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  • Martedì 3 gennaio 2012

Una giornata in Iowa

Stasera si vota, ieri e oggi gli ultimi comizi, in pizzeria, nei magazzini e nei negozi: il racconto dell'inviato del Post

di Andrea Marinelli

DUBUQUE, IA - JANUARY 02: Former Massachusetts Gov. and Republican presidential candidate Mitt Romney addresses supporters during a campaign rally at the Weber Paper Company January 2, 2012 in Dubuque, Iowa. Polls show that Romney is leading a large field of GOP candidates going into Tuesday's "first in the nation" Iowa Caucuses. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
DUBUQUE, IA - JANUARY 02: Former Massachusetts Gov. and Republican presidential candidate Mitt Romney addresses supporters during a campaign rally at the Weber Paper Company January 2, 2012 in Dubuque, Iowa. Polls show that Romney is leading a large field of GOP candidates going into Tuesday's "first in the nation" Iowa Caucuses. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

In Iowa, negli Stati Uniti, è arrivato il giorno dei caucus. Nelle ultime quarantotto ore i candidati repubblicani hanno esplorato ogni angolo dello Stato pur di guadagnarsi una manciata di voti in più che stasera potrebbe essere determinante.

Parlando con le persone per le strade di Des Moines si capisce infatti l’incertezza con cui gli elettori si presenteranno al voto. Molti spiegano che prenderanno la decisione finale solo durante i caucus, altri invece fanno il nome di Ron Paul, che raccoglie un grande consenso popolare. Nelle ultime due settimane il settantaseienne deputato texano ha fatto registrare una notevole crescita di consensi che lo ha portato in testa ai sondaggi, dove invece continua a stentare Mitt Romney. Secondo gli ultimi rilevamenti di Public Policy Polling, l’ex governatore del Massachusetts sarebbe ora in seconda posizione con il 19 per cento dei consensi. Vicino a lui ci sarebbe l’ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum, ultima sorpresa di questa campagna elettorale, salito al 18 per cento. Paul è al comando con il 20 per cento.

Se per i sondaggi è una corsa a tre, ascoltando gli elettori le cose cambiano. Quasi nessuno parla di Mitt Romney, il cui nome è spesso accompagnato da smorfie di disappunto, alcuni cominciano a credere in Santorum, ma solo Paul accende l’entusiasmo dei suoi sostenitori. L’altalena vista durante la campagna elettorale è però sintomo del malcontento dell’elettorato repubblicano, che finora ha faticato a identificarsi nei candidati. L’improvvisa ascesa di Santorum è solo l’ultima di una lunga serie cominciata in agosto con Perry e proseguita con Herman Cain e Newt Gingrich. Il risultato è reso ancora più incerto dalla formula stessa dei caucus, che basano il loro risultato sostanzialmente su chi stasera avrà voglia di affrontare il freddo e sarà disposto ad ascoltare ore di dibattiti prima di esprimere il proprio voto. Il clima sembra comunque essere clemente e le temperature non dovrebbero scendere sotto lo zero.

Dopo aver passato il Capodanno in Texas, anche per mantenere un basso profilo dopo le accuse di razzismo ricevute negli ultimi giorni, Ron Paul è tornato ieri mattina in Iowa con tutta la famiglia. Il suo tour è partito dall’Hotel Marriott di Des Moines, dove ha tenuto il primo dei suoi comizi di ieri. Fra gli opuscoli distribuiti c’era anche il libro di ricette della famiglia Paul. Introdotto dal figlio Rand, popolare senatore del Kentucky e paladino dei tea party, Paul ha attaccato il governo federale, che “non dovrebbe interferire nella vita dei cittadini o negli affari interni degli altri paesi”, e la politica, che ha definito “niente di più di un’asta”. Paul, che ha concluso il suo discorso ricordando che gli Stati Uniti si devono basare sui principi di “libertà, pace e produttività”: era atteso da una solida base di fan, venuti da tutto il Midwest e persino da Seattle, nello Stato di Washington. Fra i suoi sostenitori, tutti convinti che stasera ci sarà una vittoria da festeggiare, spicca soprattutto un pubblico giovane ed entusiasta. Alcuni dei suoi volontari ammettono oltretutto di aver votato Obama nel 2008, ma di essere rimasti delusi e di credere ora in Ron Paul.

