Chiedi a Yahoo, ti risponde Bing

Le ricerche su Yahoo sono ora gestite da Microsoft attraverso il suo motore di ricerca Bing

Da un giorno qualcosa è cambiato nella pagina principale di Yahoo. La versione per gli Stati Uniti e l’edizione canadese del motore di ricerca riportano al fondo delle loro homepage una piccola scritta con un grande valore storico: «Powered by Bing». Ciò significa che d’ora in poi quando effettui una ricerca su Yahoo ottieni gli stessi risultati che otterresti se utilizzassi Bing, il motore di ricerca di Microsoft. La novità interesserà presto anche le altre edizioni di Yahoo in giro per il mondo, Italia compresa.

L’importante cambiamento per Yahoo arriva a poco più di un anno di distanza dal patto con Microsoft sul fronte delle ricerche online. All’epoca le due società decisero di stringere un accordo della durata di 10 anni per condividere le loro conoscenze sui motori di ricerca e cercare così, insieme, di migliorarsi e di fare una maggiore concorrenza al dominio incontrastato di Google. Unendo le forze, negli Stati Uniti Yahoo e Bing detengono ora il 28% delle ricerche online a fronte del 66% di Google.

“Yet Another Hierarchical Officious Oracle” (Ancora un altro oracolo ficcanaso e gerarchico), per gli amici Yahoo, nacque nell’aprile di 16 anni fa da un’idea di David Filo e Jerry Yang, interessati a mettere un po’ di ordine nel Web dei primordi con liste ed elenchi di link. In pochi mesi i due riuscirono ad attirare circa un milione di contatti al giorno, cosa che li indusse a cercare un buon investitore per sviluppare ulteriormente la loro idea. In breve tempo il semplice hobby di due studenti della Stanford University divenne un’azienda con una cinquantina di impiegati e un numero crescente di investitori.

La bolla speculativa sulle imprese del web tra il 2000 e il 2001 favorì una rapida crescita di Yahoo: le azioni della società ora quotata raddoppiarono di valore nell’ultimo mese del 1999. A gennaio del 2000 una singola azione valeva più di 118 dollari, ma a bolla speculativa scoppiata il valore raggiunse il suo minimo a 4 dollari all’inizio dell’autunno del 2001. Negli anni seguenti Yahoo cercò di migliorare il proprio servizio di ricerca online per resistere alla concorrenza di Google, con esiti altalenanti.

Microsoft nel febbraio del 2008 decise di farsi avanti per comprare l’intera società, ma l’operazione non andò a buon fine: l’allora CEO e cofondatore di Yahoo, Jerry Yang, rifiutò l’offerta dando vita a un periodo molto difficile per l’azienda denso di pressioni da parte di azionisti ed analisti che invitavano a rivalutare l’offerta di Microsoft. La mediazione fu trovata a luglio dello scorso anno. Yahoo e Microsoft stipularono un patto della durata di dieci anni per il solo settore delle ricerche online, lasciando quindi da parte le altre attività di Yahoo online come la gestione delle caselle di posta elettronica.

Dopo mesi di lavoro, la transizione verso Bing, il motore di ricerca di Microsoft, è ora completa. Yahoo potrà tenere per sé l’88% dei ricavi degli annunci pubblicitari che compaiono nelle pagine dei risultati del proprio motore di ricerca per i prossimi cinque anni, e potrà anche vendere alcuni annunci pubblicitari sugli altri siti web gestiti da Microsoft. Yahoo manterrà la propria impostazione grafica e continuerà a esistere come sito web a parte rispetto a Bing, anche se dietro le quinte sarà il motore di ricerca di Microsoft a rispondere alle ricerche effettuate dagli utenti.

Dalle parti di Yahoo non vogliono, però, nessun funerale come dimostra un post da poco pubblicato sul loro blog ufficiale per l’area ricerche online. Secondo il vicepresidente di Yahoo Search, Shashi Seth, dire che Yahoo non esiste più come motore di ricerca è scorretto:

Date un’occhiata agli aeroplani Boeing o Airbus. Affidano la costruzione dei motori alla Rolls Royce, a United Technologies e alla General Electric. Ma questo significa forse che Boeing e Airbus non sono più produttori di aeroplani? […] Yahoo Search integra gli indici del Web di Microsoft con i propri contenuti, con quelli raccolti da altri operatori e con i contenuti dai social network come Twitter. Abbiamo ancora la tecnologia, le conoscenze, le dimensioni e le infrastrutture richieste per scansionare, indicizzare e dare un valore ai dati online e tutto questo in tempo reale.