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  • Sabato 30 giugno 2012

Cosa è successo a Timbuctu

Il gruppo jihadista Ansar Dine ha detto di aver distrutto 3 dei 16 templi caratteristici della città del Mali, promettendo di continuare con gli altri

In this Tuesday, May 1, 2012 photo, men work alongside one of Timburktu's historic mud mosques, in Timbuktu, Mali. While government soldiers were fighting each other this week for control of the capital Bamako, in Mali's southwest corner, Islamist fighters were asserting control over the Texas-sized northern half of the country. The Islamists are imposing strict religious law and some of them are foreign jihadists, setting up a possible showdown with Tuareg nationalist rebels, who are secular and who seized northern Mali in March alongside the Islamists. (AP Photo)
In this Tuesday, May 1, 2012 photo, men work alongside one of Timburktu's historic mud mosques, in Timbuktu, Mali. While government soldiers were fighting each other this week for control of the capital Bamako, in Mali's southwest corner, Islamist fighters were asserting control over the Texas-sized northern half of the country. The Islamists are imposing strict religious law and some of them are foreign jihadists, setting up a possible showdown with Tuareg nationalist rebels, who are secular and who seized northern Mali in March alongside the Islamists. (AP Photo)

Oggi alcuni membri del gruppo jihadista Ansar Dine, che controlla la maggior parte del Mali settentrionale insieme alle milizie del MLNA (Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad) da alcune settimane, hanno danneggiato il mausoleo di Sidi Mahmoud, uno dei 16 santuari di Timbuctu che pochi giorni fa, proprio a causa dell’instabilità politica del paese, erano stati inclusi dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo.

Alcuni testimoni hanno riferito che i membri di Ansar Dine avrebbero attaccato il tempio con vanghe e picconi. L’attacco è stato rivendicato da un portavoce del gruppo jihadista, Sanda Ould Boumama, che in una dichiarazione all’Agence France Presse ha dichiarato che l’obiettivo è quello di «distruggere tutti i templi, senza alcuna eccezione». Secondo i jihadisti, i templi di Timbuctu sarebbero “haram”, ovvero vietati dall’Islam, una concezione che non è affatto condivisa dall’intera comunità islamica.

Il giornalista maliano Yeja Tandina, interpellato dall’agenzia Reuters, ha confermato la notizia, aggiungendo il fatto che, oltre al mausoleo di Sidi Mahmoud, sarebbero stati completamente distrutti altri due templi. Il mausoleo di Sidi Mahmoud era giù stato attaccato ad aprile, quando un gruppo di uomini armati che faceva parte di Ansar Dine vi era penetrato, dando fuoco alla struttura.

Circa un mese fa sembrava che l’accordo stipulato tra i ribelli tuareg del MLNA e il gruppo jihadista Ansar Dine potesse facilitare l’ammorbidimento delle posizioni del gruppo islamista, il cui obiettivo è l’applicazione della sharia, la legge islamica, nel paese. Ma negli ultimi tempi, scrive la BBC, i rapporti tra i due gruppi si sono deteriorati, tanto che i jihaidisti hanno conquistato la città di Gao ai tuareg, città dove si trova la tomba dell’imperatore Mohammed Askia, un altro dei monumenti indicati dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo.

Timbuctu è stata per diversi secoli – soprattutto tra il XIII e il XVI – uno dei più importanti centri culturali dell’Islam, in cui studiavano decine di migliaia di studenti islamici. A diversi secoli di distanza dal suo periodo aureo, a Timbuctu sono rimaste poche tracce di questo passato. Le principali sono i tre templi più importanti della città, ovvero le moschee di Djingareyber, Sankore e Sidi Yahia, costruite in legno e sabbia tra il XIV e il XV secolo, che ora sono tra i 16 monumenti che rischiano di essere danneggiati o addirittura distrutti dai jihadisti.

Tutti gli articoli del Post sul Mali, dopo il golpe dello scorso marzo

foto: AP Photo