• Mondo
  • Venerdì 14 gennaio 2011

Nel frattempo, in Giordania

Le proteste di massa si allargano dal nord Africa al Medioriente: oggi manifestazioni anche ad Amman

A Jordanian man brandishes a loaf of bread with a sign reading "No for price rises", during a protest against rising prices, in Amman, Jordan, Friday, Jan. 14, 2011. More than 5,000 Jordanians took to the streets Friday to protest against the rising prices of food and fuel. (AP Photo/Nader Daoud)
A Jordanian man brandishes a loaf of bread with a sign reading "No for price rises", during a protest against rising prices, in Amman, Jordan, Friday, Jan. 14, 2011. More than 5,000 Jordanians took to the streets Friday to protest against the rising prices of food and fuel. (AP Photo/Nader Daoud)

Diverse migliaia di persone sono scese per le strade di Amman, la capitale della Giordania, e altre città del paese, per protestare contro la povertà, la disoccupazione e l’ascesa dei prezzi dei beni di prima necessità. I manifestanti, guidati dai sindacati e dai partiti di sinistra, chiedono le dimissioni del governo guidato dal primo ministro Samir Rifai, definito “codardo”.

“La Giordania non è un paese per i ricchi”, “Il pane è una linea da non oltrepassare”, “Fate attenzione alla nostra fame e alla nostra furia”, sono alcuni degli slogan che si leggono sui cartelli dei manifestanti, stando a quanto racconta l’agenzia AFP ripresa da Al Jazeera. Oltre che ad Amman, simili manifestazioni si sono verificate a Maan, Karak, Slat e Irbid, e in molti altri luoghi del paese. “Protestiamo contro le politiche del governo, contro i prezzi molto alti e le tassazioni vessatorie”, ha detto alla Reuters Tawfiq al-Batoush, ex capo della municipalità di Karachi, oggi tra i manifestanti.

Ieri il governo giordano aveva annunciato un piano da 169 milioni di dollari per ridurre i prezzi dei beni di prima necessità, tra cui benzina, zucchero e riso, e per creare nuovi posti di lavoro. I manifestanti sostengono che le misure promesse non sono abbastanza. Il mese scorso l’inflazione ha fatto un balzo del 6,1 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Tra i manifestanti ci sono pure i Fratelli Musulmani e quattordici sindacati. Il debito pubblico della Giordania ha raggiunto i due miliardi di dollari nel 2009, il 9 per cento del PIL.

La Giordania è una monarchia costituzionale. Il potere esecutivo è esercitato dal re e dal suo governo, composto da otto ministri e guidato da un premier nominato dal re. Il re ha potere di veto, che può essere superato dai due terzi di entrambe le camere che compongono il parlamento: i membri del senato sono interamente nominati dal re mentre quelli della camera sono eletti dal popolo. Nel 1989 è entrata in vigore una riforma che ha legalizzato i partiti politici e i movimenti di opposizione.