“Incattivito e senza speranza”

Massimo Mantellini indica a Gianni Riotta quanto i suoi scritti somiglino a ciò che critica della rete

Massimo Mantellini è uno dei più letti e apprezzati blogger italiani, oltre che collaboratore e blogger anche sul Post: esperto ed equilibrato commentatore di molte cose e soprattutto degli sviluppi delle nuove tecnologie e dell’uso della rete. Gianni Riotta è il direttore del Sole 24 Ore e ha intrapreso da qualche tempo una propria battaglia revisionista sulle presunte storture e depravazioni di internet, per cui ha usato ancora pochi giorni fa espressioni come “ghetto di frustrati e rancorosi”. Sulla sentenza di Cassazione che ha escluso i direttori delle testate online dall’applicazione della legge sull’omesso controllo dei contenuti, Riotta ha scritto un commento prevedibilmente severo che è stato oggetto di alcune critiche in rete. Mantellini oggi lo ha commentato.

Il punto di vista di Gianni Riotta sulla sentenza della Cassazione sulla responsabilità dei siti web, pubblicato nell’inserto del Sole24ore di domenica scorsa. A differenza di quanto faccio usualmente ho aggiunto qualche commento: perchè non è sempre possibile archiviare tutto con una battuta

La sentenza con cui la Cassazione, quel volubile forum della giustizia italiana, ha deciso che sui blog non esiste alcun principio di responsabilità sarà celebrata, c’è da temere, come un trionfo della libertà di stampa. Polaris è persuasa, al contrario, che sancirà l’irrilevanza dell’informazione online non professionale, fino a un mondo di 6 miliardi di blogger, ciascuno scritto e letto solo dal proprio autore.

E’ una sentenza. E non dice che non esiste alcun principio di responsabilità. E non si riferisce nemmeno ai blog ma a qualsiasi testata online, Sole24ore compreso. Il disprezzo così evidente per chiunqua scriva in rete, anche per due persone in croce, è un inutile surplus che andrebbe spiegato.

Se infatti è lecito far circolare qualunque sesquipedale asinità, esagerazione, calunnia, grottesca teoria del complotto, ad avvantaggiarsene non sarà la verità, già così maltrattata sul web, ma la diffidenza, il disgusto e l’inerzia. La presunta licenza di dire tutto determinerà lo scetticismo assoluto di chi a leggere ancora prova.

Occorre ricordare che la circolazione del pensiero è un caposaldo delle democrazie. Compresa quella del pensiero asinino che allena i cittadini al discernimento personale. E in questo paese dio sa se ce ne sarebbe maggior bisogno. Le esagerazioni, le calunnie ed i complotti appartengono al mondo non a una qualche categoria di comunicatori. La verità poi è maltrattata ovunque, sul web molto meno che altrove.

(continua a leggere su Manteblog)

Aggiornamento: la risposta di Riotta.