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  • Giovedì 22 settembre 2011

Troy Davis è stato ucciso

La discussa condanna a morte è stata eseguita in Georgia quando erano le cinque del mattino in Italia, malgrado gli ultimi tentativi di fermarla

Troy Davis, condannato a morte nel 1991 per l’uccisione di un poliziotto, è stato ucciso ieri nella Georgia Diagnostic and Classification Prison (GDCP), la prigione più grande dello stato statunitense della Georgia, vicino alla città di Jackson. Davis è entrato nella camera delle esecuzioni per essere ucciso tramite iniezione letale poco prima delle 11 di sera, le cinque del mattino in Italia, quattro ore dopo l’orario previsto inizialmente per l’esecuzione, ed è morto alle 23.08.

All’esecuzione hanno assistito quelli che il New York Times definisce “una dozzina di sostenitori della pena di morte, tra cui persone che conoscevano la famiglia del poliziotto ucciso, Mark MacPhail”, separati da una barriera dai familiari di Davis e dai suoi amici. Durante la serata, la polizia in tenuta antisommossa ha contenuto i circa 500 manifestanti che protestavano per l’esecuzione al di là dell’autostrada che passa davanti all’entrata della prigione.

Troy Davis, che aveva 42 anni, era stato condannato a morte nel 1991 per l’uccisione di un poliziotto fuori servizio di 27 anni, Mark MacPhail, che la sera del 18 agosto 1989 stava lavorando come guardia giurata in un Burger King di Savannah, Georgia, ed era intervenuto a sedare una rissa tra Davis, due suoi amici e un uomo senza fissa dimora nel parcheggio del fast food. MacPhail era stato ucciso con due colpi di pistola.

Il processo a Davis è stato accusato di diverse mancanze, con testimoni contraddetti e la difesa che ha sempre sostenuto Davis sia stato scambiato per un altro: e molte associazioni statunitensi contro la pena di morte e per i diritti degli afroamericani hanno cercato fino all’ultimo di ottenere un rinvio dell’esecuzione, che era già stata rimandata nel 2007, nel 2008 e nel 2010.

Nella giornata di ieri le associazioni che sostenevano Davis sono state in contatto con la Corte Suprema, con il Consiglio Statale della Georgia per le grazie e la libertà vigilata (che ha votato per rifiutare la grazia a Davis con un solo voto di scarto, 3 a 2) e con il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti (sperando in un intervento sulla base di violazione di diritti civili nel processo e nell’indagine), ma tutti i ricorsi e le richieste sono state respinte o non prese in considerazione, tra cui anche quella di effettuare un nuovo test con la macchina della verità.

Fino all’ultimo Troy Davis ha sempre sostenuto la sua innocenza. Secondo l’Associated Press, le sue ultime parole sono state:

Vorrei rivolgermi alla famiglia MacPhail. Lasciate che vi dica, nonostante la situazione in cui siete: non sono la persona che ha ucciso vostro figlio, vostro padre, vostro fratello. Io sono innocente.

L’incidente che è successo quella notte non è colpa mia. Non avevo una pistola. Tutto quello che posso chiedere… è che voi consideriate più a fondo questo caso, in modo da poter finalmente trovare la verità.

Chiedo alla mia famiglia e ai miei amici di continuare a combattere questa battaglia.

Per quelli che stanno per prendermi la vita, Dio abbia pietà delle loro anime. E che Dio vi benedica.

foto: AP Photo/Atlanta Journal & Constitution, Curtis Compton