Di cosa è accusato Alberto Tedesco

Perché la procura di Bari aveva chiesto l'arresto del senatore eletto col PD, che ieri è stato negato mentre la Camera premetteva quello di Alfonso Papa

di Francesco Costa

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09-03-2011 Roma
Politica
Senato, Giunta per le Autorizzazioni a Procedere, audizione di Alberto Tedesco
Nella foto Il senatore Alberto Tedesco

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
09-03-2011 Rome
Senate, hearing of Michele Tedesco
In the photo The senator Michele Tedesco
Foto 09-03-2011 Roma Politica Senato, Giunta per le Autorizzazioni a Procedere, audizione di Alberto Tedesco Nella foto Il senatore Alberto Tedesco Photo Roberto Monaldo / LaPresse 09-03-2011 Rome Senate, hearing of Michele Tedesco In the photo The senator Michele Tedesco

Ieri il Senato ha votato contro la richiesta di arresto della procura di Bari ai danni di Alberto Tedesco, senatore del gruppo misto eletto nelle liste del Partito Democratico. La contemporaneità tra il voto su Tedesco e quello della Camera su Alfonso Papa ha portato all’accostamento delle due vicende, che invece sono ovviamente molto diverse tra loro. Di quella di Tedesco, poi, si sa molto meno, anche perché è iniziata parecchi anni fa.

Chi è Alberto Tedesco
Alberto Tedesco ha 61 anni ed è socialista: è stato dirigente nazionale del PSI, poi membro dello SDI, poi dei “Socialisti autonomisti”, di cui è stato segretario regionale in Puglia. In Puglia è stato anche consigliere regionale prima di diventare, nell’aprile del 2005, assessore regionale della Sanità nella prima giunta Vendola. Già in quei giorni si parla del fatto che sia la moglie che i tre figli di Tedesco hanno partecipazioni azionarie in alcune società che commercializzano in Puglia prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, e che questo potrebbe rendere inopportuna la sua nomina. All’epoca, Tedesco dice di aver chiesto ai suoi parenti di dismettere le loro quote. «Ciò che non posso chiedere è di cambiare mestiere». Nonostante qualche titubanza, alla fine Vendola si decide e lo nomina assessore.

Le accuse dell’Italia dei Valori
Passano due anni e il presunto conflitto di interessi di Tedesco torna sulle pagine dei giornali. L’Italia dei Valori, alleata di Tedesco e di Vendola, denuncia che “le aziende sanitarie del figlio [di Tedesco, ndr] da quando è assessore hanno incrementato il fatturato del cento per cento”. In realtà l’aumento è stato del trenta per cento, si vedrà poi. Tedesco dice che la moglie e i figli hanno ceduto le loro quote e l’unica società rimasta nelle loro mani è la Eurohospital, “fondata dopo l’insediamento della giunta Vendola”. Ma l’IdV e il centrodestra fanno riferimento proprio ai guadagni di Eurohospital. Il centrodestra si associa alle accuse e sostiene che i fatturati da record delle società si spieghino con dei non meglio precisati favori fatti da Tedesco durante i suoi anni da assessore. Chiedono quindi a Tedesco di “spiegare” i guadagni di società non sue.

L’inchiesta
Siamo nell’ottobre del 2007: raccogliendo le denunce dell’Italia dei Valori e del centrodestra, la procura apre un’indagine conoscitiva. Il centrodestra presenta una mozione di sfiducia nei confronti di Tedesco, che il consiglio regionale respinge: “cifre alla mano”, scrive Repubblica all’epoca, “Tedesco ha dimostrato come le aziende dei figli non abbiano incrementato in questi anni il fatturato rispetto alle altre società”. Nel frattempo però l’indagine continua, la Guardia di Finanza compie alcune perquisizioni e gli inquirenti iniziano a definire il nodo da sciogliere. Nel corso del suo mandato, infatti, Tedesco ha aggiunto nell’elenco delle cliniche accreditate dalla regione Puglia – quelle che possono erogare prestazioni in convenzione – anche due cliniche private che acquistano i prodotti dalle ditte dei suoi figli. Niente di formalmente illecito, ma gli inquirenti vogliono capire se questa scelta è dovuta alla volontà di favorire le aziende dei suoi familiari.

