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  • Sabato 14 gennaio 2012

Il presidente di Taiwan è stato rieletto

E questa è una buona notizia per gli Stati Uniti (ma anche per la Cina)

(AP Photo/Wally Santana)
(AP Photo/Wally Santana)

Il 61enne Ma Ying-Jeou del partito Kuomintang (KMT) è stato rieletto presidente della “Repubblica di Cina”, il nome ufficiale di Taiwan. È il secondo mandato per Ma che ha ottenuto, a spoglio oramai quasi terminato, circa il 51,5 per cento nelle elezioni presidenziali e legislative che si sono svolte oggi nell’arcipelago asiatico. Il suo principale avversario, la 55enne leader d’opposizione del Partito Democratico Progressista (DPP) Tsai Ing-Wen, ha ottenuto il 45,6 per cento delle preferenze, al di sotto delle aspettative dei sondaggi che avevano previsto un testa a testa tra i due candidati. Terzo è arrivato il candidato del People First Party (PFP) James Soong (un veterano della politica taiwanese), che ha ottenuto circa il 2,8 per cento. Tsai ha già riconosciuto la sconfitta: «Abbiamo fatto di tutto per vincere, ma non è bastato». L’affluenza è stata alta e si è attestata intorno all’80 per cento dei 18 milioni di cittadini ammessi al voto.

Ma ha ottenuto meno voti rispetto al 2008, quando aveva vinto le elezioni con il 58 per cento delle preferenze contro l’allora candidato del DPP, Frank Hsieh. La lotta con Tsai è stata meno serrata del previsto in quanto i sondaggi non avevano tenuto conto dei voti della comunità taiwanese in Cina. Si tratta di circa 200mila persone che sono tornate in patria per votare in massa per Ma.

Secondo molti analisti, la rielezione di Ma ha fatto tirare un sospiro di sollievo sia a Cina e Stati Uniti che da molti anni pongono una grande attenzione su Taiwan per motivi economici e strategici. Una vittoria di Tsai, infatti, avrebbe indispettito la Cina, in quanto la leader di DPP non si accontenta dell’attuale sovranità de facto del Paese e chiede da tempo indipendenza e autonomia totali da Pechino. Ma Tsai presidente non avrebbe fatto piacere nemmeno agli Stati Uniti. Il presidente Barack Obama, infatti, vuole evitare tensioni nell’area e preservare lo status quo basato sul recente disgelo di Ma nei confronti della Cina.

Ma ha sempre cercato un equilibrio tra le pressioni soprattutto a livello commerciale da parte degli Stati Uniti, e quelle della Cina, che considera ancora oggi il territorio di Taiwan come parte della Repubblica Popolare. Non a caso, le tensioni tra Cina e Taiwan sono ai minimi storici dalla fine della guerra civile del 1949 e nel 2010 è stato firmato il primo accordo commerciale tra i due paesi. Gli Stati Uniti, invece, da tempo stanno provando ad espandere la propria influenza economica in Asia e nel Pacifico, come recentemente dimostrato dall’ultimo vertice APEC (Forum di Cooperazione economica Asia-Pacifico) e dalla proposta del partenariato commeriale TPP (Trans-Pacific Partnership).

Il problema con le elezioni a Taiwan, la questione dei complicati rapporti tra “Repubblica di Cina” e “Cina Popolare”

Foto: AP/Wally Santana