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  • Mercoledì 24 novembre 2010

Le elezioni in Moldavia

Domenica il paese va a votare per la terza volta in un anno e mezzo

La Moldavia, ufficialmente Repubblica di Moldavia, è uno stato dell’Europa dell’est che fino al 1991 fu parte dell’Unione Sovietica. È racchiusa fra la Romania e l’Ucraina e non ha nessuno sbocco sul mare. Il nome italiano di questo paese è Moldavia, anche se per i Moldavi è molto simile alla denominazione russa e per questo preferirebbero vedere usato il nome Moldova, come nella lingua locale. Da oltre due anni il paese è totalmente paralizzato dallo scontro tra il blocco filo-russo degli ex comunisti e quello filo-europeo: domenica si andrà alle elezioni per la terza volta dall’aprile del 2009. La situazione è molto complessa e merita di essere raccontata dall’inizio.

Nell’aprile del 2009 i comunisti hanno vinto le elezioni politiche, tra accuse di brogli e irregolarità da parte dell’opposizione. Il parlamento doveva a quel punto eleggere il capo dello Stato: la Costituzione prevede che venga eletto con un quorum di sessantuno voti. I comunisti ne avevano però solo sessanta, e l’opposizione non era intenzionata a collaborare. Dopo due tentativi andati a vuoto, celebrati tra aprile e giugno, la costituzione impone di scioglere le camere e disputare nuovamente le elezioni politiche. Così è stato, e le seconde elezioni sono state vinte dalla coalizione filo-europea, guidata da Marian Lupu: anche stavolta però senza raggiungere i sessantuno seggi necessari all’elezione del capo dello Stato.

Il primo scrutinio doveva tenersi il 23 ottobre 2009 ma è stato annullato perché la costituzione moldava non prevedeva la possibilità che ci fosse un solo candidato alla carica. Trovato un secondo candidato, il 10 novembre è fallito il primo tentativo perché i comunisti hanno abbandonato l’aula. Un secondo tentativo si era tenuto lunedì 7 dicembre, ma era fallito anche quello. Le camere quindi erano state sciolte nuovamente e da allora il paese è in attesa di nuove elezioni, le terze appunto nel giro di un anno e mezzo. Le previsioni per domenica danno i comunisti in vantaggio ma la tensione politica continua ad essere molto alta, spinta soprattutto dal desiderio di cambiamento della popolazione più giovane. Newsweek ne parla in un articolo.

Nell’aprile del 2009, gruppi di studenti si raccolsero intorno alla sede del parlamento protestando contro il partito comunista e sventolando bandiere dell’Unione Europea. Potrebbero farlo di nuovo domenica prossima se le elezioni non vanno come sperano. Forse guardano davvero all’Europa, ma non chiamateli democratici. Le elezioni contro le quali protestavano quell’aprile si sono svolte correttamente secondo tutti gli osservatori internazionali. A differenza di quello che è successo in altre ex repubbliche sovietiche, non c’è stata nessuna prova di brogli tale da giustificare una rivoluzione. Quello che è emerso, invece, è che in Moldavia il partito comunista non ha bisogno di truccare i risultati per vincere. L’affluenza alle urne in genere supera il sessanta percento.

La spaccatura delle forze politiche liberali della Moldavia ha sempre favorito il partito comunista, continua Newsweek. Il che in questo caso lascerebbe campo libero a Vladimir Voronin, che è già stato presidente della Repubblica moldava per otto anni e che è riuscito a mantenere il supporto di Mosca pur avendo aperto a una maggiore liberalizzazione del commercio e pur avendo respinto con forza le istanze dei separatisti filo-russi. Per questo, secondo Newsweek, chiunque vincerà le elezioni di domenica dovrà necessariamente avere il supporto dei paesi occidentali, Stati Uniti compresi, se davvero si vuole sperare che anche la Moldavia inizi ad assomigliare di più a un paese europeo.

(Foto credits Daniel Mihailescu)