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  • Mercoledì 30 marzo 2011

«La Siria è vittima di un complotto»

Assad ha detto che le proteste sono solo frutto di una «cospirazione esterna e interna»

Il presidente della Siria Bashar al-Assad ha tenuto il suo primo discorso alla nazione dall’inizio delle proteste dell’ultimo mese. Parlando davanti al Parlamento che lo acclamava, Assad ha detto che quello che sta succedendo in Siria è solo frutto di una cospirazione «esterna e interna» ma che il paese si riprenderà presto. Lo stato d’emergenza, nonostante gli annunci degli ultimi giorni, non è stato rimosso. Si è parlato vagamente di «nuove riforme», ma senza lasciare intravedere aperture democratiche significative.

«È un momento eccezionalmente difficile, ma ce la faremo. Mi dispiace per le vittime. Intorno a noi sta cambiando il mondo con ripercussioni in tutta la regione, Siria compresa. I recenti eventi hanno messo alla prova l’unità del paese. I nostri nemici lavorano in modo continuo per colpirci, anche se non tutti i manifestanti erano con chi complottava contro il nostro paese».

Il presidente ha anche assicurato di non avere mai ordinato alla polizia di sparare sulla folla e accusato i canali satellitari e internet di avere fomentato gli scontri. «La regione di Daraa è nel cuore di tutti i siriani, la gente non ha alcuna responsabilità per quello che è successo. Ho dato chiare disposizioni per non ferire alcun cittadino. Parte della colpa è di chi su internet e in tv ha falsificato le notizie. Le divisioni sono iniziate per colpa delle immagini trasmesse dai canali satellitari. Gli incidenti avvenuti nel paese sono stati istigati attraverso questi media». Poi ha promesso vagamente «nuove riforme» per combattere la corruzione e ricordato di avere già aumentato gli stipendi pubblici, e ha concluso sottolineando che non accetterà nessun tipo di interferenza esterna sul proprio territorio: «Non accettiamo interferenze esterne sulle nostre terre. Se dobbiamo combattere, siamo pronti. Chi vuole la guerra dalla Siria l’avrà».

Il discorso di Assad conferma che le dimissioni del governo di ieri erano soltanto una mossa per placare le rivolte, ma non saranno seguite da un reale cambiamento per il paese. Bashar al-Assad è diventato presidente nel 2000 dopo la morte del padre Hafiz al-Asad, che era stato a sua volta al potere per trent’anni. È anche segretario generale del Baʿath, il partito che rappresenta la maggioranza sunnita e a cui la Costituzione affida il ruolo di guida della società. I suoi poteri, già enormi ai sensi della Costituzione del 1973, sono ulteriormente aumentati dal fatto che dal 1963 (l’anno in cui il Baʿath prese il potere dopo il colpo di stato) è in vigore la legge marziale, ufficialmente motivata dallo stato di guerra con Israele e dalla minaccia del terrorismo. Secondo Amnesty International le persone morte negli scontri delle ultime settimane sono almeno 93.