Oggi si decide sui referendum elettorali

C'è in ballo la possibilità di abolire la scellerata legge elettorale voluta dal centrodestra, ma i quesiti sono a forte rischio di bocciatura da parte della Corte Costituzionale

La Corte costituzionale si riunisce oggi, mercoledì 11 gennaio, per stabilire se siano ammissibili o meno i due referendum proposti per abrogare l’attuale legge elettorale, quella in vigore dal 2005 e ideata principalmente dall’ex ministro Roberto Calderoli, che la definì «una porcata» in una celebre intervista televisiva. Il pronunciamento della Consulta dovrebbe arrivare in serata, ma l’esito della votazione da parte dei 15 suoi membri è ancora incerto. Per diversi giorni si è parlato di un probabile parere positivo da parte della Corte, ma nelle ultime ore diversi giornali hanno iniziato a ipotizzare la possibile bocciatura dei due quesiti a causa delle divisioni interne alla Consulta.

Il Porcellum
La legge n. 270 del 21 dicembre 2005 ha modificato il sistema elettorale in Italia e fino a oggi è stata utilizzata in due occasioni, per le elezioni politiche del 2006 e del 2008. Ha reintrodotto il proporzionale puro con un premio di maggioranza: l’assegnazione dei seggi alla Camera avviene con un calcolo su base nazionale, mentre al Senato su base regionale. Grazie al premio di maggioranza, la coalizione che vince le elezioni si assicura alla Camera 340 seggi, ovvero il 55 per cento, cifra che consente di avere un numero cospicuo di deputati in più rispetto ai 316 richiesti per la maggioranza semplice. Al Senato, invece, l’attribuzione del premio avviene con il 55 per cento regione per regione. Questo aumenta la probabilità che nelle due Camere si formino maggioranza diverse. La legge prevede poi soglie di sbarramento tra il 3 e il 4 per cento e incentiva la formazione di coalizioni. Infine, il sistema prevede le cosiddette “liste bloccate”: i candidati vengono scelti e presentati dai partiti e non è consentito all’elettore di esprimere una preferenza su un singolo candidato al seggio. Sulla base dei seggi assegnati, ogni partito colloca i propri eletti sulla base della lista elettorale che aveva presentato, iniziando dal primo nome nell’elenco.

Quesiti
Il Comitato referendario per i collegi uninominali ha presentato due richieste che tendono sostanzialmente ad abrogare il Porcellum sia per l’elezione dei deputati sia per i senatori.

Primo quesito
Propone l’abrogazione integrale di tutte le disposizioni di modifica del sistema elettorale per Camera e Senato introdotte con la legge del 2005. Il quesito mira alla cancellazione dell’attuale legge elettorale proporzionale con liste bloccate, portando al ripristino dei collegi uninominali.

Secondo quesito
È più articolato del primo ed è di tipo “parziale”, nel senso che non abroga interamente l’attuale legge elettorale, ma solo alcune sue parti. L’obiettivo è eliminare le disposizioni che hanno sostituito le leggi approvate nel 1993 per l’elezione di Camera e Senato, emanate dopo i referendum tenuti nello stesso anno sul sistema elettorale. Le due leggi introdussero un sistema misto sulla base del quale i seggi di Camera e Senato venivano assegnati per il 75 per cento con l’elezione di candidati nei collegi uninominali, e per il 25 per cento con metodo proporzionale (legge Mattarella). Come spiega il Comitato, il secondo quesito «costituisce una variante del primo ma ha il medesimo obiettivo: nel senso che, con una tecnica abrogativa mirata, disposizione per disposizione, elimina comunque la disciplina introdotta dalla “legge Calderoli” al fine di ripristinare la “legge Mattarella”».

Corte costituzionale
Nei primi giorni di dicembre, la Corte di Cassazione ha dichiarato valide le firme raccolte per i referendum sulla legge elettorale. Il giudizio di merito sui loro contenuti spetta, invece, alla Corte costituzionale che oggi darà udienza al Comitato promotore per poi esprimersi sull’ammissibilità dei due quesiti. Nonostante gli auspici degli ultimi giorni di chi ha proposto i referendum, che ha raccolto complessivamente 1,2 milioni di firme, sembra che i 15 giudici costituzionali siano orientati a bocciare entrambi i quesiti. L’abrogazione dell’attuale legge elettorale rischia di rendere le norme sulle elezioni poco chiare e incoerenti, condizione che potrebbe rendere impossibile il regolare svolgimento delle elezioni. In sostanza, c’è il timore che l’abolizione delle regole del 2005 non renda così automatico e semplice il passaggio alle vecchie norme, cosa che potrebbe lasciare il paese senza una legge elettorale pienamente funzionante e dunque in una condizione inammissibile per la nostra Costituzione.

Questa tesi è osteggiata con convinzione dai promotori del referendum. Secondo loro, l’abolizione del Porcellum non porterebbe a un vuoto normativo, ma riporterebbe semplicemente in vigore le regole che c’erano prima e che era previste dalla legge Mattarella. Tale convinzione è condivisa da diversi giuristi e costituzionalisti, ma sembra non abbia convinto pienamente alcuni componenti della Corte costituzionale. L’ipotesi che circola maggiormente nelle ultime ore è che i giudici costituzionali decidano a maggioranza per l’inammissibilità di entrambi i quesiti, inserendo nelle motivazioni della sentenza un ulteriore invito al Parlamento per occuparsi in tempi ragionevoli della questione.