Difficilmente si potrebbe trovare una storia più britannica di questa: tabloid scandalistici, Scotland Yard, la famiglia reale, giornalisti e investigatori privati disposti a tutto pur di ottenere uno scoop, una tonnellata di vip e qualche politico qua e là. Poi il magnate milionario e la sfida tra due colossi dell’informazione mondiale. In sintesi, quello che sta succedendo in Gran Bretagna a News International, il gruppo editoriale che coordina le testate britanniche controllate da Newscorp, la società di Rupert Murdoch.
Avevamo accennato la storia ieri, raccontando di come in questi giorni siano ritornate in voga le accuse nei confronti del tabloid News of the World di utilizzare intercettazioni illecite per reperire informazioni e scoop. La storia è vecchia qualche anno, e sembrava definitivamente chiusa: se ne sta riparlando perché l’1 settembre un lungo e documentato articolo del New York Times l’ha ricostruita fornendo nuovi interessanti dettagli, e portando lo scandalo a un passo David Cameron. Il come lo spieghiamo strada facendo, intanto un elemento della questione è già sul tavolo: il New York Times attacca l’editore del Wall Street Journal. Semplificare così l’inchiesta del quotidiano statunitense è dietrologo e sbagliato, visto che la notizia c’è ed è grossa, ma certo questo è un aspetto della vicenda: l’aria che tira tra Murdoch e il New York Times è nota e, per fare un esempio, questa settimana l’edizione americana Vanity Fair parla di una “guerra di Murdoch al New York Times”. Veniamo alla storia.
Terrore a Buckingham Palace
Siamo nel novembre 2005. Tre dipendenti di alto livello della famiglia reale si accorgono che ai loro telefoni cellulari accadono cose strane: nelle loro segreterie ci sono messaggi che figurano come già ascoltati nonostante loro non li abbiano mai aperti. Nello stesso periodo il News of the World pubblica delle notizie piuttosto documentate su cosa succedeva al principe William: niente di grosso, ma si trattava di informazioni note a pochissime persone e la coincidenza era preoccupante. La casa reale allerta la polizia metropolitana di Londra, ovvero Scotland Yard, che rintraccia chi accedeva alle segreterie e arriva a Clive Goodman, il giornalista del News of the World responsabile delle notizie sulla famiglia reale, e Glenn Mulcaire, un investigatore privato che lavorava per il tabloid. I due erano riusciti a ottenere i codici PIN necessari ad avere accesso alle segreterie telefoniche. Come spesso accade in questi casi, però, Scotland Yard non arrestò subito i due: disse ai dipendenti della famiglia reale di continuare a comportarsi normalmente, così da permettere all’indagine di andare avanti e accumulare elementi.
Quando è troppo è troppo
A un certo punto, qualche mese dopo, il giornalista e l’investigatore di News of the World pubblicano un articolo sulle frequentazioni di uno strip club da parte del principe Harry. Il Sun rilancia la storia con un titolo entrato nella storia dei tabloid britannici, che non è necessario tradurre: “Harry Buried Face in Margo’s Mega-Boobs. Stripper Jiggled… Prince Giggled”. Poco dopo – siamo nell’aprile del 2006 – Goodman firma un articolo sul News of the World che racconta l’irritazione della fidanzata del principe Harry per la questione dei night club, pubblicando il contenuto di un messaggio lasciato da quest’ultima nella segreteria telefonica del principe. Per la famiglia reale è troppo, e i due vengono arrestati. I risultati dell’inchiesta faranno dire a Scotland Yard che le persone spiate erano centinaia: celebrità di ogni tipo, funzionari del governo, calciatori, cantanti. Quattro anni dopo, moltissimi di questi non sanno nemmeno di essere nella lista. E la colpa è proprio della polizia, ma ci arriviamo dopo.