La Chiesa belga svela centinaia di casi di pedofilia
Ci sono le prove di abusi sessuali in quasi tutte le diocesi del paese e 13 casi di suicidio riconducibili alle violenze
La commissione indipendente voluta dalla Conferenza Episcopale belga che indaga sui casi di pedofilia in Belgio nella Chiesa cattolica ha da poco rilasciato un primo rapporto. Peter Adriaenssens, il responsabile della commissione, afferma di aver trovato prove di abusi in quasi tutte le diocesi e sostiene che almeno 13 vittime si sarebbero suicidate a causa delle violenze subite. Due ragazzini abusati su tre erano maschi e l’età si aggirava intorno ai 15 anni. Le ragazzine vittime di violenze sessuali da parte di ministri della Chiesa sarebbero state almeno un centinaio. La maggior parte dei casi copre un periodo temporale tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta.
Il lavoro di indagine, sostiene sempre Adriaenssens, non ha invece portato ad alcuna prova di una copertura sistematica e organizzata da parte della Chiesa per non far emergere i casi di pedofilia al proprio interno. La commissione ha impiegato dieci settimane per analizzare e controllare centinaia di documenti. Il rapporto è comunque incompleto perché parte della documentazione è stata dichiarata inutilizzabile dalla magistratura. Secondo i giudici alcuni raid della polizia tesi a raccogliere informazioni e documenti furono illegali. La commissione decise di sospendere i lavoro in seguito ai controlli severi delle forze dell’ordine.
Il rapporto della commissione raccoglie la testimonianza di circa 488 testimoni. Molti di questi hanno deciso di parlare e raccontare la loro storia lo scorso aprile, quando un vescovo decise di dimettersi ammettendo alcuni casi di pedofilia. Le 200 pagine del rapporto raccolgono le descrizioni delle violenze fornite dai testimoni. Nel testo si parla anche di vittime tra i due e i cinque anni di età.