Le elezioni del 2008
Intanto succede una cosa che cambierà lo scenario, a un certo punto, ma non lo sappiamo ancora. In quei mesi in Italia cade il governo Prodi e si torna al voto: Alberto Tedesco in Puglia viene inserito nelle liste del PD per il Senato. In teoria è una posizione da ineleggibile, ma il mancato raggiungimento del quorum da parte della Sinistra Arcobaleno farà scattare per il PD più seggi del previsto: Alberto Tedesco finisce per essere il primo dei non eletti e rimane assessore della Sanità.

Il 6 febbraio 2009
Alle 16,51 del 6 febbraio 2009 l’ANSA diffonde un lancio di agenzia: Alberto Tedesco risulterebbe indagato a proposito di un “sistema corruttivo” che ruoterebbe attorno al mondo della sanità, le accuse sono di corruzione e associazione a delinquere. Scrive Repubblica: “al centro dell’inchiesta coordinata da Desirèe Digeronimo ci sarebbero cliniche private o centri di riabilitazione che avrebbero erogato un numero eccessivo di prestazioni e affidamenti irregolari di appalti per la fornitura di prodotti ospedalieri”. Oltre a Tedesco sono indagate altre quindici persone, tra cui manager, dirigenti delle ASL pugliesi e imprenditori. Tedesco si dimette da assessore a tempo di record: tre ore e 49 minuti dopo il lancio dell’ANSA. «A Tedesco confermo la mia stima umana e politica insieme alla certezza che saprà dimostrare rapidamente la propria estraneità a qualunque addebito», dice Nichi Vendola.

Le accuse a carico di Tedesco
Nel corso dei mesi circolano molte informazioni sul materiale raccolto dalla procura a carico di Tedesco, che intanto viene indagato anche per truffa, per aver danneggiato il sistema sanitario regionale. L’inchiesta ha decine di filoni: le forniture alle cliniche, le stabilizzazioni dei precari, le presunte pressioni sui direttori delle ASL allo scopo di rimuovere alcuni dirigenti, la scelta delle imprese a cui far fare lavori pubblici. Uno dei casi di cui si occupa la procura riguarda poi Giancarlo Logroscino, professore di neuroscienze di fama internazionale, che dagli Stati Uniti tornò in Puglia e perse il concorso da primario di Neurologia. Repubblica scrive che “nell’ambiente sanitario circolavano voci di un presunto intervento dell’assessore [Tedesco, ndr] sul risultato finale della prova”. Vendola chiese informazioni a Tedesco, “che al telefonò negò la circostanza e anzi assicurò che avrebbe chiarito la situazione con una serie di interlocutori. Vendola ha spiegato che la sua era una preoccupazione di carattere politico: Logroscino è un luminare riconosciuto dalla comunità internazionale, per il presidente era singolare che avesse potuto perdere un concorso ad Acquaviva delle Fonti”. In ogni caso, la telefonata a Tedesco costerà a Vendola un’indagine per concussione, che poi sarà archiviata dopo qualche mese.

Le elezioni europee del 2009
Nel frattempo è primavera, ci sono le elezioni europee. Il PD decide di candidare il senatore Paolo De Castro come capolista della circoscrizione Sud: De Castro viene eletto al Parlamento europeo e, lasciando il seggio da senatore, fa entrare in Parlamento Alberto Tedesco, che si insedia il 15 luglio 2009.

La richiesta di arresto
Passano due anni in cui Tedesco fa il senatore del PD e Vendola conquista la rielezione a presidente della regione Puglia. Arriviamo al 24 febbraio del 2011, quando la procura di Bari chiede l’arresto di sei persone, tra cui lo stesso Tedesco. Il giudice per le indagini preliminari fa cadere l’accusa più grave nei confronti dell’ex assessore, quella di associazione a delinquere, ma mantiene quella di corruzione, aggiunge concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Parla di “un sistema clientelare” fatto “di una lottizzazione sistematica” per le nomine dei primari e dei manager delle ASL, che prevedeva una “adesione incondizionata e supina alle richieste politiche” da parte dei manager. Le accuse si fanno un po’ più vaghe. Il giudice per le indagini preliminari parla di un’equazione per cui alla “nomina del dirigente amico” corrispondeva il “ricambio dei favori da parte del dirigente nominato”. Lo stesso gip scrive che i metodi dell’ex assessore “erano spesso utilizzati in maniera del tutto identica da altri assessori (regionali e comunali) e da altri uomini politici”, ribadendo però che Tedesco era “uno dei principali, e magari persino il principale protagonista del sistema di lottizzazione politica nella gestione della sanità pubblica pugliese”. Così dalla sintesi di Repubblica.

