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  • Martedì 16 agosto 2011

L’assalto a Latakia, Siria

L'esercito attacca con i carri armati la città portuale per il terzo giorno consecutivo costringendo alla fuga, tra gli altri, migliaia di rifugiati palestinesi

A man walks past a burnt-out building in the Northern city of Latakia, some 350 km northwest Damascus on March 27, 2011. Syrian security forces strove to restore order in the northern city of Latakia, after two days of chaos that left 15 dead and more than 150 injured in a wave of unrest that has put President Bashar al-Assad under unprecedented pressure.
AFP PHOTO / ANWAR AMRO (Photo credit should read ANWAR AMRO/AFP/Getty Images)
A man walks past a burnt-out building in the Northern city of Latakia, some 350 km northwest Damascus on March 27, 2011. Syrian security forces strove to restore order in the northern city of Latakia, after two days of chaos that left 15 dead and more than 150 injured in a wave of unrest that has put President Bashar al-Assad under unprecedented pressure. AFP PHOTO / ANWAR AMRO (Photo credit should read ANWAR AMRO/AFP/Getty Images)

L’esercito siriano sta portando avanti i suoi attacchi repressivi a Latakia per il terzo giorno consecutivo. Latakia, in italiano anche Laodicea, è la più importante città portuale del Paese e si trova circa 350 chilometri a nordovest di Damasco. La città ospita, tra le altre cose, un grosso campo profughi per rifugiati palestinesi, molti dei quali nelle ultime ore sono stati costretti a fuggire e lasciare le loro abitazioni. Vari testimoni hanno raccontato ad Al Jazeera che l’esercito sta usando carri armati e armi automatiche, sparando a “tutto quello che si muove” e radunando in uno stadio le persone sorprese nel tentativo di lasciare la città.

Chris Gunness, il portavoce dell’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi, ha detto che tra i 5.000 e i 10.000 profughi sono stati costretti a lasciare il campo. La giornalista di Al Jazeera Nisreen El-Shamayleh ha definito gli attacchi “i più atroci” dall’inizio delle proteste contro Bashar al-Assad, cinque mesi fa. Fino a questo momento le persone uccise durante la repressione a Latakia sono 31, ma non è noto cosa succederà alle centinaia di persone radunate nello stadio della città e private dei loro documenti. Scappare della città è comunque impossibile, dato che le forze armate la circondano: un assedio in piena regola. Il governo siriano ha definito quanto sta accadendo un’operazione contro la gang della città.

Ieri il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha ribadito la richiesta alla Siria di fermare la repressione, minacciando non meglio specificate “conseguenze”. La Casa Bianca ha chiesto nuovamente ad Assad di dimettersi, visto che la violenza “delegittima la sua capacità di governare” e “la Siria starebbe meglio senza di lui”. La Germania ha chiesto per sanzioni più pesanti da parte dell’Unione Europea e ha invitato il Consiglio di sicurezza dell’ONU a discutere il prima possibile di quanto sta accadendo in Siria.

Latakia il 27 marzo 2011, in una delle prime operazioni repressive da parte dell’esercito siriano.
Foto: ANWAR AMRO/AFP/Getty Images