• Mondo
  • Domenica 23 ottobre 2011

Chi salirà sul trono dell’Arabia Saudita

Una guida alla complicata successione al principe ereditario Sultan, morto ieri

(HASSAN AMMAR/AFP/Getty Images)

(HASSAN AMMAR/AFP/Getty Images)

Dopo la morte del principe ereditario Sultan bin Abdul Aziz al Saud, avvenuta la scorsa notte in un ospedale di New York per un tumore al colon, si apre la corsa alla successione alla Corona dell’Arabia Saudita. Sultan era il fratellastro dell’attuale re 87enne Abdullah bin Abdul Aziz al Saud, che proprio lunedì, nella capitale Riyad, si era sottoposto a un intervento chirurgico alla schiena. Sembra che l’operazione sia andata per il meglio. Il suo erede Sultan, invece, 83 anni, vice primo ministro del regno saudita, ministro della Difesa e dell’Aviazione, non ce l’ha fatta.

Teoricamente, ora il prescelto a succedere a re Abdullah dovrebbe essere un fratello di Sultan, il 77enne ministro degli interni principe Nayef. È stato il re Abdullah in persona a fare il suo nome nel 2009, quando lo nominò una sorta di vice del vice primo ministro Sultan, e dunque il terzo in graduatoria per diventare re. Nel regno saudita, infatti, il potere non viene ereditato di padre in figlio, come generalmente accade in altri paesi, ma viene trasmesso tra fratelli, più precisamente tra i figli di re Abdul Aziz Ibn Saud, il fondatore e primo sovrano del moderno regno dell’Arabia Saudita morto nel 1953. Della sua prole, cinque fratelli sono diventati re e Nayef fa parte, a differenza dell’attuale re Abdullah, del potente clan dei sette Sudairi, ossia i figli di Ibn Saud concepiti con la sua moglie preferita, Hissa al Sudairi.

Nayef sarebbe dunque il favorito ideale per succedere ad Abdullah. Ma proprio re Abdullah, nell’ambito di una lenta democratizzazione del paese e delle istituzioni che recentemente ha promesso anche alcuni diritti di voto alle donne, ha dato vita nel 2006 a una sorta di Consiglio di fedeltà familiare che dovrà approvare il successore scelto dal re. Il consiglio è formato da 34 persone che sarebbero i figli ancora vivi di re Ibn Saud, i figli più anziani dei loro fratelli deceduti, i figli dell’attuale re e i figli del principe ereditario. In teoria, il re presenta tre candidati alla sua successione, nominando tra questi un suo preferito. Se la sua scelta non viene condivisa dal Consiglio, allora si va ai voti. È comunque improbabile che il Consiglio possa contrastare a oltranza la decisione del re. Ma è anche vero, come scriveva l’ambasciatore americano in Arabia Saudita James Smith in un cablogramma del 2009 pubblicato da Wikileaks, “che re Abdullah non potrà ignorare un voto del Consiglio, in quanto i suoi membri costituiscono le fondamenta della leadership collettiva saudita”.

Nayef rimane comunque il grande favorito nella corsa verso il trono del dopo Abdullah, anche se come gli altri fratelli Bandar, Musaid e Mishaal, non sembra godere di eccellenti condizioni fisiche. Negli ultimi anni ha sofferto di osteoporosi e diabete. Nel novembre 2010, durante una conferenza stampa alla Mecca, non è riuscito a rispondere ad alcune domande dei giornalisti senza l’aiuto dei suoi collaboratori. Tuttavia, ha già dimostrato di essere deciso e risoluto quando ha temporaneamente sostituito Abdullah e Sultan alla guida del regno, dimostrando intransigenza sia contro la recente rivolta sciita nel vicino Bahrein (i regnanti sono sauditi), sia nei confronti dei ribelli huti in Yemen, anch’essi sciiti.

Nayef è considerato un conservatore e uno dei politici più vicini ai wahabiti più radicali. Questo preoccupa non poco alcuni diplomatici degli Stati Uniti che nell’Arabia Saudita hanno uno dei pochi alleati rimasti nella regione dopo la caduta di Mubarak in Egitto e il voltafaccia di Saleh in Yemen. Nel 2009 Nayaf si era espresso contro il voto alle donne, anche se nel 2001 aveva permesso loro di ottenere una carta d’identità personale (sino a quel momento le donne erano registrate su quelle dei familiari o dei mariti). Inoltre, Nayef è uno dei più acerrimi nemici di Al Qaeda e un acceso sostenitore della causa palestinese contro Israele.

Pare certo tuttavia che prima o poi la corsa al trono dovrà essere aperta anche ai nipoti di Ibn Saud. Secondo gli analisti ci vorranno decenni per una riforma simile. Ma in tal caso i favoriti sarebbero quattro: il figlio di re Fahd (il predecessore di Abdullah), Mohammed; il figlio del defunto Sultan, Khaled, attualmente viceministro della difesa; il figlio di Nayef, Mohammed, ora viceministro dell’interno e altro nemico ostinato di Al Qaeda. Ma la sorpresa potrebbe arrivare dal principe Khaled al Faisal, figlio del re Faisal che ha regnato in Arabia Saudita dal 1964 al 1975 ed è stato governatore molto apprezzato di La Mecca.

foto di HASSAN AMMAR/AFP/Getty Images