Domani si vota ad Haiti
A un anno dal terremoto e in mezzo a un'epidemia di colera, queste potrebbero essere le elezioni più importanti della sua storia
Dopo un terremoto e un uragano, e in mezzo a un’epidemia di colera, domani i cittadini di Haiti voteranno per eleggere il proprio presidente, in un elezione che, scrive il Wall Street Journal, potrebbe essere la più importante degli ultimi e dei prossimi anni. Si fronteggiano diciotto candidati tra i quali — dopo l’esclusione del cantante Wyclef Jean — non c’è alcun chiaro favorito. È molto probabile, quindi, che le elezioni si decideranno al ballottaggio, già fissato al 16 gennaio.
Il paese è ancora molto indietro nella ricostruzione del post-terremoto, che il 12 gennaio scorso ha ucciso quasi 200mila persone. Quasi un milione e mezzo di haitiani continuano a vivere nelle tende e nei ripari “temporanei”. I motivi dietro questa lentezza sono vari e intrecciati: il governo non è stato abbastanza efficiente, l’80 per cento degli 11 miliardi di aiuti umanitari deve ancora arrivare e, secondo l’ONU, il paese si sta appoggiando troppo alle decine di organizzazioni non governative che stanno operando sul territorio e non permettono al settore privato di riprendersi a dovere. Da un mese Haiti è stata anche colpita da un’epidemia di colera che ha fatto finora più di duemila morti, e la situazione potrebbe ancora peggiorare. L’epidemia ha portato anche scontri tra gli haitiani e le forze di pace dell’ONU, in particolare quelle provenienti dal Nepal, accusate di aver portato il colera ad Haiti.
Il nuovo presidente di Haiti dovrà quindi affrontare una serie di enormi sfide per rimettere in sesto il paese. Nei giorni scorsi sono nati degli scontri tra i sostenitori di candidati rivali, in cui sono morte due persone. Nonostante le violenze non siano ai livelli di quelle avvenute per le elezioni del 2006, si teme che la situazione possa peggiorare, anche a causa dei dubbi diffusi sulla reale capacità del governo di gestire delle elezioni regolari, alimentati anche dagli stessi candidati. Reuters scrive che, nonostante la voglia di cambiamento e riscatto, è probabile che l’affluenza alle urne sia bassa. «Non c’è un palazzo presidenziale, non c’è un paese, nessuno ha un tetto sotto cui dormire. Perché tenere delle elezioni?», ha detto Wilner Hauteau, un artigiano disoccupato. Si teme inoltre che le elezioni possano diffondere ancora di più l’epidemia di colera, perché per dimostrare d’aver votato gli haitiani dovranno lasciare un impronta digitale del proprio pollice. Le autorità dell’ONU stanno cercando di tranquillizzare la popolazione, spiegando che le 11mila cabine elettorali saranno attrezzate di secchi d’acqua e sapone.
I candidati presidenziali sono diciotto, e nessuno è particolarmente favorito. Il Wall Street Journal ha preparato una breve scheda per i cinque candidati con più possibilità di vittoria.
Mirlande Manigat, 70 anni, studiosa di legge costituzionale, è stata First Lady per quattro mesi nel 1988 come moglie di Leslie Manigat. Guida l’Assemblea dei Democratici Progressisti Nazionali con il motto “un partito capitalista dal volto umano”.
Jude Celestin, 48 anni, ingegnere meccanico, è il direttore generale della più grande azienda che si occupa della macinazione della farina, protetto dall’attuale presidente Rene Preval, che nel 1997 lo ha incaricato di gestire l’azienda che si occupava delle infrastrutture.
Michel Joseph Martelly, detto Sweet Micky, 40 anni, è un musicista rap celebre nel paese per le sue performance eccentriche, appena entrato in politica. Il suo messaggio d’amore, pace e progresso sembra avere successo tra le nuove generazioni haitiane.
Charles Henri Baker, 55 anni, è un imprenditore che ha studiato negli Stati Uniti. È l’uomo dietro l’espansione della più grande azienda di tabacco di Haiti, ed è entrato in politica nel 2000, quando si schierò contro l’allora presidente Jean-Bertrand Aristide. È leader del partito del Rispetto ed è al secondo tentativo di diventare presidente. Nel 2006 arrivò terzo.
Jean Henry Ceant, 54 anni, è nato da una famiglia povera e si è laureato in Legge a Port-au-Prince. Il suo partito si chiama Renmen Ayiti — Amore per Haiti — ed è una coalizione di partiti populisti. Ceant ha un grosso seguito tra la popolazione povera del paese.
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