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  • Martedì 7 febbraio 2012

Che è successo alle Maldive

Il presidente si è dimesso dopo settimane di proteste, la ribellione della polizia e un grosso scandalo politico

di Matteo Miele, Royal University of Bhutan

Maldives police officers throw tear gas canisters during a clash with the military in Male, Maldives, Tuesday, Feb. 7, 2012. The first democratically elected president Mohamed Nasheed of Maldives resigned Tuesday after police joined the protesters and then clashed with soldiers amid protests over his controversial arrest of a top judge. (AP Photo/Sinan Hussain)
Maldives police officers throw tear gas canisters during a clash with the military in Male, Maldives, Tuesday, Feb. 7, 2012. The first democratically elected president Mohamed Nasheed of Maldives resigned Tuesday after police joined the protesters and then clashed with soldiers amid protests over his controversial arrest of a top judge. (AP Photo/Sinan Hussain)

Il presidente delle Maldive, Mohamed Nasheed, si è dimesso. La notizia è arrivata mentre nell’arcipelago dell’Oceano Indiano era tarda mattinata ed è stata confermata dallo stesso ex capo di Stato, che ha annunciato la sua decisione in televisione. Le proteste contro Nasheed andavano avanti dal mese scorso ed erano iniziate quando il giudice Abdulla Mohamed, che aveva fatto scarcerare un oppositore del governo, era stato arrestato, mettendo chiaramente in discussione la tenuta del recente sistema democratico. Le proteste di massa nella capitale Malè sono state sostenute della polizia, che questa mattina ha occupato la sede della televisione di Stato. Nel pomeriggio, l’ex vice-presidente Mohammed Waheed Hassan, del partito Gaumee Itthihaad (Unità Nazionale), ha giurato come nuovo presidente.

Mohamed Nasheed, del Partito Democratico delle Maldive, era presidente dal 2008, quando aveva sconfitto alle elezioni Maumoon Abdul Gayoom, che era al potere dal 1978. Il 2008 aveva segnato così l’avvio della democrazia.

Le Maldive sono costituite da ventisei atolli nell’Oceano Indiano e anticamente erano abitate da popolazioni buddhiste che si convertirono all’islam circa mille anni fa, a seguito degli scambi commerciali con mercanti musulmani. Divennero indipendenti nel 1965, mettendo fine al controllo britannico che andava avanti dal 1887. Gli inglesi, tra il Diciannovesimo e il Ventesimo secolo, avevano trasformato le Maldive in un protettorato e lasciato formalmente al loro posto i sultani, che regnavano sull’arcipelago dal Dodicesimo secolo. Il sultanato resse fino al 1968 (fatta eccezione per la breve esperienza della Prima Repubblica negli anni Cinquanta), quando venne proclamata la Seconda Repubblica e il potere venne assunto dunque da Ibrahim Nasir, che era già primo ministro del monarca dal 1957. Nel 1978 Nasir si rifugiò a Singapore (dove morì tre anni fa) e venne sostituito alla presidenza da Gayoom che controllò il paese fino al 2008, quando, come detto, perse le elezioni democratiche.

La spiegazione del colpo di stato, però, potrebbe essere decisamente più complessa che non l’arresto di un pur importante magistrato. Secondo il quotidiano The Hindu infatti, fin da novembre, quando nell’arcipelago si tenne il vertice della SAARC, l’Associazione dell’Asia Meridionale per la Cooperazione Regionale, era diventato evidente lo scontro tra gli estremisti islamici e il presidente, accusato di voler portare altre religioni nel paese. All’origine delle proteste c’erano i monumenti dedicati agli stati membri dell’organizzazione, che richiamavano le diverse storie e identità religiose dell’Asia del sud. I monumenti erano stati danneggiati, anche quello del musulmano Pakistan, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano di Chennai, per il semplice fatto di avere dei disegni buddhisti sul piedistallo. Quello che rappresentava il Regno del Bhutan era stato fatto rimuovere alcune settimane fa.

Alle Maldive non esiste libertà di culto e l’unica religione ammessa è quella musulmana. Per avere la cittadinanza, secondo la costituzione, si deve essere di religione islamica.

foto: AP Photo/Sinan Hussain