I primi della lista

L'estate del regista e alcuni pezzi del film uscito nel weekend, quello dei tre pisani che si inventarono (con qualche ragione storica) un colpo di stato

È il 1970 a Pisa, inizio estate: due diciottenni aspiranti musicisti invece di preparare l’esame di maturità vengono coinvolti nel folle piano di espatrio di un cantautore locale che, informato da fonti misteriose di un golpe militare in atto, decide di abbandonare il paese.

«Prendiamo la macchina del Lulli e si va verso il confine. Se il golpe non c’è, s’è fatta una gita.»

I primi della lista è il primo film del regista Roan Johnson (nome anglosassone ma pisanissimo, come si sente nel video che segue), ispirato a una storia vera che ebbe protagonista Pino Masi, autore di molte canzoni di lotta di quegli anni tra cui l’inno di Lotta Continua, e che a Pisa conoscono in molti. Il soggetto è firmato da Renzo Lulli, uno dei due ex-ragazzi che lo accompagnarono nella fuga: lui e Fabio Gismondi, suo coetaneo, si trovavano nella sua soffitta quando arrivò voce che fosse il caso di lasciare la città perché, se ci fosse stato il colpo di stato, artisti e intellettuali sarebbero stati «i primi della lista».

Il film, appena uscito nei cinema, racconta tre personaggi e un periodo storico in bilico tra le ingenuità degli anni Sessanta e una paranoia diffusa non priva di fondamenti storici. Il viaggio dei ragazzi verso il confine jugoslavo, che verrà riportato con incredulità dai giornali del giorno successivo (Stupore a Pisa: tre ragazzi chiedono asilo politico all’Austria, titolò il Corriere), è una sintesi di quella contraddizione.

Johnson ha passato l’estate a lavorare sul film, che oltre a dirigere ha co-sceneggiato, e a dimostrazione del suo impegno ha creato e pubblicato sulla pagina facebook del film un video delle sue “vacanze” trascorse tra costanti telefonate e disguidi di produzione.

Questi sono invece, dopo il trailer, quattro spezzoni del film che lo raccontano meglio delle parole.