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  • Domenica 29 agosto 2010

Strage dell’autobus a Manila: ancora proteste a Hong Kong

In 80 mila hanno marciato per chiedere alle autorità filippine di fare luce sul sequestro della settimana scorsa

Ten of thousands of Hong Kongers march through a downtown street in Hong Kong, on Sunday, Aug, 29, 2010 in honor of victims of Manila bus hijacking, in lingering outrage over the bloodshed that devastated this southern Chinese territory that rarely sees violent crime. The Chinese words on banner reads " Deeply in sorrow to mourn the victims." (AP Photo/Vincent Yu)
Ten of thousands of Hong Kongers march through a downtown street in Hong Kong, on Sunday, Aug, 29, 2010 in honor of victims of Manila bus hijacking, in lingering outrage over the bloodshed that devastated this southern Chinese territory that rarely sees violent crime. The Chinese words on banner reads " Deeply in sorrow to mourn the victims." (AP Photo/Vincent Yu)

A Hong Kong, città ad amministrazione speciale della Cina, ben 80 mila persone hanno partecipato a un corteo per ricordare le persone morte nella tragedia di Manila e per chiedere che sia fatta giustizia su quanto accaduto la settimana scorsa: Rolando Mendoza, un ex-poliziotto filippino che chiedeva di riottenere il proprio lavoro, aveva preso in ostaggio quindici persone a bordo di un autobus. Mendoza chiedeva il reintegro nel ruolo di agente di polizia, dopo essere stato licenziato per un furto e un’estorsione che poi si era appurato non avesse commesso. Dopo dodici ore di stallo la polizia filippina era intervenuta, ma l’uomo – prima di essere colpito da un cecchino – aveva sparato agli ostaggi uccidendo otto dei turisti provenienti da Hong Kong.

Successivamente, a fronte delle forti proteste da parte delle autorità cinesi e di Hong Kong, il governo filippino aveva ammesso gli errori commessi dalle forze speciali nell’attuare l’intervento. Ad Hong Kong si era inizialmente parlato di un vero e proprio divieto che le autorità avrebbero imposto ai propri cittadini di viaggiare nelle Filippine, ma – poche ore dopo – la misura era stata declinata molto più timidamente in una più generica espressione di preoccupazione per la sicurezza dei turisti. Inoltre, nella giornata di ieri si sono tenuti i funerali di Mendoza che hanno suscitato l’irritazione dell’ambasciata cinese per la presenza di una bandiera nazionale filippina ad avvolgere il feretro.

La manifestazione di oggi è stata organizzata dall’intero arco costituzionale di Hong Kong – sia i partiti pro-cinesi che quelli pro-democrazia – in un raro momento di unità nazionale. Questa mattina, a Hong Kong, c’erano preoccupazioni che questa dimostrazione potesse sfociare in atti xenofobi nei confronti della forte minoranza filippina che vive nell’area, ma tutto è proceduto pacificamente. I manifestanti chiedevano risposte chiare al governo filippino sugli errori commessi nell’intervento, ed erano presenti diversi striscioni che chiamavano direttamente in causa il presidente filippino Benigno Aquino, che per parte sua non ha potuto far altro che chiedere nuovamente scusa per l’accaduto e promettere un’investigazione veloce e approfondita.

Nonostante gli sforzi delle autorità filippine i rapporti con Cina e Hong Kong sono molto tesi: il vice-premier cinese Li Keqiang ha annullato la propria visita nelle Filippine prevista per settembre e le autorità cinesi hanno rifiutato di incontrare i propri colleghi filippini fino a quando l’indagine non sarà portata a termine. Nel frattempo oggi, nelle Filippine, un altro autobus carico di turisti – questa volta locali – è crollato in un burrone causando la morte di cinque persone e il ferimento di 49.