Il ballottaggio in Egitto
Secondo conteggi non ufficiali il candidato dei Fratelli Musulmani è avanti; intanto i militari hanno sciolto il Parlamento e limitato i poteri del presidente
Questa mattina i Fratelli Musulmani hanno annunciato che il loro candidato alla presidenza dell’Egitto, Mohammed Mursi, ha vinto il ballottaggio contro l’ex premier ed ex comandante dell’aeronautica militare Ahmed Shafiq. Secondo i conteggi condotti dai Fratelli Musulmani e relativi al 97 per cento dei seggi scrutinati, Mursi avrebbe ottenuto 12,7 milioni di voti, circa il 53 per cento, contro gli 11,84 milioni di preferenze ricevute da Shafiq, pari al 47 per cento. Il gruppo ha anche detto che gli egiziani che hanno votato al ballottaggio sono stati 23.841.259, oltre il 45 per cento dei 50 milioni degli aventi il diritto. Shafiq ha contestato i risultati diffusi dai Fratelli Musulmani.
(Giorni speciali al Cairo, Foto di vita quotidiana a due giorni dal ballottaggio presidenziale)
I risultati ufficiali sono attesi per il 21 giugno: la loro diffusione sarà probabilmente anticipata ma intanto altri sondaggi condotti da giornali indipendenti confermano il vantaggio di Mursi. Secondo il conteggio di Al Jazeera, alle tre del mattino Mursi era in testa con 7.896.440 voti (il 52 per cento) e Shafiq secondo con 7.152.894, mentre per il quotidiano egiziano indipendente El-Shorouk Morsi aveva 6.820.944 voti (il 55 per cento) e Shafiq 5.490.158. Lo staff di Shafiq ha criticato l’annuncio dei risultati da parte dei Fratelli Musulmani definendolo una violazione delle leggi della Commissione elettorale. Ha anche accusato il gruppo islamista di aver convinto gli elettori a votare il suo candidato in cambio di denaro e scorte di cibo.
L’annuncio è stato invece accolto con gioia e festeggiamenti nel quartiere generale di Mursi, che ha anche tenuto un discorso in cui ha promesso di costruire «uno stato civile, democratico, costituzionale e moderno». Mursi si è rivolto anche ai cristiani copti, una minoranza religiosa da sempre perseguitata nel Paese e timorosa di un’ascesa al potere dei musulmani, cercando di rassicurarli sulla loro libertà religiosa. Si è proposto come presidente di tutti, di chi l’ha votato e dei suoi oppositori, ha promesso giustizia alle famiglie delle persone uccise durante il regime e la rivoluzione e ha assicurato che non cercherà vendetta né fomenterà scontri tra le parti.
(Foto da un’elezione libera, le foto del primo turno delle elezioni)
Domenica notte, poche ore dopo la chiusura dei seggi elettorali, la giunta militare al potere (SCAF) ha emesso un decreto che limita notevolmente i poteri del presidente, concentrandoli invece nelle mani della giunta. Il presidente, per esempio, non potrà dichiarare guerra senza il consenso dello SCAF, che avrà potere assoluto su tutte le decisioni che riguardano l’esercito, dalla nomina degli ufficiali alla durata della loro carica. La giunta militare ha anche confermato lo scioglimento del parlamento, che aveva annunciato giovedì scorso dopo che la Corte suprema egiziana aveva dichiarato che un terzo dei membri della Camera bassa era stato eletto illegalmente: non erano state infatti rispettate le norme che assegnavano alcuni seggi ai candidati indipendenti e che erano andati invece a candidati dei partiti. I soldati hanno già circondato la sede del Parlamento per impedirne l’accesso.
(Le decisioni della Corte suprema egiziana sulle elezioni presidenziali)
La giunta si è quindi riappropriata del potere legislativo e ha detto che non ci saranno nuove elezioni parlamentari fino a quando non verrà approvata la nuova costituzione del Paese. Al momento è al lavoro un’Assemblea elettorale composta da cento membri: il nuovo decreto ha stabilito che potrà essere sostituita dalla giunta in qualsiasi momento. I militari avranno anche il potere di porre il veto sugli articoli della Costituzione che ritengono contrari all’interesse nazionale. L’Assemblea ha tre mesi di tempo per stilare la nuova costituzione, che verrà sottoposta a un referendum. I militari indiranno le elezioni legislative entro un mese dalla sua approvazione. I Fratelli Musulmani si sono opposti al decreto definendolo «nullo e incostituzionale», mentre gruppi di giovani e attivisti hanno annunciato nuove proteste in Piazza Tahrir. La giunta conferirà i poteri al nuovo presidente entro il 30 giugno.
– Guida alle presidenziali in Egitto
Mohammed Mursi dopo l’annuncio dei risultati elettorali nel quartier generale dei Fratelli Musulmani (MOHAMMED ABED/AFP/GettyImages)