«Il colpo più duro alla cultura»

Ancora una lettera di Bondi al Corriere, stavolta con qualche circostanziata controaccusa sui tagli alla cultura

Il ministro Bondi, potrebbero dire i suoi critici, fatica a occuparsi della cultura italiana anche per il tempo che gli sottrae la scrittura di lunghe lettere al Corriere della Sera, formato letterario che frequenta con assiduità. Se è vero che in diverse parti un copia e incolla lo può aiutare (le rituali sezioni “sono molto triste” e “attaccano berlusconi” e “disonestà intellettuale”), nella missiva di oggi il ministro contrattacca attribuendo ad alcune puntuali decisioni del governo Prodi una parte (decisiva, per Bondi) di responsabilità nella diminuzione del fondi per la cultura.

Caro Direttore, Beppe Severgniní ha ricordato nell`editoriale pubblicato giovedì, allo stesso modo del maestro Barenboim, l’articolo 9 della Costituzione, come atto d`accusa nei confronti del governo e del sottoscritto in particolare, a causa dei cosiddetti tagli alla cultura.
A proposito di questo continuo ricorso – solo però quando fa comodo – alla nostra Carta costituzionale, mi sovvengono le parole di uno dei costituenti, Piero Calamandrei, il quale disse che la nostra Costituzione è programmatica. Più che principi immediatamente vincolanti, conteneva un proposito di riforme, in ossequio ad una rivoluzione che si posticipava.
Questo vale anche per la cultura. «La Repubblica – detta l`articolo 9 promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Non dice però come. Il tutto viene rinviato, per ogni altra questione, alle singole leggi ordinarie. Siccome mi sono stufato di ascoltare discorsi sui massimi sistemi e di ricevere critiche che ritengo,per la maggior parte infondate e ingiuste, voglio solo rivolgere ai lettori de «Il Corriere della Sera» alcune domande, se mi è permesso. Sapete chi ha inferto il colpo più duro alla cultura e all`operatività del ministero dei Beni culturali in questi ultimi anni, proprio nel compito che gli è affidato di tutelare il patrimonio storico artistico della Nazione? Non il sottoscritto, non il tanto vituperato governo Berlusconi e neppure l`ottimo ministro Tremonti, il quale peraltro a onore del vero non ha mai dichiarato che «la cultura non si mangia».

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