Le FAQ sulla Grecia

Le ha scritte l'economista Mario Seminerio, cominciamo da qui: la Grecia tecnicamente è già fallita, e nemmeno uscire dall'euro la può salvare

Mario Seminerio, economista e autore del blog Phastidio, ha scritto per Libertiamo una serie di domande e risposte sulla crisi della Grecia, lettura utile a capire le ragioni del disastro – il Post se n’era occupato ieri qui – e le prospettive future.

Domande e tentativi di risposta sull’evento lungamente temuto dall’Europa e dal mondo ma che è già tra noi, sulla genesi della crisi, sulle sue improbabili diagnosi, sulle fallaci terapie e sulle ambiguità e responsabilità politiche di una commedia degli equivoci che sta volgendo in tragedia.

La Grecia rischia di fallire?
No, perché è già fallita, e da molto tempo.

Perché la “cura” imposta dalla Troika alla Grecia non sta funzionando?
Perché è una cura che prevede l’equivalente di una svalutazione in un paese che non ha una propria moneta senza comprendere che, per ripristinare competitività, occorre anche che tale paese abbia una base di export da sfruttare, preferibilmente in settori a valore aggiunto alto e medio-alto. Non è il caso della Grecia né, purtroppo, del Portogallo, che infatti ne seguirà le orme, tra non molto.

Perché la Grecia non è stata fatta fallire, quindi?
Perché, all’inizio della crisi, le banche dell’Eurozona erano molto esposte al debito sovrano greco, ed occorreva quindi acquistare tempo, anche per evitare un drammatico contagio, malgrado molti prestigiosi osservatori avessero preconizzato che le dimensioni della Grecia e del suo debito sovrano non potessero materialmente produrre un effetto-domino. Acquistare tempo non ha tuttavia impedito che vi fosse un prosciugamento della liquidità verso l’Eurozona, e soprattutto i paesi periferici, causata dalla diffidenza degli investitori internazionali nei confronti di una gestione della crisi da parte della Ue che definire disastrosa è un pallido eufemismo.

E’ vero che la Grecia potrebbe salvarsi se dichiarasse default, come l’Islanda e l’Argentina?
Questa è una leggenda metropolitana cresciuta in modo rigoglioso in un paese di analfabeti economici quale è l’Italia. In primo luogo, l’Islanda non ha fatto alcun default sovrano ma ha semplicemente rifiutato di riconoscere le passività delle branch estere di proprie banche. In secondo luogo, l’Islanda disponeva di una propria valuta, cosa che è servita per rilanciare le esportazioni grazie alla violenta svalutazione che è conseguita al collasso del sistema bancario nazionale ed ai controlli sui movimenti dei capitali che il governo ha imposto, applicando scrupolosamente il programma di assistenza concordato con il Fondo Monetario Internazionale. Quanto all’Argentina, discorso analogo: loro avevano il peso e lo hanno “semplicemente” sganciato dal dollaro, lasciandolo libero di deprezzarsi. Come direbbero gli anglosassoni, la Grecia è “damned if they do, damned if they don’t“.

Ma la Grecia non potrebbe tornare alla dracma?
In astratto si, ma nel tempo necessario a reintrodurre una propria valuta si avrebbe il completo collasso del sistema finanziario e creditizio greco. Corse agli sportelli bancari, lo stato impossibilitato a pagare stipendi e pensioni, le imprese private fallirebbero, vi sarebbero violentissimi moti di piazza ed una regressione verso l’economia di sussistenza ed il baratto, prima di arrivare ad una stabilizzazione. Superfluo aggiungere che anche il cosiddetto sistema democratico del paese finirebbe sotto un treno. Malgrado le fole propalate da spacciatori di bufale, uscire dall’euro è operazione comunque catastrofica.

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foto: Getty Images