(“Guida alle primarie dei repubblicani”)

A Des Moines, che pure non sembra soffrire la crisi economica come altre parti del paese, sono in parecchi a dirsi scontenti di Obama e a preferire Paul. Luc, tassista algerino trasferitosi da anni in Iowa, spiega che Obama ha deluso le aspettative e Ron Paul si sta invece guadagnando grande credito per la sua campagna contro la guerra (Paul è contro qualsiasi guerra, dappertutto, sempre: non per pacifismo ma per isolazionismo). Luc, che era un elettore democratico ma andrà a votare Paul, difende il deputato texano anche dalle accuse di razzismo che gli sono piovute addosso negli ultimi giorni. “Per un americano di 76 anni”, spiega, “è normale essere stato razzista in passato, ma ora non lo è più. Il suo problema sarà però l’elettorato nero”.

A ora di pranzo è arrivata a West Des Moines anche Michele Bachmann. Dopo aver vinto lo straw poll di Ames questa estate, la deputata del Minnesota ha avuto un tracollo di consensi che l’ha praticamente esclusa dai giochi. Bachmann ha tenuto comizi in alcuni negozi di Elm Street, cominciando da un rivenditore di prodotti per cani. Il pubblico era composto per lo più da giornalisti, con qualche elettore indeciso che è passato a dare un’occhiata e un sostenitore che si è fatto autografare una copia della Bibbia.

Altro evento del pomeriggio è stato il comizio di Rick Santorum in un Pizza Ranch, catena di pizzerie dell’Iowa nei cui locali si sono tenuti oltre trentacinque eventi durante la campagna elettorale. Una scelta non casuale: la catena ha forti valori religiosi ed è una strategia per conquistare il voto evangelico, tattica che a Santorum (che è cattolico) ha giovato negli ultimi giorni. Al comizio di ieri hanno preso parte oltre 400 persone e ora l’ex senatore della Pennsylvania, sconfitto a novembre alle elezioni di metà mandato, potrebbe capitalizzare la recente crescita nei sondaggi. Dalla sua parte, anche se non ufficialmente, si è schierato anche il governatore repubblicano dello Stato, Terry Branstad, che ne ha lodato il duro lavoro. Durante la conferenza organizzata da Politico Branstad si è anche detto certo che a vincere sarà uno fra Romney e Santorum.

In serata è stato il turno di Mitt Romney, accompagnato da quattro dei cinque figli e dalla moglie Ann, che ha tenuto un comizio in un magazzino di Clive, a venti minuti da Des Moines. A presentare l’ex governatore del Massachusetts è stato il carismatico senatore del South Dakota John Thune, politico talmente popolare che lo scorso novembre nessun democratico ha osato sfidarlo. Romney, che ha promesso di riportare l’America sui giusti binari e si è detto sicuro di vincere in Iowa, è stato interrotto a metà discorso dai manifestanti di Occupy Des Moines, ma se l’è cavata piuttosto bene. L’ex governatore del Massachusetts ha ottenuto poi facili applausi sul debito pubblico e sull’indipendenza energetica, ricevendo infine un’ovazione quando ha ricordato che l’America deve attrarre investitori. Romney, che anche puntualizzato di non voler fare la fine dell’Europa, continua però a non convincere la base dell’elettorato, che lo guarda con sospetto e lo ritiene poco onesto. “In Iowa la gente ci fa caso”, spiega ancora Luc, il tassista algerino. A Clive c’erano però parecchie persone che incitavano Romney.

Il voto in Iowa comincerà con le assemblee delle 7 di stasera, le 2 di notte in Italia. In palio ci sono 28 delegati che verranno assegnati con il metodo proporzionale.