• Mondo
  • Mercoledì 25 agosto 2010

I risultati delle primarie in America

Ieri si è tenuta una delle più grandi tornate elettorali prima di novembre: John McCain ce l'ha fatta, il miliardario amico di Mike Tyson no

di Giovanni Fontana

Sen. John McCain, R-Ariz., left, waves to supporters at an election victory party with his wife Cindy McCain, Tuesday, Aug. 24, 2010, in Phoenix. In McCain's toughest Republican election primary in years, beating former congressman J.D. Hayworth. (AP Photo/Ross D. Franklin)
Sen. John McCain, R-Ariz., left, waves to supporters at an election victory party with his wife Cindy McCain, Tuesday, Aug. 24, 2010, in Phoenix. In McCain's toughest Republican election primary in years, beating former congressman J.D. Hayworth. (AP Photo/Ross D. Franklin)

Aggiornamento delle 16.30
Hanno vinto Ben Quayle in Arizona e Joe Miller in Alaska, gli unici risultati ancora in bilico sono quelli del Vermont.

Nella giornata di ieri c’è stata una delle più sostanziose tornate di primarie in vista delle elezioni di metà mandato del prossimo novembre. Erano attesi alcuni verdetti: il più importante era quello sulla ricandidatura di John McCain a rappresentante dell’Arizona al Senato federale che il due volte candidato alla presidenza ha riottenuto.

Negli Stati Uniti il sistema elettorale è strutturato in modo che le elezioni dei membri della Camera dei rappresentanti si tengano ogni due anni — che quindi a ogni due tornate coincidono con le elezioni presidenziali — mentre quelle dei membri del Senato ogni sei anni. I posti per i senatori sono due per ogni Stato e non vengono quindi mai contesi assieme. Il numero dei membri della Camera dei rappresentanti è, invece, diverso per ciascuno Stato a seconda della popolazione: per questa ragione ogni distretto ha più candidati.

Lo spoglio non si è ancora concluso nella maggior parte dei seggi, ma molti risultati possono essere già dati per definitivi: sul sito del New York Times si possono trovare tutti i dati sulle percentuali di spoglio e di suffragio. Vediamo i temi principali di questa giornata di primarie, così come descritti ieri Msnbc, e quali siano stati i verdetti:

John McCain in Arizona
McCain è senatore dell’Arizona da 23 anni, e data la tendenza storicamente conservatrice dello Stato è molto probabile che una vittoria nelle primarie repubblicane equivalga a una nuova elezione. Anche nelle primarie McCain era favorito, ma la sua rielezione non era scontata. Durante la campagna elettorale l’ex-candidato presidenziale aveva indurito le proprie posizioni sull’immigrazione, spostandosi a destra per cercare di togliere terreno ai suoi sfidanti J.D. Hayworth e Jim Deakin. Con il 67% delle sezioni scrutinate, John McCain ha il 57% dei voti, quasi il doppio del suo primo sfidante: il posto di senatore è al sicuro.

La politica contro l’antipolitica
In Florida si scontravano politici di lungo corso, che avevano però fatto dell’antipolitica e di “Washington ladrona” la loro bandiera, e dei milionari che avevano ben poche qualifiche nel curriculum, a parte quello di avere un sacco di soldi. Nelle primarie repubblicane per il governatore Bill McCollum, ex membro del Congresso e candidato al Senato nel 2004, affrontava Rick Scott, dirigente di una catena di ospedali che era stata accusata di frode.  Con il 99% delle sezioni scrutinate Scott ha un vantaggio di 40 mila voti, che gli garantirà la candidatura. Nella corsa democratica al Senato Kendrick Meek ha battuto, come previsto, il controverso Jeff Greene – uno a cui Mike Tyson aveva fatto da testimone di nozze – e sfiderà l’astro nascente della politica repubblicana Marco Rubio.

Cosa succederà a Ben Quayle?
Nelle affollatissime primarie repubblicane in Arizona, per la candidatura alla Camera, Ben Quayle – figlio del Vice Presidente di Bush padre – ha attirato l’attenzione del pubblico con uno spot in cui definiva Obama il peggior presidente della storia americana; la sfidante Pamela Gorman non è stata da meno presentandone uno in cui mostra la sua abilità nel maneggiare, e sparare, con pistole e mitragliatrici. La strategia ha pagato per il primo – che è in testa con il 23% dei voti, quando l’80% delle sezioni sono state scrutinate – ma non per la seconda. È probabile che Quayle ce la faccia, il che potrebbe essere una buona notizia per i democratici che sperano nella vittoria dei candidati più estremisti sul fronte repubblicano per conquistare il voto dei moderati.

Palin-ismo contro Steven-ismo
Uno dei paradossi del movimento populista contro tasse e spesa pubblica dei Tea Party è che la loro principale icona, Sarah Palin, viene dallo Stato che riceve più denaro dal governo centrale, l’Alaska. Ted Stevens, morto questo mese in un incidente aereo, era stato senatore dell’Alaska che aveva sostenuto il cosiddetto “ponte per il nulla”, grande progetto diventato il simbolo degli sprechi e delle opere pubbliche inutili. Sulla linea di Stevens c’è l’attuale senatrice Lisa Murkowski, mentre Sarah Palin ha sostenuto lo sfidante Joe Miller. I seggi in Alaska si sono chiusi per ultimi, e lo spoglio è ancora a un terzo delle sezioni. Per ora la sfida è apertissima con un margine di soli 900 voti a favore di Miller.

Non dimentichiamoci di Vermont e Oklahoma
Sicuramente le primarie in Florida, Arizona e Alaska hanno attirato maggiormente l’attenzione, ma non bisogna dimenticarsi delle corse per i seggi in Vermont e Oklahoma. In Vermont il repubblicano Brian Dubie è stato candidato senza alcun competitore all’interno del proprio partito e andrà a sfidare il vincitore delle apertissime primarie democratiche: non è stato sufficiente lo scrutinio dell’89% delle sezioni per capire l’indirizzo che prenderà la candidatura democratica dato che ci sono ancora tre candidati nello spazio di 800 voti, e quattro nello spazio di altrettanti punti percentuali. Molto più chiaro il risultato in Oklahoma, dove i due posti per la corsa al Congresso sono stati assegnati a Charles Thompson e James Lankford.