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  • Mercoledì 25 luglio 2012

Al Qaida e i ribelli siriani

Un gruppo di estremisti ha dichiarato guerra a Bashar al Assad, dicendo di essere pronto al suicidio in nome del jihad nel paese

In un video pubblicato su Youtube e segnalato dal New York Times membri di al Qaida, armati di fucili, hanno dichiarato guerra al presidente siriano Bashar al Assad. I servizi segreti degli Stati Uniti e gli ufficiali dell’esercito iracheno hanno detto che ormai ci sono cellule terroristiche infiltrate tra le formazioni dell’esercito dei ribelli siriani in lotta contro il regime, e che sarebbero pronte a compiere attentati.

Uno dei presunti uomini dell’organizzazione terroristica dice nel video di essere al lavoro per formare «cellule di uomini pronti al suicidio in nome del jihad». I leader dell’opposizione siriana e i membri dell’esercito di liberazione hanno negato qualsiasi ruolo degli estremisti nella loro battaglia contro Assad. Alcuni esponenti di orientamento sunnita si starebbero però concentrando nella città di Bab al Hawa, il passaggio alla frontiera tra Siria e Turchia, conquistato dai ribelli la settimana scorsa.

La presenza di esponenti di al Qaida in Siria si è intensificata negli ultimi giorni anche lungo il confine iracheno ed è collegata alle azioni terroristiche compiute in Iraq. I jihadisti starebbero usando il confine con la Siria, conquistato dai ribelli, per nascondersi e proteggersi dopo gli attentati suicidi in tutto l’Iraq della settimana scorsa dove sono state uccise più di cento persone.

In un messaggio audio diffuso sui forum di alcuni gruppi estremisti, persone che dicono di appartenere ad al Qaida hanno fatto sapere che gli attentati in Iraq e la rivoluzione siriana rappresentano entrambi un conflitto settario dei sunniti contro gli sciiti. Izzat al Shahbandar, uno stretto collaboratore del primo ministro iracheno Nuri Kamal al Maliki, ha spiegato in un’intervista che «le formazioni di al Qaida che operano in Iraq sono le stesse che operano in Siria».

Abu Thuha, un membro di al Qaida che vive in Iraq, ha detto ieri a un giornalista del New York Times che «dopo l’esperienza fatta nelle battaglie contro l’esercito americano, al Qaida è pronta a combattere la rivoluzione siriana con la speranza di formare in futuro uno Stato Islamico unico per i musulmani che unisca Siria e Iraq, per poi annunciare la guerra contro l’Iran e Israele per liberare la Palestina».

Secondo i dati dell’istituto statunitense per lo studio della guerra (ISW – Institute for the Study of War), dal mese di dicembre ci sono stati in Siria almeno 35 autobombe e 10 attentati suicidi riconducibili ad al Qaida, rivendicati in parte dal Fronte Nusra, una delle principali formazioni jihadiste nel paese. In una registrazione audio che è stata diffusa a febbraio, Ayman al Zawahri (il leader di al Qaida dopo l’uccisione di Osama Bin Laden) ha elogiato i rivoluzionari siriani. Nello stesso mese James Clapper, direttore della National Intelligence degli Stati Uniti, ha detto in un’audizione al Congresso americano che al Qaida è molto attiva in Siria e che ha l’obiettivo di colpire membri della sicurezza nella capitale siriana di Damasco e che si tratta degli stessi gruppi attivi in Iraq.

Daniel Byman, esperto di antiterrorismo della Brookings Intitution e consulente del governo americano in materia d’intelligence, ha detto che al Qaida «sta seguendo la prassi già compiuta in Somalia e Mali e prima ancora in Cecenia e Yemen con l’obiettivo di trasformare un conflitto locale a proprio vantaggio».