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  • Lunedì 12 marzo 2012

La strage di Homs

Gli attivisti parlano di 47 civili torturati e uccisi: in rete girano video raccapriccianti e la notizia è stata confermata anche dal governo siriano

AP/Burhan Ozbilici
AP/Burhan Ozbilici

Mentre continua la battaglia in Siria, oggi è stata diffusa la notizia di un massacro di donne e bambini avvenuto a Homs, una delle roccaforti dei ribelli assediata da settimane dalle milizie del presidente siriano Bashar Al Assad. Gli attivisti hanno detto alla Agence France Press che in una casa del quartiere Karm el-Zeytoun, uno dei più bombardati dall’esercito siriano insieme a quello di Baba Amr, hanno ritrovato i corpi di 26 bambini e 21 donne, uccisi, a quanto pare, la notte scorsa.

Generalmente in Siria i giornalisti e le associazioni umanitarie non possono o non riescono a verificare simili notizie. Stavolta però circolano in rete e YouTube foto e video raccapriccianti riferiti alla strage della scorsa notte: nei video si vedono i corpi delle persone uccise, adagiati per terra su stracci e pozze di sangue. I bambini e le donne sarebbero stati torturati per ore: alcuni cadaveri sono bruciati – vivi, dicono gli attivisti – altri sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco, altri ancora sono stati ritrovati con le ossa del collo e delle gambe rotte.

La morte delle decine di donne e bambini della scorsa notte è stata confermata anche dal governo siriano tramite la sua agenzia di stampa ufficiale SANA. Il governo di Assad, però, ha dato la colpa a “bande di terroristi armate”, come spesso accade in casi del genere. Gli attivisti, invece, danno la colpa agli shabiha, ossia i militari in borghese e le spietate bande armate assoldate da Assad negli ultimi mesi per soffocare la rivolta contro il regime alawita. Non a caso, la strage di Homs è avvenuta in un quartiere sunnita, mentre gli shabiha sono in grandissima maggioranza alawiti o comunque sciiti.

La notizia dell’ultima strage di Homs arriva il giorno dopo la fine della missione di pace dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite, ora inviato di ONU e Lega Araba, Kofi Annan. Annan, dopo due giorni di colloqui con il presidente Assad, ieri ha lasciato la capitale siriana Damasco senza alcun accordo su una tregua o su ingressi stranieri per scopi umanitari. Mentre Annan era in Siria, sabato e domenica, secondo gli attivisti, sarebbero state uccise decine di civili in scontri a Idlib, Hama e Homs (c’è addirittura chi parla di 120 persone). Oggi il ministro degli esteri britannico, William Hague, ha esortato il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e in particolare la Russia, ad approvare “immediatamente” una risoluzione che faccia terminare le violenze e apra l’accesso ai soccorsi umanitari in Siria. Secondo Hague, l’ONU sinora ha fallito in Siria.

foto: AP/Burhan Ozbilici