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  • Domenica 18 luglio 2010

Cosa sta succedendo in Darfur

Quattrocento persone sono morte negli ultimi scontri tra i ribelli e le forze dell'esercito sudanese

Quattrocento persone sono morte a seguito degli ultimi scontri in Darfur tra i ribelli del gruppo Jem (“Justice and Equality Movement”) e l’esercito sudanese. Le Nazioni Unite – in missione di pace dal 2006 nella regione del Sudan – hanno confermato che ci sono stati almeno due grossi scontri tra le parti: oltre trecento le vittime appartenenti al gruppo ribelle, ottantasei i soldati dell’esercito uccisi (il portavoce del Jem, Tahir El Fakir, ha smentito la conta ufficiale delle sue vittime: “È ridicolo che l’esercito faccia affermazioni di questo tipo: le forze armate sudanesi e i loro alleati sono stati sconfitti. Jem conta solo due persone morte e sei feriti”).

Negli ultimi mesi la violenza in Darfur è tornata ad essere particolarmente intensa: secondo le Nazioni Unite quasi seicento persone sono morte solo nel mese di maggio, il più sanguinoso degli ultimi due anni. E nelle ultime settimane la situazione si è fatta ancora più tesa da quando la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato d’arresto per il presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir con l’accusa di genocidio.

Il conflitto in Darfur esplose per la prima volta nel 2003, quando alcuni gruppi ribelli presero le armi contro il governo centrale di Karthoum chiedendo più autonomia. Da allora, secondo le stime ufficiali, circa 400.000 persone sono state uccise e 2,7 milioni di persone hanno abbandonato le loro case e si sono rifugiate in Ciad, dando origine a una delle più gravi crisi umanitarie della storia dei paesi africani.

Il Sudan è uno dei paesi più devastati dalle guerre civili. Alle vittime del conflitto in Darfur si sommano quelle delle guerre tra nord e sud del paese: dal 1983 al 2005, più di due milioni di persone morirono e quattro milioni furono costrette a lasciare le loro case. Secondo gli accordi di pace firmati nel 2005, a gennaio 2011 il sud avrà la possibilità di votare per la secessione con un referendum. Ma al momento tutto sembra indicare che il governo di Karthoum cercherà di boicottare le elezioni e allora un nuovo conflitto sarà praticamente inevitabile.