20 quadri di Gustav Klimt

E perché non potremo mai più vedere alcuni di quelli più celebri, dopo la Seconda guerra mondiale

Oggi il doodle di Google è dedicato al pittore austriaco Gustav Klimt, nato il 14 luglio 1862 a Baumgarten, vicino a Vienna, e morto il 16 febbraio 1918 nella capitale austriaca a causa di un’infezione polmonare, durante l’epidemia di febbre spagnola che uccise milioni di persone in tutta Europa. Klimt è considerato uno dei più importanti artisti della corrente d’arte simbolista e fu uno dei fondatori della Secessione viennese, un movimento nato a Vienna alla fine dell’Ottocento da pittori, architetti e scultori, che voleva portare l’arte al di là dei confini posti dall’accademia.

Chi era Gustav Klimt
Figlio di un orafo, dal 1876 al 1883 Gustav Klimt frequentò la scuola di arti e mestieri a Vienna. Negli anni successivi lavorò con il fratello Ernst e l’amico Frantz Matsch a una serie di dipinti commissionati dal Museo di storia dell’arte di Vienna e progettati da un loro professore. Nel frattempo conobbe quella che divenne poi la sua compagna per tutta la vita, Emilie Flöge.

Nel 1892 morì il padre e, subito dopo, il fratello. Negli stessi mesi, a lui e a Frantz Matsch, vennero commissionati dal ministero della cultura quattro dipinti decorativi per l’Università di Vienna, per celebrare le quattro facoltà tradizionali: teologia, medicina, giurisprudenza e filosofia. Nel 1890 Klimt presentò il primo dei lavori, Filosofia, che venne duramente attaccato sia dal pubblico che dalla critica.

(La mostra di Klimt a Venezia, marzo 2012)

Fu probabilmente da quel momento che Gustav Klimt cominciò la sua riflessione sull’arte e sulla libertà di creazione, riflessioni che portarono alla nascita, nel 1897 con altri colleghi artisti viennesi, della Secessione viennese. Gli obiettivi del movimento erano di dare la possibilità di esporre ai giovani artisti, di fare conoscere i migliori artisti stranieri dell’epoca a Vienna e di promuovere il proprio canone attraverso la pubblicazione di una rivista, intitolata Ver Sacrum.

Nei primi anni del Novecento, Gustav Klimt visse il suo momento di miglior ispirazione producendo alcune delle sue opere più celebri (“Giuditta I” del 1901, “Le tre età della donna”, del 1905, “Ritratto di Adele Bloch-Bauer I”, del 1907, il “Bacio”, del 1907-1908, “Salomè e Giuditta II”, del 1909), al cui centro c’è la donna e il tema della sessualità. Negli stessi anni si dedicò alla pittura di allegorie, ma anche alla realizzazione di paesaggi, per i quali si ispirò alle tecniche degli artisti impressionisti. Klimt non si sposò mai ed aveva fama di essere un uomo molto riservato, anche se si diceva che fosse andato a letto con tutte le donne che gli avevano fatto da modelle.

L’incendio del castello di Immendorf
Ai quadri di Klimt è legata anche una delle storie più drammatiche della perdita di opere d’arte nel XX secolo. Il castello di Immendorf, che si trova nel parte settentrionale dell’Austria, grazie alla sua posizione geografica e alla sua ampiezza era utilizzato dai nazisti come deposito di opere d’arte.

Tra quelle che vi erano custodite alla fine della Seconda guerra mondiale c’erano anche alcune delle più significative opere di Gustav Klimt (“Le amiche”, “Filosofia”, “Giurisprudenza” e “Medicina”, per esempio, ma anche “Schubert al pianoforte” e “Musica II”). Queste opere vennero distrutte, insieme a tutte le altre, da un incendio provocato da un’unità delle SS naziste che, in seguito alla dichiarazione di resa delle truppe naziste in Austria – il 7 maggio 1945, con effetto dal giorno successivo – decisero di passare l’ultima notte di guerra nel castello di Immendorf.

Il castello era simile a quelli francesi lungo la Loira, con i tetti inclinati, le massicce fortificazioni e il grande parco in cui era immerso. Sulle pareti cresceva l’edera, ed era in una zona isolata prossima al confine con la Cecoslovacchia: era stata scelta come magazzino temporaneo delle opere d’arte per risparmiarle dai bombardamenti su Vienna. Tredici quadri erano di Gustav Klimt, esposti nelle stanze.

Gran parte di essi veniva dalla maggior collezione privata del tempo delle opere di Klimt, quella dell’industriale ebreo August Lederer. I suoi quadri vennero requisiti dai nazisti nel 1938, e cinque anni dopo, nonostante la nota condanna del regime per l’arte contemporanea “degenerata”, a Vienna si fece una mostra di Klimt. Dopo la mostra, i quadri vennero impacchettati e spediti a Immendorf.

Il rapporto degli agenti di polizia che indagarono sull’incendio afferma che, la notte tra il 7 e l’8 maggio, gli ufficiali delle SS fecero un’orgia nelle stanze del castello dove venivano conservate le opere, così sensuali, dell’artista viennese. Il giorno dopo, le SS decisero di distruggere il castello per evitare che le truppe russe, conquistandolo, entrassero in possesso delle opere d’arte. Piazzarono l’esplosivo nelle quattro torri del castello e se ne andarono. L’esplosione causò un incendio che continuò per giorni interi, distruggendo completamente la struttura e le opere che essa conteneva.