A chi fa gioco il Porcellum

Ilvo Diamanti fa i conti delle implicazioni del vituperato sistema elettorale e delle chances di un suo emedamento

Mentre si riaccende la discussione intorno a una sua riforma – in Italia di riforme elettorali si parla solo quando tira aria di elezioni – l’attuale sistema elettorale è oggetto di un’analisi da parte del politologo Ilvo Diamanti su Repubblica di oggi, in cui se ne studiano le implicazioni per i vari partiti.

La legge elettorale è argomento di dibattito politico ormai da vent’anni. Con alterne fortune. In questo momento fa discutere in modo particolarmente acceso. Tanto che il Pd ha proposto, se non un governo istituzionale, un’alleanza parlamentare larga intorno a questo esplicito obiettivo. Scrivere una legge elettorale migliore del Porcellum, come la definì Giovanni Sartori (ispirato dallo stesso autore, il ministro Calderoli). Un’impresa semplice, nei contenuti, perché è difficile immaginare un dispositivo altrettanto sgangherato e precario. Ma, in effetti, assai complicata. Perché, in un sistema politico fazioso come il nostro, il bene comune viene decisamente dopo quello del partito e degli uomini politici. E, nonostante tutto, non sono pochi a considerare il Porcellum vantaggioso. Non per il Paese, ma per se stessi.

Anzitutto (ma non solo, come si dirà più avanti), nella maggioranza. Se si fa riferimento al formato della competizione elettorale del 2008, PdL e Lega continuano a prevalere sull’intesa Pd-IdV. Certo, il PdL appare in difficoltà, viste le tensioni interne  –  e, infatti, com’era prevedibile, Berlusconi ha congelato la scadenza elettorale. Per ora. Mentre Bersani ha aperto al “nuovo Ulivo”, che, tradotto in termini pratici significa allargare la coalizione oltre l’IdV, come nel 2006. Si tratta, comunque, di lavori in corso. Per cui il PdL, ma soprattutto la Lega, non hanno alcuna intenzione di cambiare il sistema elettorale. Se non dopo aver calcolato bene la propria convenienza, come nell’autunno del 2005.

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