Bologna tra politica e sport

Pierangelo Sapegno racconta sulla Stampa le difficoltà di un sistema modello come quello bolognese

Dopo Marco Imarisio, che ieri si era occupato del caos nel centrosinistra a Bologna sul Corriere della Sera, oggi Pierangelo Sapegno raccoglie sulla Stampa qualche esempio del sistema bolognese in crisi, tra politica e sport.

Nella luce sbiadita di questo pomeriggio strano, quando Davide Zoggia arriva da Roma con la sua valigia piena, inviato da Bersani per cercare di mettere ordine nel caos del partito democratico bolognese, il patròn del Bologna Calcio, Sergio Porcedda, sta scappando via da Casteldebole, come in un’immagine simbolo della caduta di questa città, dentro a una Multipla color prugna, inseguito dalle urla e dagli insulti di 30 tifosi.

Fa segno con l’indice di star zitti, mentre l’auto procede lentamente scortata da due macchine della Digos. Ha appena ripetuto come se niente fosse che «sistemerò tutto e pagherò tutti». Ha un bel po’ di cose da sistemare. Paolo Alberti, leader della curva Bulgarelli, ringhia con gli occhi fuori dalle orbite che «se si presenta contro il Chievo, ci pensiamo noi». Uno dei calciatori, Britos, giura che «una cosa del genere non l’avevo mai vista in tutta la mia carriera». Loro, i giocatori, non prendono gli stipendi da giugno. Il Bologna, invece, prenderà una bella penalizzazione, se non fallirà addirittura. La procura, dal canto suo, ha aperto un procedimento per truffa: e lui sarebbe la vittima.

La storia è quasi incredibile, ma niente è ormai impossibile da queste parti: quando comprò la squadra, il patròn si affidò a un intermediario finanziario che si accompagnava a due tipi che dicevano d’essere dei funzionari della Bnl. Promisero di far tutto loro e di anticipare i soldi. Naturalmente non sborsarono una lira. L’intermediario, però, aveva dei precedenti per truffa, falso e ricettazione. I funzionari, invece, non si sa se alla Bnl li avevano mai visti.

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