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  • Venerdì 15 giugno 2012

L’Italia e quella volta del 2004

Come andarono le cose tra Svezia e Danimarca agli Europei di otto anni fa, nel precedente che oggi ricordano tutti

Dopo il pareggio di ieri dell’Italia contro la Croazia e la vittoria della Spagna contro l’Irlanda, l’Italia rischia di essere eliminata dagli Europei di calcio anche se vincerà nell’ultima giornata contro la nazionale irlandese. Questo succederà con diversi risultati, ma il più “facile” è che nell’altra partita del girone Spagna e Croazia pareggino 2-2: in molti oggi ricordano un precedente in cui lo stesso risultato eliminò la nazionale italiana dagli Europei del 2004.

Gli Europei di calcio del 2004 si giocavano in Portogallo e sono da ieri, improvvisamente, l’episodio sportivo più citato in Italia. Nel 2004 la nazionale italiana era allenata da Giovanni Trapattoni e si era qualificata alla fase finale del torneo senza molti problemi. La fase a gironi, però, iniziò con due pareggi tutt’altro che esaltanti: uno 0-0 contro la Danimarca e un 1-1 contro la Svezia, quando Ibrahimovic segnò a soli cinque minuti dalla fine pareggiando un gol di Cassano.

Nella terza e ultima giornata del Girone C (lo stesso dell’Italia agli Europei di quest’anno, per chi ama le coincidenze), Svezia e Danimarca erano entrambe a quattro punti, dato che avevano pareggiato contro l’Italia e vinto tutte e due contro l’altra squadra del girone, la Bulgaria. L’Italia invece era a due punti e doveva giocare appunto contro la Bulgaria, una squadra piuttosto modesta (ma in attacco c’era il giovane Dimitar Berbatov, che allora aveva 22 anni ed era del Bayer Leverkusen, oggi gioca nel Manchester United).

Lo scenario era questo: l’Italia doveva vincere, in modo da arrivare a 5 punti. Se nell’altra partita una delle due squadre avesse vinto sarebbe andata a 7 punti e sarebbe passata come prima del girone. In caso di pareggio tra Svezia e Danimarca, però, tre squadre sarebbero finite a 5 punti. Il passaggio del turno, in caso di parità di punti, si calcolava in base al risultato nello scontro diretto: ma gli scontri diretti tra Italia, Svezia e Danimarca erano stati tutti pareggi. Gli altri criteri sarebbero stati allora la differenza reti e il numero di gol segnati. Senza fare con precisione tutti i calcoli, il risultato minimo con cui Svezia e Danimarca si sarebbero potute qualificare anche in caso di vittoria dell’Italia era un pareggio per 2-2.

Nei giorni precedenti alla partita tutti erano ben consapevoli di questa possibilità e i mezzi di comunicazione italiani iniziarono a valutare gli indizi che potevano far sospettare una partita combinata – o un “biscotto”, come si dice in questi casi nel gergo calcistico. Nella prima partita del girone, Francesco Totti aveva sputato addosso al centrocampista danese Christian Poulsen, dopo aver ricevuto una gomitata: al momento nessuno se ne accorse, ma la scena era stata ripresa dalla telecamera di una TV danese e nei giorni successivi le immagini saltarono fuori. I giudici disciplinari della UEFA squalificarono Totti per 3 giornate sulla base della prova televisiva, e l’episodio non andava certamente a favore di una simpatia della nazionale e del tifo danese nei confronti dell’Italia.

Si passarono a considerare gli organigrammi della UEFA, considerando che il presidente e il segretario generale erano svedesi. Il centrocampista dell’Italia Gennaro Gattuso disse “Noi non siamo simpatici a UEFA e FIFA”, aggiungendo che avrebbe voluto vedere in campo “50 telecamere” a sorvegliare Svezia-Danimarca. Con una certa degenerazione complottista si arrivò a considerare che l’arbitro di Italia-Bulgaria era russo, il che voleva dire quasi Bulgaria, e insomma anche l’arbitro avrebbe voluto farci un dispetto.

Alessandro Del Piero, che faceva parte di quella nazionale – che, bisogna ammetterlo, giocava piuttosto male – disse: “Il 2-2 sarebbe sporco, sarebbe indecoroso e non è neanche così facile da combinare. Per me è impensabile. Gli scandinavi brillano per lealtà, anche se proprio sulla lealtà ci hanno punzecchiato, e Tomasson si è fatto ammonire per simulazione. Finirà che noi si vince e loro fanno zero a zero.”

L’allenatore danese Morten Olsen prese in giro l’atmosfera un po’ sovraeccitata che si respirava in Italia e disse ironicamente: “Ma è ovvio che ci metteremo d’accordo”. Ci furono comunque diversi articoli sulla stampa italiana che davano spazio a un pensiero più ottimista: le nazioni nordiche conoscono il fair play, non imbroglierebbero mai, non sono mica come quelle disoneste squadre latine che sono solite combinare le partite. Le società di scommesse, bisogna dire, erano piuttosto diffidenti dell’onestà scandinava: il pareggio 2-2 tra Danimarca e Svezia era dato comunemente a 7/2, una quotazione bassissima per un risultato esatto.

