Scoperta una grossa violazione della privacy su Facebook

Il Wall Street Journal scrive che applicazioni come Farmville inviano informazioni degli iscritti ad agenzie pubblicitarie

Il Wall Street Journal ha scoperto che parte delle 550mila applicazioni di Facebook — tra cui tre delle dieci più vendute, Farmville, Texas HoldEm Poker e FrontierVille — inviano illegalmente dati personali dei loro iscritti ad agenzie pubblicitarie e società di raccolta dati internet, anche quelli relativi ad account impostati al massimo della privacy.

Facebook è stato più volte accusato di non essere in grado di proteggere adeguatamente la privacy dei suoi utenti anche a causa delle sue impostazioni blande e complesse da gestire. Quest’ultimo caso sembra però essere più grave del solito, e fa sorgere nuove domande sulla pratica di raccogliere dati personali degli utenti internet, spesso senza il loro permesso.

Il dato che le applicazioni condividono è il “Facebook ID”, un numero assegnato a ogni utente del social network. L’ID è un dato pubblico dei profili e usandolo si può quindi risalire al nome della persona — e a volte quello dei suoi amici — attraverso un semplice browser come Safari o Firefox. Nel caso l’utente abbia deciso di condividere altre informazioni del suo profilo con tutti, e non solo con i suoi amici, anche quelle sarebbero visibili attraverso il Facebook ID.

La pratica infrange le regole di Facebook, e fa nascere nuove domande sulla capacità del social network di tenere al sicuro le informazioni dei suoi utenti.

Interpellato dal Wall Street Journal, un portavoce di Facebook ha ammesso l’esistenza del problema e ha promesso che l’azienda se ne occuperà, cercando di contenerlo introducendo nuove tecnologie.

Le applicazioni su cui ha indagato il Journal hanno inviato i numeri di Facebook ID ad almeno 25 aziende diverse, molte delle quali hanno costruito dei profili degli utenti tracciando le loro attività online. RapLeaf inc. — una delle aziende che raccoglie dati — ha detto che l’invio di informazioni non era intenzionale. «Non l’abbiamo fatto apposta», ha dichiarato il vicepresidente della società.

RapLeaf sostiene di eliminare il nome dell’utente, quando condivide le informazioni raccolte con le agenzie pubblicitarie. Il Wall Street Journal ha però scoperto che RapLeaf ha inviato i Facebook ID a una dozzina di agenzie pubblicitarie e società, tra cui Invite Media di Google Inc.. Tutte le dodici società hanno dichiarato di non aver raccolto o usato queste informazioni.

La maggior parte delle applicazioni che condividono dati non sono sviluppate da Facebook ma da esterni. Poco dopo che il Wall Street Journal ha informato Facebook del problema, diverse applicazioni sono diventate inaccessibili per gli utenti del social network. Il motivo, scrive il giornale, è sconosciuto.