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Quelli che lo avrebbero meritato, il Nobel

Domani a Oslo si assegna il premio Nobel per la pace del 2010

Foreign Policy elenca quelli che lo avrebbero meritato, ma non lo hanno mai vinto

Domattina a Oslo sarà assegnato il premio Nobel per la pace del 2010, sicuramente il più atteso tra i riconoscimenti espressi ogni anno dalla fondazione per il premio Nobel. Il premio per la pace viene assegnato da un comitato di cinque persone, appositamente nominate dal parlamento norvegese. Negli anni, alcune delle sue scelte sono state piuttosto controverse: i nomi che si fanno in queste circostanze sono sempre quelli di Henry Kissinger e Yasser Arafat, ma fece discutere anche la scelta di premiare Barack Obama, da poco insediatosi alla presidenza degli Stati Uniti. Poi ci sono le polemiche relative ai premi mai assegnati: alle persone che avrebbero meritato il riconoscimento ma per un motivo o per un altro non l’hanno mai ricevuto. Aspettando la decisione di domani, Foreign Policy ne ha fatto una lista.

Eleanor Roosevelt
Moglie di Franklin Delano Roosevelt, è stata la first lady degli Stati Uniti dal 1933 al 1945. Ma definirla soltanto così è sicuramente riduttivo. Eleanor Roosevelt è stata un’attivista per i diritti civili la cui influenza ha contribuito a cambiare gli Stati Uniti d’America, nonché una grande sostenitrice dell’importanza delle Nazioni Unite per diffondere la pace nel mondo. Durante la presidenza di suo marito, si è battuta perché più donne lavorassero negli uffici del governo e si è opposta all’istituzione di una legge che avrebbe di fatto impedito di votare agli afroamericani. Dopo la morte di suo marito, il presidente Truman la nominerà delegato all’Assemblea generale dell’ONU, dove sarà poi la prima presidente della Commissione per i diritti umani giocando un ruolo fondamentale nella stesura della Dichiarazione universale dei diritti umani. Negli anni è diventata una figura di grande ispirazione per le donne attive in politica, sia negli Stati Uniti che all’estero.

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Nel 1947 il Comitato per il Nobel considerò l’ipotesi di premiare lei e Alexandra Kollontai, l’ambasciatore sovietica in Svezia, per cercare di ricomporre la frattura tra Stati Uniti e Russia, ma poi cambiò idea. Nel 1955 finì nuovamente tra i candidati, ma ancora non vinse. Nel 1962, dopo la sua morte, Truman disse che il Comitato avrebbe dovuto cambiare le sue regole. “Se non lo merita lei, allora non lo merita nessuno”.

Mohandas Gandhi
Guida spirituale e politica del movimento indiano per l’indipendenza e sostenitore della resistenza non violenta, ha preso la guida del Partito del congresso indiano nel 1921 e lo ha trasformato in un movimento di massa votato alla fine delle discriminazioni sociali ed economiche ai danni degli indiani. È stato anche sostenitore dell’abolizione del sistema delle classi proprio della religione indù, che relegava gli appartenenti dell’ultima casta, gli “intoccabili”, a una vita di emarginazioni e vessazioni. Le sue lotte condussero l’India all’indipendenza. Fu ucciso da un nazionalista nel 1948.

Gandhi è andato vicino per tre volte a vincere il premio Nobel per la pace e il suo è probabilmente il più grave tra i premi non assegnati: tanto che la Fondazione per il Nobel ha una pagina sul suo sito internet che si chiama “il Nobel mancato” e ne spiega le circostanze. Nel 1937 il Comitato aveva un’opinione critica sul fatto che Gandhi fosse allo stesso tempo un attivista per la pace e il leader di un movimento indipendentista, dividendosi tra “il ruolo di Messia e quello di politico ordinario”. Nel 1947, dopo l’indipendenza di India e Pakistan, la vittoria di Gandhi fu ostacolata dalle crescenti tensioni tra indiani e pakistani che ne scaturirono: il Comitato decise di non premiare una persona così fortemente identificata con una delle due parti in causa. Nel 1948, dopo il suo assassinio, Gandhi finì nuovamente tra i candidati. Lo statuto del premio imponeva però di premiare una persona vivente, e così quell’anno il Comitato decise di non assegnare il riconoscimento. “Non ci sono candidati viventi all’altezza del premio”. Era un’ammissione di colpa.

Vaclav Havel
È stato la voce culturale e politica del movimento che ha portato alla conclusione della dominazione sovietica sulla Cecoslovacchia, e subito dopo ha guidato il suo paese verso l’ingresso nell’Unione Europea e nella NATO. Un’azione che ha seriamente compromesso la tenuta del regime comunista nell’Europa dell’Est e galvanizzato i suoi oppositori in tutta la regione, tanto da essere arrestato e incarcerato nel 1979. I suoi sforzi culminarono con la cosiddetta rivoluzione di velluto del 1989, durante la quale il suo movimento rovesciò il regime comunista. Havel fu quindi eletto primo presidente della Cecoslovacchia e poi, dopo la scissione, primo presidente della Repubblica Ceca, incarico che ha ricoperto fino al 2003.

È stato candidato al Nobel nel 1989 e nel 1990 ma dopo il riconoscimento a Lech Walesa del 1983, altro dissidente diventato presidente, il Comitato ha preferito variare l’appartenenza politica e geografica dei premiati. Piccola consolazione: nel 1991 Havel si spese molto a sostegno della candidatura di Aung San Suu Kyi, che poi vincerà il Nobel.

Ken Saro-Wiwa
Scrittore, poeta e ambientalista nigeriano, ha guidato una campagna non violenta contro l’inquinamento dilagante nel delta del Niger, provocata dalle continue e selvagge estrazioni di petrolio. Ha fondato un movimento di protesta contro le collaborazioni tra il regime militare nigeriano e la compagnia petrolifera Shell, organizzando proteste pacifiche e chiedendo un intervento immediato per una ripulitura dell’intera area. Nel 1993, ha portato 300 mila cittadini in marcia per chiedere che lo stato distribuisse gli introiti della vendita del petrolio e desse alla sua comunità etnica, gli Ogoni, una qualche autonomia politica. Considerato il suo grande seguito e la dipendenza del governo nigeriano dai soldi della Shell, il governo lo arresterà, lo farà processare da un tribunale militare e lo ucciderà impiccandolo nel 1995.

Nello stesso anno Saro-Wiwa fu tra i candidati al premio Nobel, senza vincerlo. Ottenne però il prestigioso Premio Goldman per l’ambiente e il Right Livelihood Award, definito spesso “il Nobel alternativo”.

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