Le partite
Entrambe le partite erano in programma alle 19.45 del 22 giugno. Svezia-Danimarca si giocava a Porto, solo una cinquantina di chilometri da Guimarães, dove giocava l’Italia contro la Bulgaria. Sia nella Danimarca che nella Svezia c’erano parecchi giocatori che avevano giocato in Italia o ci sarebbero andati a giocare negli anni successivi. Uno dei più famosi della Danimarca era l’attaccante Jon Dahl Tomasson, 27 anni, che era arrivato al Milan dopo aver giocato in Inghilterra e in Olanda. Il terzino danese Edman aveva giocato nel 2000 nel Torino, Thomas Helveg aveva appena finito il campionato con l’Inter dopo dieci anni in Italia, all’Udinese prima e al Milan poi.

Nella Svezia invece il giocatore più forte era un giovane Zlatan Ibrahimovic, attaccante allora 22enne, che aveva già segnato due gol nelle due partite precedenti e che giocava all’Ajax dal 2001 (quella stessa estate, dopo che in una partita Svezia-Olanda infortunò il compagno di squadra all’Ajax Van der Vaart, Ibrahimovic venne improvvisamente venduto alla Juve per 16 milioni di euro). L’arbitro dell’incontro era il tedesco Markus Merk: un arbitro espertissimo, che aveva già arbitrato la finale di Champions del 2003 ed era considerato tra i migliori del mondo.

Il campo di Porto, dove si giocava davanti a circa 29 mila spettatori, era molto scivoloso, il che creò qualche difficoltà ai giocatori. “È diventato chiaro molto presto che non era stato segnato alcun patto scandinavo, dato che la Svezia e la Danimarca hanno cercato di attaccare”: la cronaca della partita di BBC Sports, inglese e quindi forse più imparziale di altri resoconti, iniziava così.

Nella prima parte della partita la Danimarca giocò meglio della Svezia e andò in vantaggio al 28′ con Tomasson. L’Italia, intanto, era ancora sullo 0-0. Alla fine del primo tempo l’arbitro Ivanov assegnò un calcio di rigore alla Bulgaria, che fu segnato da Petrov. Le due partite andarono all’intervallo con l’Italia ben lontana dalla qualificazione.

All’inizio del secondo tempo, quasi in contemporanea, successero due cose: il portiere danese Sorensen (che nel primo tempo aveva fatto alcune ottime parate) fece fallo sull’attaccante Larsson in area, o meglio così decise Merk, perché in realtà, mostrarono i replay, l’attaccante svedese non era stato toccato. Ad ogni modo lo stesso Larsson segnò il calcio di rigore; nello stesso momento, a Guimarães, il centrocampista dell’Italia Simone Perrotta pareggiò. In quel momento Svezia e Danimarca erano prime del girone a 5 punti, mentre l’Italia non era ancora qualificata, ferma a tre punti. Poteva ancora sperare di qualificarsi battendo la Bulgaria, oppure con la vittoria della Svezia o della Danimarca.

Pochi minuti dopo, al 66′, il danese Tomasson segnò anche il secondo gol: la partita tra Danimarca e Svezia era sul 2-1 e quindi, se le cose fossero rimaste così, l’Italia si sarebbe qualificata insieme alla Danimarca. Dopo aver segnato la doppietta, Tomasson andò a festeggiare in segno di sfida, con il dito davanti alla bocca, sotto la curva dei tifosi svedesi.

Il resto successe negli ultimi minuti: sul campo di Porto, il portiere della Danimarca Sorensen non trattenne un cross di Christian Wilhelmsson (che qualche anno dopo sarebbe andato brevemente in prestito alla Roma), e il suo errore permise all’attaccante svedese Mattias Jonson di segnare.

Intanto l’Italia riuscì finalmente a vincere contro la Bulgaria, con un gol di Cassano al 94′. È molto celebre la scena del suo pianto dopo aver segnato, quando lo informarono del fatto che l’altra partita era finita con un risultato che eliminava l’Italia nonostante la vittoria.

Dopo la partita ci furono le prevedibili reazioni sdegnate di diversi giocatori e commentatori. “Qualcuno dovrebbe vergognarsi e non siamo noi”, dichiarò il portiere della Nazionale Gianluigi Buffon, e disse cose simili anche il presidente della FIGC Franco Carraro. La UEFA, ad ogni modo, respinse molto in fretta qualsiasi accusa e non aprì alcuna inchiesta.

Quella non fu, comunque, l’ultima sorpresa di quegli Europei: anche la Germania e la Spagna vennero eliminate ai gironi. La Francia, campione in carica, perse ai quarti di finale contro la Grecia, che arrivò in finale contro il Portogallo, che aveva battuto Olanda e Inghilterra (per coincidenza, Grecia e Portogallo erano le stesse due squadre che avevano giocato nella partita inaugurale del torneo). Vinse la Grecia, clamorosamente. Danimarca e Svezia uscirono entrambe ai quarti di finale.

Ce lo meritiamo, il biscotto, di Luca Sofri

foto: Alex Livesey/Getty Images