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  • Domenica 24 luglio 2011

La Love Parade, un anno dopo

Uno dei sopravvissuti racconta com'è cambiata la sua vita dal 24 luglio 2010, quando 21 persone morirono schiacciate in un tunnel a Duisburg, in Germania

(OLIVER BERG/AFP/Getty Images)
(OLIVER BERG/AFP/Getty Images)

Esattamente un anno fa, il 24 luglio, ventuno persone morirono schiacciate nel tunnel d’accesso alla Love Parade di Duisburg, in Germania. La folla rimase intrappolata dentro un tunnel che era l’unico accesso disponibile per un milione e mezzo di persone. Quando i primi iniziarono a temere di restare soffocati provarono a scappare in direzione dell’uscita, ma si scontrarono con quelli che nel frattempo premevano per entrare. Seguì un attacco di panico collettivo, in cui molte persone morirono calpestate e oltre trecento rimasero ferite. Lo Spiegel ricorda quello che successe quel giorno con un’intervista a uno dei sopravvissuti.

Per 39 anni, Wolfgang L. aveva montato cucine e vissuto una vita modesta a Duren, nella Nord Westphalia. Non aveva mai avuto problemi economici e gli piaceva camminare in mezzo al mercato della città con sua moglie. Ma il 24 luglio del 2010 decise di guidare fino a Duisburg e andare alla Love Parade. Aveva 54 anni e non era esattamente in linea con il pubblico del più grande evento di musica techno del mondo. Ma il tempo era bello quel sabato e lui era curioso. La moglie rimase a casa con il cane. Doveva essere solo uno svago da weekend, niente di più. Invece quando tornò a casa era un altro uomo.

Wolfgang si ritrovò proprio in mezzo al tunnel quando la calca iniziò a spingere. È sicuro di avere calpestato accidentalmente una persona dietro di sé uccidendola. Da allora per lui niente è stato più come prima. Il senso di colpa non lo ha più abbandonato e spesso rivive quei momenti e la sensazione di essere schiacciato da tutti i lati. Di notte non riesce a dormire per gli incubi. E spesso viene colto da attacchi di panico mentre va a fare la spesa o mentre sale in ascensore. Dal primo marzo di quest’anno è stato ufficialmente dichiarato dai medici incapace di lavorare. Gli sono stati diagnosticati diversi tipi di trauma e da maggio vive grazie a un sussidio statale. Per continuare a poterne usufruire, però, lui e sua moglie dovranno trasferirsi in un appartamento più piccolo. Lui stesso ammette di essere ormai incapace di fare qualunque cosa.

A fine aprile Wolfgang ha incontrato Rainer Schaller, il proprietario dell’azienda di eventi che organizzava la Love Parade. Sperava che dopo si sarebbe sentito meglio, che avrebbe almeno avuto qualche risposta. E invece Schaller si limitò a dire che era dispiaciuto per quanto successe, ma cercò subito di scaricare la colpa sugli altri soggetti coinvolti: la polizia, l’amministrazione locale. «Quest’uomo non ha idea di quello che stiamo vivendo e in che tipo di buco precipitiamo quando non ci viene detto chi è il responsabile». Le indagini successive all’incidente accertarono pesanti responsabilità da parte di polizia, organizzatori e amministrazione locale ma i processi sono ancora in corso e le famiglie delle vittime stanno ancora aspettando un risarcimento.

Wolfgang racconta di non riuscire a dimenticare quella massa di persone che premevano contro di lui nel tunnel e i suoi tentativi di aiutare una ragazza che urlava perché stava soffocando. A un certo punto si ritrovò sbalzato sopra un mucchio di persone cadute a terra. È sicuro di averne calpestata una. A volte cerca di convincersi che fosse soltanto uno zaino, una coperta o un sacco a pelo. Ma stando a quello che ha ricostruito della dinamica dell’incidente, proprio in quel punto del tunnel fu ritrovata una delle ventuno vittime.