Al Tokyo Game Show, col MonHan

Ieri si è chiuso il Tokyo Game Show, l'annuale esposizione di videogiochi che si tiene ogni anno in un sobborgo della capitale giapponese

di Flavio Parisi

Ieri si è concluso il Tokyo Game Show, un’immensa esposizione di videogiochi che si tiene ogni anno in un sobborgo della capitale giapponese.
I gamer più accaniti criticano la scelta delle date: la metà di settembre è troppo vicina alla Gamescom tedesca di agosto, quindi i produttori non hanno nuovi giochi da presentare e il tutto si riduce a qualcosa di già visto. Ma in realtà le novità poi ci sono e giocano in casa, visto che gli sviluppatori sono quasi tutti giapponesi, e riescono a intercettare i desideri del pubblico locale.

I titoli più importanti e attesi sono sicuramente Castelvania, Gran Turismo 5 e Marvel VS Capcom 3. Le consolle usano i dispositivi Kinect (un nuovo modo di far agire i propri alter ego sullo schermo semplicemente muovendo il corpo, presentato da XBox) e Move, praticamente il Wii per la Playstation. E fin qui i successi annunciati, ma il fenomeno più significativo è sicuramente la mania scatenata da Monster Hunter 3 per Play Station Portable. Questo gioco, abbreviato in MonHan dai giapponesi, oltre ad avere un successo massiccio da anni, è entrato nel cuore di un pubblico composto in grandissima parte da donne di tutte le età. Il protagonista è un eroe fantasy che deve catturare dei mostri simili a dinosauri spostandosi nei vari ambienti, principalmente magico-medievali. Il tutto si può fare a squadre, consorziandosi con altri giocatori. Ma il tocco squisitamente nipponico della nuova edizione è che tra le varie città che il protagonista può visitare nella sua ricerca, c’è una località termale in puro stile giapponese. Lì ci sono locande, bagni rigeneranti, templi e negozi rimasti all’epoca Edo. Sia il mix tra l’ambientazione medievale fantasy occidentale e la vita del giappone antico, sia la comoda giocabilità della versione PSP fanno pensare a un’esplosione di vendite il prossimo dicembre, quando la Capcom lo lancerà sul mercato.

Insomma sembra che quello che interessi di più siano non tanto le innovazioni tecnologiche (che la gente si sia stancata di comprare attrezzature nuove?), quanto le suggestioni, le trovate interessanti e i giochi di citazioni tra il passato e il futuro, l’impossibile e il probabile. Per molti giapponesi giocare significa soprattutto questo.

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