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  • Sabato 17 settembre 2011

Già fatto fuori il nuovo oligarca russo in cerca di rinnovamento

Michail Prokhorov, uno degli uomini più ricchi di Russia, si era messo a capo di un partito di opposizione "controllato" dal governo

di Augusto Comé

Russian tycoon Mikhail Prokhorov, center, head of the Right Cause party, speaks to the media in his office in Moscow on Wednesday, Sept. 14, 2011. Prokhorov said he would not quit as the leader of the Right Cause party despite speculation.(AP Photo/Ivan Sekretarev)

Russian tycoon Mikhail Prokhorov, center, head of the Right Cause party, speaks to the media in his office in Moscow on Wednesday, Sept. 14, 2011. Prokhorov said he would not quit as the leader of the Right Cause party despite speculation.(AP Photo/Ivan Sekretarev)

Giovedì, durante un convegno che doveva essere centrato sulla preparazione della campagna elettorale in vista delle elezioni parlamentari russe previste per dicembre, gli iscritti al partito “Giusta causa”  hanno votato per la destituzione di Michail Prokhorov, che ne era stato eletto leader tre mesi fa, con il beneplacito del Cremlino. Non è ancora chiaro cosa si nasconda esattamente dietro a questa decisione. La corrente maggioritaria rimprovera formalmente a Prokhorov una leadership autoritaria e alcuni errori strategici in apertura di campagna elettorale. Tutte ragioni che per molti versi non convincono.

“Giusta Causa” era divenuto infatti la creatura personale di Prokhorov. Aveva rilanciato il partito con la sua notorietà e con ingenti finanziamenti: il magnate del metallo, detentore della terza fortuna più grande di Russia, con un patrimonio stimato intorno a 18 miliardi di euro (e molto seguito negli USA da quando ha comprato la squadra di basket dei New Jersey Nets), aveva sorpreso tutti gli analisti con la decisione di guidare il partito di centro destra in vista delle elezioni della Duma e le presidenziali di marzo 2012. In effetti, la discesa in politica di un oligarca non accadeva più dal tristemente noto caso Khodorkovsky. L’ex capo della Yukos, l’allora più grande compagnia petrolifera del paese, è stato condannato a 13 anni di prigione, ufficialmente per frode fiscale. In realtà, Khodorkovsky ha pagato – pur non avendo la coscienza pulita nella costruzione del suo potere economico in un sistema dominato dalla corruzione – le sue ambizioni politiche e la sua inimicizia verso Putin. La sua punizione era servita da monito a tutti gli altri oligarchi: l’era Eltsin è finita e con essa il potere politico degli oligarchi.

Per questo, il progetto di Prokhorov era stato fino ad ora visto come la solita strategia del Cremlino di creare e pilotare partiti di pseudo opposizione per incanalare i dissensi di determinati settori della società verso partiti leali e controllabili. “Giusta causa” avrebbe dovuto raccogliere lo scontento degli elettori liberali, soprattutto nel caso in cui Medvedev, ovvero l’ala più liberale dei due attualmente al potere, non dovesse ricandidarsi alla presidenza.

Cosa sia cambiato in questo ultimo mese è difficile da dire. Prokhorov ha certamente sforato il limite di critiche accettabile dalle autorità, con un debutto di campagna elettorale alquanto aggressivo.  Ma c’è dell’altro dietro a questo colpo di scena che apre ufficialmente i giochi elettorali. L’ambizioso Prokhorov deve aver scordato le regole del gioco e il ruolo assegnatogli, oltrepassando i paletti fissati. Lui stesso, in un’intervista successiva alla sua estromissione, ha dichiarato di essere entrato in conflitto con gruppi di potere interni al Cremlino e in particolare con Vladislav Surkov, vecchio consigliere politico di Putin e Medvedev: e ha definito “un fantoccio” il partito di cui è stato brevemente leader.

Senza il carisma e i soldi di Prokhorov, “Giusta Causa” è ormai una scatola vuota a disposizione di Putin e Medvedev. Quanto a Prokhorov, per il momento ha chiesto di incontrare Putin e Medevedev e ha dichiarato che fonderà un nuovo gruppo politico, ma che si asterrà dalla corsa per le elezioni parlamentari.