Da chi dipende il destino dell’euro?

Né dalla Grecia né dall'Italia, scrive Time, ma da qualcun altro

Grazie all’accordo raggiunto la scorsa settimana a Bruxelles, l’economia europea ha potuto tirare il fiato per qualche giorno e riguadagnare – almeno temporaneamente – la fiducia degli investitori (già oggi tira tutt’altra aria). I leader europei hanno fornito nuove rassicurazioni sul temuto stato di insolvenza della Grecia, che riceverà nuove risorse per rimanere a galla, e l’attenzione degli analisti si è spostata verso gli altri paesi che danno maggiori preoccupazioni a causa della crisi, come l’Italia. Ci sarebbero diversi Stati europei da tenere sotto controllo in questo periodo, ma a ben pensarci – spiega Michael Sivy su Time – ce n’è solamente uno che conta davvero per il futuro dell’Unione Europea e dell’euro: la Francia.

Negli ultimi mesi il presidente francese Nicolas Sarkozy è riuscito a creare un asse privilegiato con la Germania, determinando insieme al cancelliere tedesco Angela Merkel buona parte delle decisioni in materia di politica economica nell’eurozona. I due leader hanno spinto per un rafforzamento del Fondo di emergenza per affrontare la crisi (EFSF), per l’aumento dei capitali delle banche europee così da ridurre la loro esposizione verso i paesi a rischio insolvenza e hanno ottenuto che diversi paesi europei adottassero – o promettessero di adottare – nuove misure di austerità e riforme per rimettere in sesto i loro conti pubblici.

Francia e Germania hanno ottenuto questi risultati facendo leva sulla loro possibilità di venire incontro ai paesi in difficoltà, in virtù delle loro economie più solide e messe meno peggio rispetto ad altri nell’eurozona. Molti analisti iniziano però a temere che entro qualche mese il gioco a due possa rompersi a causa dei problemi economici francesi, che potrebbero assorbire tutte le risorse del paese impedendogli di occuparsi anche del resto dell’eurozona.

Ciò che preoccupa maggiormente gli economisti è la condizione di grande vulnerabilità delle banche in Francia. Istituti di credito come Société Générale, BNP Paribas e Crédit Agricole hanno perso circa la metà del loro valore in Borsa a partire dallo scorso marzo. Principalmente per questo motivo, le principali agenzie di rating ventilano da mesi la possibilità di rivedere al ribasso la valutazione del debito pubblico a lungo termine del paese.

A metà ottobre, gli analisti dell’agenzia Moody’s hanno detto chiaramente che la Francia potrebbe essere a rischio downgrade e perdere quindi la tripla “A” nella valutazione. In seguito all’avvertimento, Sarkozy ha confermato di voler fare tutto il possibile per evitare che questo accada, ma l’anno prossimo ci saranno le elezioni presidenziali che potrebbero condizionare le scelte in politica economica del paese.

Se la situazione economica interna dovesse aggravarsi sensibilmente, spiegano su Time, la Francia potrebbe decidere di smarcarsi dai piani di aiuto per le economie dell’eurozona in difficoltà, lasciando da sola la Germania con uno sparuto gruppetto di altri paesi le cui economie resistono alla crisi. In alcuni di questi paesi, come l’Austria, i Paesi Bassi e la Finlandia, stanno nascendo numerosi movimenti e iniziative contro i piani di aiuto per gli Stati in difficoltà. Questi gruppi ritengono che i paesi a rischio insolvenza dovrebbero cavarsela da soli, senza ottenere nuovi fondi pagati dagli altri paesi che adottano l’euro.

Uno scenario simile potrebbe rompere numerosi equilibri all’interno dell’Unione Europea e indebolire la moneta unica, portando a nuove speculazioni. Le autorità europee vogliono evitare una simile possibilità, ma come ha dimostrato l’incontro di Bruxelles della scorsa settimana sono pochi i paesi intenzionati a lasciare da parte i loro interessi per pensare a quelli delle altre nazioni europee.

LIONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images