Tutto avveniva grazie allo strumento delle nomine per gli incarichi pubblici, considerate «lo snodo fondamentale per garantire ingenti ed indebiti profitti ai privati compiacenti (politici, imprenditori, manager pubblici) che sorreggevano il politico di turno, in un circolo vizioso ed impenetrabile i cui partecipi prosperavano a tutto discapito dell’ efficienza, trasparenza e buona organizzazione del servizio sanitario pubblico». Sulle nomine vi è stata, scrive ancora il giudice, «la consapevolezza dei responsabili politici – di tutti i responsabili politici – di operare per fini di spartizione partitica e/o correntizia, riconoscendo al più ai propri dirigenti un limitato potere di proposta». Il sistema, precisa De Benedictis, non risulta circoscritto a singoli esponenti della maggioranza di centro-sinistra ma assurge a logica di strategia politica, al fine di acquisire consenso e rendere stabile la maggioranza di governo». In questo contesto, scrive il gip, «l’adesione del Governatore Nichi Vendola alla destituzione di Franco Sanapo» dalla carica di direttore sanitario della Asl di Lecce (ndr, come richiesto insistentemente da Tedesco, che lo considerava un suo nemico giurato), è stata, secondo la Procura, «dettata da criteri di spoil system, a differenza di quanto ritenuto dal pm per il Tedesco, impegnato a curare i suoi interessi personali ed economici nella Asl di Lecce». In sostanza, «la prassi politica dello spoil system – si legge ancora nell’ ordinanza – era, di fatto, talmente imperante nella sanità regionale da indurre il Governatore Vendola, pur di sostenere alla nomina di direttore generale un suo protetto, addirittura a pretendere il cambiamento della legge per superare con una nuova legge, “ad usum delphini”, gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina».

Per Vendola non scattò alcun provvedimento perché questo “a differenza di Tedesco, avrebbe agito soltanto spinto dal criterio dello spoil system”. Per Tedesco, invece, secondo il gip serve la misura cautelare: perché avrebbe influenzato quelle nomine per trarne guadagni personali e potrebbe commettere altri episodi di corruzione (o indurre a farlo persone a lui vicine).

La reazione di Tedesco
Tedesco si autosospende dal PD e chiede alla procura di essere giudicato col rito immediato: “Io voglio essere processato”. Ricorda di essere rimasto “per cinque mesi” senza immunità parlamentare e sostiene quindi che “se avessi temuto qualcosa, me ne sarei scappato all’estero. Piuttosto, voglio difendermi: nel processo, non dal processo”. La difesa di Tedesco sostiene che questo non ha commesso alcun reato, per il semplice fatto che “non aveva il potere di incidere sulla scelta delle nomine dei dirigenti Asl. Né lui, né la giunta regionale”. Tedesco lamenta anche il fatto di non essere mai stato interrogato, lungo i tre anni dell’indagine. Negli stessi giorni Vendola dichiara di avere “sottovalutato, nel 2005, il peso che [il conflitto di interessi di Tedesco] avrebbe potuto determinare nella contesa politica”.

Le ultime battute
Tedesco è senatore, quindi il suo arresto deve essere convalidato dalla Giunta delle immunità prima e dal Senato poi. Tedesco dice così, lo scorso 25 marzo: “Non posso accettare che la magistratura chieda il mio arresto e che il Senato mi salvi. Per questo quando il provvedimento giungerà in aula inviterò l’assemblea ad autorizzare il carcere”. La Giunta delle immunità del Senato vota a favore dell’arresto, ma bisogna comunque attendere il voto dell’aula. Nel frattempo il Tribunale del Riesame di Bari fa diventare la richiesta di arresto una richiesta di arresti domiciliari, accogliendo parzialmente un ricorso di Tedesco. Si arriva ieri, quindi, e al voto del Senato: i senatori si sono espressi con voto segreto e la maggioranza di loro ha respinto la richiesta della procura di Bari. Tedesco durante la seduta aveva chiesto più volte ai suoi colleghi di votare a favore dell’arresto, ma dopo il voto ha detto di non avere intenzione di dimettersi. «Ho fatto quello che dovevo», ha detto, «ora accada quel che può».

foto: Roberto Monaldo / LaPresse