Due riforme forse decisive per Cuba
La compravendita di case, l'arrivo di investitori esteri e la concessione dei terreni agricoli ai piccoli contadini potrebbero essere spinte determinanti per l'economia cubana
di Giulia Siviero
I provvedimenti approvati fino ad ora dal governo cubano e annunciati ad aprile nel VI Congresso del Partito Comunista hanno finora spinto il Paese solo timidamente verso un’economia liberista. Dopo più di cinquant’anni di egemonia statale (dal 1959, anno della vittoria di Che Guevara e Fidel Castro) sono state infatti consentite le assunzioni private da parte delle imprese (maggio), l’acquisto di elettrodomestici ad alto consumo (agosto) e la compravendita di auto (ottobre). Il quotidiano di partito Granma, ha anche annunciato una legge entro la fine del 2011 che dovrebbe rendere più facili i viaggi all’estero dei cittadini cubani.
Meno stato (un po’ meno) e più mercato con pochi cambi dal punto di vista politico, è il modello che Raul Castro sta cercando di realizzare: dal 10 novembre sarà consentita anche la compravendita di case, mentre le iniziative imprenditoriali private hanno già cominciato a trasformare città e piccoli centri, e la concessione di aree agricole a famiglie di contadini la struttura delle campagne. Entro la fine dell’anno potrebbero essere queste le misure necessarie a risollevare un bilancio statale molto fragile.
Raul Castro ha concesso, a partire da settembre, nuove licenze a più di cento categorie professionali per migliorare la produttività e l’efficienza, ma anche per ottimizzare la distribuzione di beni e servizi. Il governo cubano riferisce che circa 338mila cittadini in tutta l’isola ora hanno la possibilità di aprire imprese private, molte nei piccoli centri. L’obiettivo previsto è triplicare la cifra entro la fine dell’anno.
Le nuove imprese (soprattutto bar e piccoli ristoranti) sono estremamente modeste perché molto bassa è la possibilità effettiva di acquisto da parte dei cubani: nei centri più piccoli, la media mensile di uno stipendio è infatti di 20 dollari. Un’altra grande difficoltà dei lavoratori autonomi è reperire le materie prime: non decisiva per il Paese, sul piano delle vite individuali questa riforma viene comunque percepita come una grande conquista.
Le campagne: una novità significativa per l’economia, come riferisce Omar Everleny Perez, un economista dell’Università dell’Avana, potrebbe essere rappresentata dal sistema di distribuzione dei terreni agricoli. Raul Castro ha infatti avviato nel 2008 il passaggio dalle grandi tenute statali alla concessione gratuita di piccoli terreni in usufrutto decennale a famiglie di agricoltori. Il 20 per cento delle terre attualmente coltivate con questo sistema hanno dimostrato una maggiore produttività, anche se la gestione statale della rete di distribuzione dei semi e dei fertilizzanti rallenta la crescita.
A Cuba si importano ogni anno beni per 1,6 miliardi di dollari: l’isola è dunque ben lontana dall’autosufficienza alimentare, ma proprio la produzione e la vendita alimentare potrebbero essere elementi molto favorevoli per la crescita economica. Cuba, spiega Omar Everleny Perez, potrebbe essere l’unico posto al mondo in cui i piccoli contadini privati hanno i redditi maggiori. Perez ha anche detto che il 13 per cento dei cubani detiene almeno il 90 per cento del denaro depositato in conti provati dell’isola: «La ricchezza è molto concentrata e in gran parte appartiene proprio ai contadini».
Le case: la nuova riforma sulla compravendita di case, pubblicata mercoledì 2 novembre sulla Gazzetta Ufficiale cubana, prevede che le parti si mettano liberamente d’accordo, firmino di fronte a un notaio, che i nuovi proprietari iscrivano il bene acquistato nel Registro di proprietà immobiliare (e dunque paghino le tasse) e che attraverso l’obbligatoria mediazione di una banca cubana versino un’ulteriore imposta allo Stato dell’8 per cento. La norma stabilisce anche il limite di due abitazioni (una permanente e l’altra per le vacanze) per cittadino o straniero residente.
Non si tratta quindi di una riforma per favorire l’accumulo di beni immobili, ma di un intervento che porti beneficio anche alle casse dello Stato e combatta la corruzione. Dopo la vittoria della Rivoluzione, Fidel Castro aveva sancito che «padrone» di una casa sarebbe stato solo chi ci abitava. Per aggirare questi divieti, il sistema più diffuso tra i cubani per acquisire la proprietà di un immobile (nell’isola circa l’80 per cento della popolazione è proprietaria dell’abitazione nella quale vive) consisteva nella permuta. Lo scambio formalmente doveva essere “alla pari”, ma molto spesso portava ad un giro di denaro per compensare le differenze tra immobili, per favorire gli intemediari, i funzionari delle Vivienda (gli uffici case dei comuni) e gli avvocati che legalizzavano il tutto.
La riforma di Raul Castro sembra destinata ad avere forti ripercussioni sui prezzi degli immobili, sul turismo e anche sugli investitori stranieri: secondo quanto annunciato dal ministro cubano del commercio estero Rodrigo Malmierca alla Fiera internazionale dell’Avana (Fihav 2011), dopo l’approvazine della legge sulle case il 2011 dovrebbe concludersi per Cuba con una crescita del 2,9 per cento rispetto l’anno precedente e con una sensibile riduzione del deficit della bilancia commerciale del Paese.