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  • Sabato 4 agosto 2012

I “sostituti criminali”, in Cina

Slate racconta dei molti casi in cui persone solitamente molto povere accettano soldi per presentarsi ai processi e andare in carcere al posto di altre

PUERTO PRINCESA, PHILIPPINES: Some of 62 Chinese fishermen charged with illegal fishing stand locked up inside a provincial jail on the Western Philippine island of Palawan 31 March 1995. The fishermen were aboard four Chinese fishing boats that the Philippine Navy seized in the disputed Spratly Islands group in the South China Sea 25 March. The Philippines has turned down calls from China for the fishermen's release.AFP PHOTO (Photo credit should read ROMEO GACAD/AFP/Getty Images)
PUERTO PRINCESA, PHILIPPINES: Some of 62 Chinese fishermen charged with illegal fishing stand locked up inside a provincial jail on the Western Philippine island of Palawan 31 March 1995. The fishermen were aboard four Chinese fishing boats that the Philippine Navy seized in the disputed Spratly Islands group in the South China Sea 25 March. The Philippines has turned down calls from China for the fishermen's release.AFP PHOTO (Photo credit should read ROMEO GACAD/AFP/Getty Images)

Geoffrey Sant racconta su Slate l’usanza relativamente diffusa in Cina di sostituzioni di persone durante i processi: alcune persone accusate di reati, sia penali che civili, ne pagano altre – a volte si tratta di parenti e più spesso estranei – per prendersi la colpa e scontare al loro posto la pena in carcere. A dimostrare il fatto che casi simili non sono affatto eccezionali, in cinese esiste un’espressione specifica per descriverli, ding zui, che significa letteralmente “sostituto criminale”.

Tra gli episodi citati da Sant, la maggior parte riguarda casi di incidenti stradali e di omicidi colposi, in cui giovani provenienti da famiglie molto ricche infrangono i limiti di velocità causando incidenti mortali. Una delle storia più assurde, che rivela anche una certa connivenza della polizia, è quella che ha coinvolto Hu Bin, un giovane di circa 20 anni.

Una sera Bin, percorrendo ad alta velocità le strade della sua città, Hangzhou, investì un pedone scagliandolo a quasi 20 metri di distanza dall’auto e uccidendolo sul colpo. Quando il caso finì sui giornali cinesi, l’opinione pubblica si indignò sia nel vedere le foto di Bin, che aspettava l’arrivo della polizia fumando una sigaretta e ridendo con l’aria tranquilla, sia nello scoprire che la polizia aveva cercato di coprire le responsabilità del giovane, dichiarando che al momento dell’incidente la sua macchina andava a metà della velocità effettiva, provata anche dalla distanza alla quale fu sbalzato il pedone rimasto ucciso nell’incidente.

Un’indignazione ancora più forte, però, si scatenò quando il presunto colpevole fu portato a processo e venne condannato a tre anni di carcere. Non tanto per il fatto che per reati come questi, in Cina, si rischia anche la pena di morte, bensì per il fatto che a presentarsi davanti al tribunale durante il processo non fu con ogni evidenza il giovane Bin, ma qualcun altro, che non c’entrava nulla con l’accaduto, ma che era stato probabilmente ingaggiato per prendersene la responsabilità e scontare la pena al posto suo. Su un sito cinese, sotto scritte indignate, è possibile vedere due foto che mostrano Bin dopo l’arresto – che si copre il volto per rendersi più difficilmente riconoscibile – e l’uomo che si è presentato in tribunale.

A quanto scrive Sant, storie del genere appaiono abbastanza spesso sui media cinesi, che a volte ne raccontano anche i dettagli economici: un uomo che investì e uccise un motociclista guidando senza patente, per esempio, se la cavò pagando 8 mila dollari un sostituto perché scontasse la pena al posto suo. Il proprietario di un’azienda di demolizioni, invece, colpevole di aver abbattuto l’edificio sbagliato, offrì 31 dollari per ogni giorno passato in carcere a un senzatetto che normalmente sopravviveva cercando di che vivere tra le macerie delle demolizioni.

Sant è riuscito a discutere di questo fenomeno con un ufficiale di polizia cinese, che però ha chiesto di rimanere anonimo. Il poliziotto cinese ha dichiarato che questo genere di scambi di persona “non sono comuni, ma nemmeno rari in Cina”. Grazie alla diffusione di internet e alla conseguente facilità nel pubblicare le foto dei processi e degli incidenti, ultimamente è diventato più facile smascherare i veri colpevoli e i loro tentativi di frode.

Secondo Sant questo fenomeno ha numerosi precedenti nella storia cinese meno recente: casi simili sarebbero ampiamente documentati anche nell’Ottocento, addirittura in casi di pene capitali, in cui i veri colpevoli pagavano qualcuno che si facesse giustiziare al proprio posto. Secondo quanto emerge da alcune fonti ufficiali dell’impero cinese – citate da Sant, ma non meglio specificate – il fenomeno aveva una logica e un effettivo funzionamento:

«Così facendo, dopo tutto, i veri colpevoli venivano puniti, perché dovevano pagare il valore di mercato del proprio crimine, mentre la punizione inflitta ai sostituti serviva come deterrente per tutti gli altri, contribuendo ad abbassare il tasso di criminalità».

Foto:ROMEO GACAD/AFP/Getty Images