Il rapporto di Google sulla pirateria

Quali sono le società che fanno più richieste di rimozione link dalle pagine dei risultati: solo ad aprile il motore di ricerca ne ha ricevute 1,2 milioni

Lo scorso aprile Google ha ricevuto 1,2 milioni di richieste per rimuovere dalle proprie pagine dei risultati altrettanti indirizzi web (URL) a causa di presunte violazioni del diritto d’autore. Il motore di ricerca ha diffuso per la prima volta questo e numerosi altri dati in una nuova sezione del suo Transparency Report (“Rapporto sulla trasparenza”), il sito lanciato due anni fa per mostrare quali dati sono accessibili, da chi e quando attraverso Google in tutto il mondo. La violazione del copyright, spiegano i responsabili della società, è la prima causa di rimozione dei link nelle pagine dei risultati del motore di ricerca e il numero di richieste è in costante crescita.

Come mostra il grafico, il numero di domande inviato a Google per gestire problemi con il copyright è aumentato molto rapidamente dal luglio del 2011 a oggi. Il motore di ricerca dice di ricevere ora in media 250mila domande per la rimozione di link alla settimana, una cifra superiore a tutte le richieste ricevute nel 2009. Nella prima settimana di luglio 2011 per cui i dati sono disponibili, le richieste furono 129mila, alla fine della seconda settimana di maggio 2012 sono state 285mila. Ad aprile di quest’anno, le richieste per rimozione di URL sono state complessivamente 1.246.713, inoltrate da 1.296 distinti proprietari di diritti d’autore.

Il dato interessante è che, rispetto al numero di URL segnalate, il numero di domini coinvolti è relativamente basso (la URL è l’indirizzo a una specifica risorsa web come www.ilpost.it/facebook, mentre il dominio è www.ilpost.it). Le segnalazioni hanno interessato 24.129 diversi domini, che pubblicavano quindi più contenuti ciascuno in violazione con le leggi sul diritto d’autore. Il rapporto di Google ha anche una sezione in cui sono elencati i domini interessati dalle operazioni di rimozione delle URL e tra questi compaiono, ai primi posti, diversi siti di condivisione di file. Ci sono filestube.com, torrentz.eu, 4shared.com e zippyshare.com. Il sito mostra anche una classifica globale non riferita al solo mese di aprile 2012 e che comprende 105mila domini. Anche in questo caso ai primi posti, come era immaginabile, ci sono i siti che consentono di condividere file online.

Transparency Report ha anche una pagina dove sono elencati i proprietari dei copyright violati. Al primo posto c’è Microsoft, seguita dalla NBC Universal e dalle etichette discografiche che aderiscono alla RIAA (Recording Industry Association of America). Compaiono anche 20th Century Fox, Paramount Pictures e diversi produttori di contenuti pornografici. Per ogni proprietario è disponibile anche una scheda dove sono mostrate informazioni più dettagliate. Microsoft, per esempio, invia in media 48mila richieste per la rimozione di altrettante URL ogni settimana.

La nuova sezione di Transparency Report serve a Google per mostrare ai proprietari del copyright il proprio impegno nel tutelare i loro diritti e, al tempo stesso, è una buona soluzione per spiegare ai singoli utenti come funzionano le cose sul motore di ricerca e per quale motivo particolari URL vengono rimosse dai suoi risultati. Il processo di verifica ed eventuale rimozione di un link avviene mediamente in 11 ore, ma i responsabili di Google assicurano che anche se i tempi sono brevi vengono effettuate diverse verifiche prima di escludere le URL.

Cerchiamo di identificare le richieste per rimozione di contenuti errate o non lecite. Per esempio, di recente abbiamo respinto due richieste da una organizzazione che rappresentava una grande società per l’intrattenimento, che ci aveva chiesto di rimuovere un risultato di ricerca che rimandava alla recensione di un programma televisivo sul sito di un grande giornale. Nella richiesta si sosteneva, erroneamente, che l’articolo violava le leggi sul copyright, anche se non aveva alcun contenuto in violazione delle norme sul diritto d’autore. Abbiamo anche ricevuto richieste di rimozione senza fondamento utilizzate a scopi anticompetitivi, o richieste per rimuovere contenuti imbarazzanti per determinate persone o società.

Ai proprietari dei siti web Google dà anche la possibilità di appellarsi, inviando una richiesta per la revisione dei casi e per dimostrare di avere l’effettivo diritto a pubblicare un certo contenuto.