La crisi delle edicole

È l'altra faccia della crisi dei giornali, ma c'entra anche un sistema industriale che rischia di collassare, spiega un'inchiesta del Corriere della Sera

In Italia negli ultimi cinque anni sono state chiuse circa diecimila edicole per problemi economici e a causa della concorrenza di altre fonti di letture e informazioni, dalla free press a Internet. Sul sito del Corriere della Sera, Bernardo Iovene racconta come funziona il sistema della distribuzione di riviste e giornali, fatto di passaggi intermedi e in alcuni casi di sprechi, che mettono prima di tutto in difficoltà gli edicolanti. Questi spesso non possono decidere quante copie ricevere, le devono pagare in anticipo e se non riescono a venderle devono attendere i rimborsi dati in base ai resi, a fine mese. Quando gli affari vanno bene, spiega Iovene, non si verificano particolari intoppi nel meccanismo, ma se qualcosa va storto il sistema si inceppa e rischia di collassare su se stesso.

Internet, freepress e sempre meno tempo da dedicare alla lettura sono sicuramente fattori che stanno da tempo mettendo in crisi la filiera editoriale, in primo luogo le edicole. Secondo il Sinagi, Sindacato Nazionale Giornalai, negli ultimi 5 anni hanno chiuso circa 10mila edicole. Il problema più grosso è legato ai meccanismi di diffusione e tentata vendita dei prodotti editoriali.

In media ogni settimana si muovono tonnellate di pubblicazioni, dai quotidiani ai mensili, dalle riviste di settore ai fumetti che dall’editore vengono inviati ai distributori e da questi smistati e consegnati alle edicole ogni notte. Un movimento che produce un’ingente quantità di denaro, gran parte sotto forma di anticipazione: l’editore riceve un anticipo sulla probabile vendita del distributore che, a sua volta, consegna e chiede il pagamento agli edicolanti entro una settimana. L’edicola riceve e paga anticipatamente la merce, se vende, recupera i soldi subito, altrimenti li vedrà solo dopo un mese, al momento della resa della pubblicazione. Questo meccanismo vale per i quotidiani, i settimanali e i mensili. Il resto delle pubblicazioni, come i bimestrali o i supplementi vanno in conto deposito, nessuna anticipazione, ma pagamento solo del reale venduto. Il meccanismo non sempre funziona, anzi rischia di collassare su sé stesso. Il distributore locale ha di fatto il monopolio della fornitura alle edicole della provincia e può fare il bello o il cattivo tempo.

Il segretario nazionale del Sinagi, Giuseppe Marchica, dichiara che molti distributori chiedono il pagamento anticipato di pubblicazioni che, secondo l’accordo nazionale, devono essere pagati solo se realmente venduti. Inoltre gli edicolanti denunciano l’eccedenza di prodotti spesso invendibili: a fronte di un venduto pari ad 8 copie ne vengono consegnate 20, tutte con pagamento anticipato. Altri lamentano di essere l’unica categoria commerciale che finanzia le campagne pubblicitarie agli editori, infatti le riviste in offerta a metà prezzo costituiscono per gli edicolanti una perdita del 50% del guadagno, mentre gli editori recuperano con la pubblicità.

continua a leggere sul sito del Corriere della Sera