattamente come i mujāhidīn islamisti erano finanziati e armati dall’Occidente quando combattevano contro i sovietici in Afghanistan durante gli anni Ottanta.»

Fisk riporta anche due testimonianze di fonti non ben specificate che mostrerebbero come il comportamento dell’esercito di liberazione siriano non sia esente da ombre: la prima riguarda un episodio avvenuto nel centro della Siria, dove i militanti dell’esercito di liberazione avrebbero coscritto a forza dei civili fermando gli autobus sui quali viaggiavano, e chiedendo in alternativa alle loro famiglie di pagare fino a 450mila sterline siriane (equivalenti a circa 5mila euro).

L’altro episodio a cui fa riferimento Fisk, anche questo però difficile da confermare attraverso altre fonti, sarebbe successo nel villaggio di Rableh, vicino al-Qusayr, dove si dice che circa 12mila abitanti, cristiani, siano stati usati dai ribelli come scudi umani per impedire all’esercito lealista di entrare nella città.

foto: AFP PHOTO / ARIS MESSINIS