Tutte le balle del ministro Gelmini

L'intervista da Fazio riletta dati e verità alla mano

di Marco Campione

Ieri il ministro Gelmini è intervenuta nella trasmissione Che tempo che fa, intervistata da un Fazio che per l’occasione è stato incalzante. Il ministro ha innanzi tutto difeso il Presidente del Consiglio per il suo intervento sugli insegnanti che “inculcano”, con un argomento molto debole: è stato frainteso, ha già precisato. Si fosse limitata a questo sarebbe stato molto triste (perché perfino Bondi – di fronte alle intemperanze di qualche collega – ha difeso i suoi “dipendenti”), ma comprensibile. Il problema è che poi ha aggiunto che “è sbagliato mettere in contrapposizione – come fa la sinistra – scuola statale e scuola paritaria”. Peccato che (derubricati – si fa per dire – gli insulti a maleducazione, irresponsabilità e ignoranza) il punto politico di critica alle parole di Berlusconi sia proprio il fatto che ha contrapposto scuola statale e scuola paritaria e infatti non a caso è stato investito dalle critiche di Bagnasco, dell’associazionismo cattolico e dei rappresentanti delle scuole non statali, anche non confessionali.

Nella parte conclusiva della sua intervista il ministro parla della carenza di insegnanti di sostegno e prima nega – mentendo –  e poi elude la contestazione che il ministero sia stato condannato (la sentenza è qui), e incalzata dall’intervistatore fa tre affermazioni: che ci sono 3500 insegnanti di sostegno in più, che la carenza di personale di sostegno è dovuta a una distribuzione diseguale degli stessi e che c’è “eccessiva superficialità nel riconoscere disabilità che non esistono”. La prima affermazione è vera, ma è falsa. Nel senso che ad essere di più sono gli insegnanti in ruolo, ma non (se non poche centinaia) gli insegnanti in genere: buon per loro e per le loro famiglie, ma per i disabili e le loro famiglie cambia poco. La seconda affermazione è vera, come è stato dimostrato da una indagine di Tuttoscuola: “a Salerno e a Bari il rapporto è di 1,67 disabili per ogni docente di sostegno; a Nuoro si arriva addirittura a 1,59; all’estremo opposto, Pescara e Latina hanno un rapporto di 2,58”; come si vede non è solo un problema di rapporto nord-sud: cosa sta facendo il ministro per un riequilibrio? La terza affermazione è semplicemente vergognosa e l’ho sentita anche dal Direttore regionale della Lombardia Colosio (sempre a dimostrazione che non riguarda solo il Sud). Colosio ha anche aggiunto un perentorio “ho le prove”. Qui i casi sono due: o non è vero (e la bugia si commenta da sola), oppure è vero e allora il ministro tollera che un disabile “vero” abbia meno ore di sostegno perché non ha la capacità di intervenire su quello “falso” pur avendone le prove. In un paese normale ci si dimetterebbe per molto meno.

La parte centrale dell’intervista si è concentrata sui tagli, che il ministro ha rivendicato (“non li ho subiti, ma condivisi con Tremonti”, ha detto). Qui ci sono alcune chicche: andiamo con ordine. La spesa per la scuola in dieci anni è aumentata, non diminuita. Immagino intenda prima del suo avvento e non so se sia vero (questi conti sono sempre un po’ complessi). Ma ipotizziamo anche che sia vero: chi ha governato Viale Trastevere nei dieci anni precedenti il suo arrivo? Per un annetto Berlinguer, poi De Mauro (entrambi di centrosinistra), poi per cinque anni Letizia Moratti (centrodestra) e per due Fioroni (centrosinistra). Dobbiamo quindi dedurne che responsabile di questo presunto spreco di denaro pubblico sia stato il centrodestra quanto il centrosinistra e in particolare Letizia Moratti, unica ad aver avuto continuità e possibilità di pianificare. Sintesi giornalistica: Gelmini attacca Moratti. Fossi nel sindaco di Milano, avrei già chiesto le dimissioni del ministro.


Seconda chicca: io non ho tagliato investimenti ma sprechi. “Mi può fare un esempio?” chiede Fazio e la sventurata – è proprio il caso di dirlo – rispose: “le pulizie!”. Ci sono più bidelli (200mila) che carabinieri e spendiamo 600 milioni extra per le pulizie per avere scuole sporche. Dal che deduciamo che siccome in Italia ci sono troppi bidelli abbiamo abolito modulo e tempo pieno nella scuola primaria. Bizzarro uso della logica: un ministro così in qualunque paese si sarebbe già dimesso tra risatine e sfottò.

Terzo nucleo di argomentazioni, quelle relative agli stipendi. “In Italia abbiamo troppi insegnanti pagati troppo poco”, “Non ho licenziato, ma contenuto l’aumento automatico della pianta organica”. Mi considero una persona che di scuola qualcosa capisce, ma di meccanismi di incremento automatico della pianta organica proprio non ne conosco. Quello che il ministro ha fatto è ridurre il numero di insegnanti “necessario” (coerentemente con la prima parte della sua affermazione iniziale, “troppi insegnanti”) e di conseguenza non sostituito gli insegnanti che vanno in pensione. Mi sarei aspettato dunque a questo punto qualche parola sulla seconda parte: “pagati troppo poco”. Qui il ministro ha prima detto la verità (ho usato i risparmi per garantire l’ordinario: gli scatti di anzianità) e poi per rispondere alla domanda di Fazio sul premio economico al merito, ha mentito spudoratamente: i soldi per il merito ci sono. Ha mentito due volte: non sono settemila euro (ma una mensilità) e non vanno a tutti i meritevoli e nemmeno a una parte di essi, visto che la “sperimentazione” di cui parla riguarda alcune decine (decine!) di scuole. Il ministro quindi non ha prestato fede al suo giuramento: “userò i risparmi per premiare il merito!” aveva detto, aggiungendo pure una cifra: il 30% degli 8 miliardi con tanto di disegnino sulla lavagna di Vespa. Per molto meno un ministro di un paese normale si sarebbe dimesso.

Infine la chicca delle chicche. Quella che Luigi La Spina su La Stampa definì l’inversione del paradigma riformista: non riformare per tagliare, ma tagliare per riformare. Il ministro lo ha detto anche ieri: “tagliare gli sprechi, tagliare le rendite, liberare così le risorse per la qualità”. Il problema, signor ministro, è che lei i tagli li ha fatti e anche ingenti. Dove sono le risorse per la qualità? Per sua stessa ammissione li sta usando per gli scatti di anzianità, ovvero li sta distribuendo “a pioggia” come direbbe Brunetta. Lei ha fallito signor ministro, ha fallito per sua stessa ammissione. Dovrebbe dimettersi.

Marco Campione è responsabile della Scuola per il partito Democratico in Lombardia.

Maria Stella Gelmini intervistata a Che tempo che fa