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  • Lunedì 6 giugno 2011

La strage al confine israeliano con la Siria

I soldati hanno ucciso 22 manifestanti palestinesi che ricordavano la sconfitta del 1967

Almeno venti persone che manifestavano davanti al confine siriano con Israele sono state uccise dai soldati israeliani ieri, stando alle informazioni arrivate dalla Siria e dagli ospedali che hanno ricevuto morti e feriti. Il governo israeliano ha accusato la Siria di aver consentito che i manifestanti attaccassero il confine (simili manifestazioni sono state controllate dalle autorità in Libano) per distrarre l’attenzione dalla repressione contro le proteste antigovernative delle ultime settimane. La tv siriana ha sostenuto che i manifestanti fossero giovani palestinesi provenienti da un campo profughi vicino al confine.

La protesta voleva ricordare la sconfitta araba nella guerra dei Sei Giorni del 1967 contro Israele (il giorno della “Naksa”, la sconfitta): i partecipanti avevano raggiunto il migliaio e superato i posti di blocco siriani entrando nella terra di nessuno di fronte alle postazioni militari israeliane e tagliando il filo spinato di separazione. Il fuoco occasionale ma ripetuto dei militari israeliani si è intensificato quando i palestinesi hanno lanciato delle molotov che hanno fatto esplodere delle mine anticarro poste lungo confine.  Tre settimane fa c’erano stati altri morti nelle manifestazioni di protesta contro l’anniversario della nascita di Israele (il giorno della “Nakba”, la catastrofe): Israele aveva da allora deciso di rafforzare la sua presenza armata sul confine per le proteste di ieri. Un portavoce dell’IDF, l’esercito israeliano, ha detto che in altri punti del confine dove c’erano stati simili attacchi i manifestanti sono stati dispersi solo con i lacrimogeni e i proiettili di gomma ma che nella zona di Majdal è stato necessario difendere il confine sparando “all’altezza delle gambe”: l’IDF ha contestato le cifre di oltre venti morti date dalla Siria.

Nei tredici campi profughi in Siria vive circa mezzo milione di palestinesi, oggetto da decenni di una delle discussioni più delicate nelle sporadiche trattative tra Israele e Palestina sulla fine del conflitto.