«Voglio occuparmi della Campania»

Mara Carfagna al Mattino annuncia le dimissioni ma "esclude categoricamente" il passaggio con i finiani

La notizia l’ha data l’Ansa venerdì, ed era appena una voce di corridoio, né confermata né smentita. Ieri ci sono state le conferme, e l’annuncio dell’intervista al Mattino di oggi: il ministro delle pari opportunità, Mara Carfagna, il 15 dicembre si dimetterà da ministro e da parlamentare, lasciando il PdL. Non per andare con Futuro e Libertà, dice: scenario che esclude “categoricamente”. Meno categorica, invece, la risposta sulla candidatura a sindaco di Napoli.

Neanche Berlusconi l’ha convinta: «Dopo le parole attendo i fatti». Parola di Mara Carfagna, prossimo ex ministro della Repubblica, che conferma di essere pronta all’addio «il 15 dicembre», il giorno dopo il voto di fiducia sul governo. Via da Palazzo Chigi e via dal Pdl perché, nonostante abbia superato diffidenze instaurando una proficua collaborazione con le associazioni gay, varato una legge anti-skalking, difeso i provvedimenti per la famiglia, lavorato fianco a fianco con esponenti dell’opposizione riscuotendo apprezzamenti bipartisan, in Campania il Popolo della libertà di fatto l’ha messa alla porta e coloro che sono a lei vicini – denuncia – vengono quotidianamente perseguitati.

Berlusconi non l’ha convinta?
«Il mio malessere non è recente, risale a un anno e mezzo fa circa: i coordinatori del partito ricorderanno bene che più volte mi sono rivolta a loro per sistemare una situazione campana molto tesa, una guerra tra bande dove vige la prepotenza e l’arroganza. Ho inviato anche diverse lettere ai vertici nazionali, Berlusconi compreso, per segnalare che si è agito in Campania in violazione delle norme dello statuto e per escludere coloro che fanno riferimento a me, addirittura sono state cambiate le regole e modificate la date su internet».

Alle regionali ha ottenuto un successo, 58mila voti: il partito non le è stato vicino?
«Sono scesa in campo su richiesta del premier. Una sfida difficilissima in cui ho messo la faccia mentre il Pdl ha pagato i costi della campagna di Alessandra Mussolini che non ha preso neanche un terzo dei miei voti. Questo è il motivo per cui la guerra contro di me è ripresa più forte».

Le hanno detto «Carfagna resta a Roma»?
«Ho 58mila persone che mi chiedono conto di cosa faccio per il territorio e non sono nelle condizioni di poter agire per loro».

Come incidere nella procedura per realizzare i termovalorizzatori?
«Nell’ultima seduta del Consiglio dei ministri ho fatto presente la mia preoccupazione sullo scontro istituzionale tra Comune e Provincia di Salerno che rischia di portare alla paralisi assoluta compromettendo la realizzazione dell’impianto. Non posso permettere che una guerra di potere faccia saltare un’operazione di vitale importanza per la Campania con la conseguenza che, dopo Napoli, anche Salerno possa essere sommersa dai rifiuti. Di qui l’esigenza di affidare le procedure a un commissario nella persona del presidente della Regione, Stefano Caldoro, eletto nel Pdl e di indiscussa moralità e onestà. Ma quando il Consiglio dei ministri ha accettato la mia proposta, Cosentino, Cesaro e altri si sono ribellati minacciando di non fare entrare i deputati campani in aula per votare la Finanziaria. Ho incontrato il collega Iapicca arrabbiato perché non volevano farlo entrare».

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