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  • Domenica 3 aprile 2011

La polizia cinese perseguita ancora Ai Weiwei

Ai è stato arrestato all'aeroporto di Pechino mentre stava per salire su un volo diretto a Hong Kong

L’architetto cinese Ai Weiwei, famoso in tutto il mondo per avere progettato lo stadio delle Olimpiadi di Pechino, è di nuovo nei guai con la polizia. Questa mattina è stato fermato all’aeroporto di Pechino mentre stava per salire su un volo diretto a Hong Kong. Da quel momento non si è più avuta nessuna notizia. Nelle ultime settimane oltre venti attivisti sono stati arrestati in Cina con l’accusa di propaganda sovversiva. Gli arresti si sono intensificati soprattutto in seguito alle proteste in Medio Oriente e Nord Africa degli ultimi mesi, che hanno fatto temere un effetto contagio anche in Cina.

Lo scorso novembre Ai era finito agli arresti domiciliari per alcuni giorni per avere organizzato una festa d’addio per il suo studio di Shanghai, che le autorità cinesi avevano deciso di demolire. Ai, dopo avere cercato inutilmente di opporsi alla demolizione, aveva scelto di accettare la decisione del governo con ironia, offrendo un rinfresco a base di diecimila granchi di fiume – uno dei piatti più prelibati della cucina cinese autunnale – per «festeggiare la demolizione forzata». Gli agenti si sono però presentati nella sua abitazione della capitale, intimandogli di cancellare l’evento. Di fronte al suo rifiuto, lo avevano bloccato mentre cercava di partire.

Erano state le stesse autorità di Shanghai a chiedere ad Ai Weiwei di costruire l’atelier di duemila metri quadri, terminato nel marzo 2010. Altri sei famosi artisti cinesi avevano partecipato alla costruzione del nuovo quartiere culturale di Shanghai, ma solo Ai è stato punito dal governo. Il sostegno dello stato si è interrotto quando Ai si è schierato con chi accusa le autorità per gli effetti disastrosi del terremoto del 2008 in Sichuan. Prima ha realizzato un’opera con i nomi dei cinquemila bambini uccisi dal crollo di scuole mal costruite. Poi ha cercato di testimoniare in favore dell’attivista che ha compilato l’elenco delle vittime e raccolto le prove contro i funzionari corrotti. Il giorno del processo è stato picchiato dalla polizia nella sua stanza d’albergo, costringendolo a un delicato intervento chirurgico al cranio in Germania. A settembre infine gli è stato ordinato di demolire il suo studio di Shanghai, improvvisamente diventato una «costruzione illegale».