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  • Sabato 9 aprile 2011

Le proteste in Siria

Continuano le proteste, ma non tutti i siriani hanno deciso di sostenere il movimento di opposizione

Aumentano le proteste in Siria. Dopo le dimissioni del governo siriano dieci giorni fa, di scarso effetto perché il potere rimane saldamente nelle mani del presidente, la giornata di ieri ha visto manifestazioni particolarmente intense e violente in tutto il paese. L’opposizione ha dichiarato di aver portato in piazza centinaia di migliaia di persone: l’ampiezza delle proteste, dice il New York Times, sono indice di una maggiore coordinazione tra i diversi movimenti che si oppongono al presidente Bashar Al-Assad.

Il centro degli scontri di ieri è stata ancora la città meridionale di Dara’a, dove, secondo alcuni testimoni, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti. I morti sarebbero stati più di venti. La versione del governo è che siano stati gruppi armati legati alle forze di opposizione ad aprire il fuoco, uccidendo 19 poliziotti. Difficile stabilire il reale corso degli eventi, dato che i media stranieri non possono uscire da Damasco. Altre manifestazioni si sono tenute nei sobborghi della capitale e nelle città curde nell’est del paese, nonostante la recente offerta del presidente Assad di estendere la cittadinanza siriana a 200mila curdi finora classificati dal governo come senza patria.

La Siria manca di un luogo simbolico che rappresenti il movimento di protesta in tutto il paese, come piazza Tahrir in Egitto. Le manifestazioni sono più sparse nelle diverse città del paese e spesso si tengono in occasione dei funerali dei morti negli scontri o dopo i momenti di preghiera. Il governo ha risposto in diverse occasioni aprendo il fuoco e uccidendo decine di persone, nonostante le assicurazioni in senso contrario del presidente. Secondo l’opinione dello storico siriano Amr al-Azm, riportata dal New York Times, la popolazione non è ancora stata interamente coinvolta nel movimento di opposizione. La gran parte dei partecipanti alle proteste è giovane e povera, mentre la borghesia cittadina sunnita di Damasco e Aleppo, che teme per la stabilità del paese, non ha ancora deciso da che parte stare.

Foto: manifestanti egiziani a piazza Tahrir reggono una grande bandiera siriana in solidarietà con il movimento di opposizione al presidente Assad, durante la giornata di ieri (MISAM SALEH/AFP/Getty Images)