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  • Domenica 22 gennaio 2012

Oggi la Croazia decide se entrare nell’Unione Europea

Si vota un referendum: tutti i partiti (e anche un famoso criminale di guerra) si dicono a favore, ma i croati non sono convinti

(AP/Filip Horvat)
(AP/Filip Horvat)

Oggi in Croazia si vota per il referendum sull’adesione del paese all’Unione europea. L’ingresso della Croazia nell’UE è previsto per il 1 luglio 2013. I seggi si sono aperti stamattina alle 7, ora italiana, e chiuderanno alle 19. Le prime proiezioni saranno rese note intorno alle 20. Sembra scontata la vittoria del “sì”, che darebbe l’approvazione definitiva all’ingresso nell’UE della Croazia come 28esimo paese membro (l’ultimo passaggio, che pare scontato, sarà poi la ratifica ufficiale degli altri singoli 27 paesi).

Tutti i principali partiti, il premier socialdemocratico Zoran Milanovic, il Parlamento, la Chiesa cattolica e anche la comunità serba del paese si sono schierati per il “sì” al referendum, definito come “un passaggio fondamentale” per il futuro della Croazia. Il presidente croato Ivo Josipović, in un messaggio alla nazione, ha detto che «l’Unione Europea non risolverà i problemi della Croazia, ma si tratta comunque di una grande opportunità per il nostro paese».

A sorpresa, negli ultimi giorni è arrivato l’appoggio alla causa europea anche di Ante Gotovina, il generale croato condannato nel 2011 dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia per crimini di guerra contro la comunità serba in Croazia, soprattutto durante la cosiddetta “Operazione tempesta” nella regione croata di Krajina. Gotovina è sempre stato considerato un eroe nazionale da buona parte del popolo croato e il suo arresto nel 2005 alle Isole Canarie, in Spagna, aveva creato scalpore e risentimento popolare nei confronti dell’Europa. Tra l’altro, proprio Gotovina era stato causa di tensioni tra l’Unione Europea e la Croazia, accusata da Bruxelles (come già visto con la Serbia, per esempio) di non impegnarsi a fondo nella ricerca di latitanti accusati di crimini di guerra.

Chi in Croazia si oppone all’ingresso nell’Unione Europea sostiene che il paese potrebbe perdere buona parte della sovranità faticosamente conquistata negli ultimi decenni. I comizi in piazza per il “no” nelle ultime settimane hanno attirato poche centinaia di persone, ma nonostante tutte queste premesse favorevoli il sì non dovrebbe trionfare: secondo gli ultimi sondaggi, infatti, solo il 55-60 per cento dei 4,2 milioni di cittadini croati aventi diritto al voto sarebbe favorevole all’adesione all’Unione Europea. Il referendum sarà considerato valido anche se l’affluenza sarà inferiore al 50 per cento.

La Croazia attraversa una fase delicata della sua storia e ha diversi problemi, soprattutto di natura economica. Gli sprechi del settore pubblico e la lenta burocrazia sono ostacoli ancora molto lontani dall’essere superati, mentre la crisi del 2008 ha causato una dura recessione che è terminata solo nel 2010 e di cui ancora oggi si pagano le conseguenze. Secondo le stime della Banca centrale croata, il paese nel 2011 è cresciuto solo dello 0,4 per cento, mentre nel 2012 la crescita dovrebbe scendere ulteriormente e attestarsi allo 0,2 per cento del PIL, mentre la disoccupazione è salita ai massimi livelli storici (oggi è al 18 per cento).

Inoltre, negli ultimi tempi ci sono stati diversi scandali di corruzione e finanziamenti illeciti che, tra gli altri, hanno coinvolto l’ex premier Ivo Sanader e il suo partito HDZ (Hrvatska demokratska zajednica, Unione Democratica Croata), che ha governato il paese per molti anni e che ha perso le elezioni dello scorso dicembre, sconfitto dalla coalizione di centrosinistra Kukuriku (che in croato sta per “sveglia”, dal “chicchiricchì” dei galli), guidata da Milanovic.

foto: AP/Filip Horvat