Sta fallendo la Sicilia?

L'intervista del Corriere a Ivan Lo Bello, ex capo degli industriali siciliani che aveva richiesto l'intervento di oggi di Mario Monti sui guai della regione

LaPresse
23-05-2012 Aula Bunker del carcere dell'Ucciardone, Palermo
CronacaCerimonia per il 20mo anniversario della strage di Capaci 
Nella foto: Ivan Lo Bello presidente di Confindustria Sicilia
LaPresse 23-05-2012 Aula Bunker del carcere dell'Ucciardone, Palermo CronacaCerimonia per il 20mo anniversario della strage di Capaci Nella foto: Ivan Lo Bello presidente di Confindustria Sicilia

Il capo del governo Mario Monti ha inviato oggi una lettera al presidente della Regione Sicilia Lombardo chiedendo conferma delle sue annunciate dimissioni e citando «gravi preoccupazioni riguardo alla possibilità che la Sicilia possa andare in default». L’intervento di Monti rende premonitrice (e forse acceleratrice) l’intervista che l’ex capo degli industriali siciliani e oggi vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, aveva dato ieri al Corriere della Sera sullo stato delle finanze siciliane.

Che fare, presidente Lo Bello? 
«Avviare una operazione-verità. Primo: scuotere dal torpore i siciliani, a cominciare dai dipendenti regionali e dai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendi in caso di crollo. Nessuno lo dice. Bisogna cominciare a spiegarlo. Secondo: il governo Monti deve subito mettere mano ai conti della Regione, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili».
Un commissario per la Sicilia, come chiede l’Udc? Anche contro le competenze dello Statuto autonomista?
«La Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a se stesse l’impunità».
Siamo davvero sull’orlo del precipizio?
«Probabilmente sì. Siamo all’epilogo di una lunga stagione politica ed economica che non riguarda solo il governo Lombardo ma che si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche».

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