Bordin lascia la direzione di Radio Radicale

Dopo mesi di litigi con Pannella, Bordin ha comunicato le sue "dimissioni irrevocabili"

Massimo Bordin ha dato le dimissioni da direttore di Radio Radicale, incarico che ricopriva dal 1991 e che gli vale da allora la stima quasi unanime degli ascoltatori e degli addetti ai lavori dell’informazione della politica. La sua decisione è “irrevocabile” e sarebbe stata causata dal venir meno del rapporto di fiducia dello stesso Bordin con Marco Pannella, storico leader politico dei radicali. Già più volte negli scorsi mesi il rapporto tra Bordin e Pannella si era rivelato piuttosto burrascoso, e ad aprile durante una delle loro consuete “conversazioni domenicali” i due avevano litigato in diretta (qui il video). Oggi arriva la decisione di Bordin di lasciare la direzione della radio, che lui stesso spiega così nella sua lettera al CdR.

Da almeno due anni Marco Pannella ha più volte pubblicamente dichiarato che non si sente rappresentato dal modo in cui viene espressa la linea editoriale della radio. E’ evidente che il rapporto fra editore e direttore si fonda proprio su un accordo sulla trasposizione in chiave giornalistica di una idea editoriale che promana dall’editore. Dunque le affermazioni di Pannella non possono che essere intese come una mozione di sfiducia nei miei confronti.

Nonostante Marco Pannella non rivesta più incarichi dirigenziali nel partito, Bordin fa riferimento a lui come all’editore di Radio Radicale. Questo perché Radio Radicale non è l’organo ufficiale di Radicali Italiani bensì della lista Bonino-Pannella, associazione fondata dallo stesso Pannella.

Mi pare chiaro che un direttore sfiduciato non possa contare sulla pienezza di mandato necessaria non solo con gli interlocutori esterni ma anche e soprattutto con la redazione. Va bene che tutti dobbiamo essere pronti a metterci in discussione, va bene che gli esami non finiscono mai, ma c’è un limite a tutto e qui si sta esagerando. Dunque le mie dimissioni da direttore sono irrevocabili. All’editore che, in prima battuta, mi ha comunicato che intendeva respingerle ho dovuto rispondere che una simile decisione non era concretamente nella sua disponibilità.

Si sta discutendo della possibilità che Bordin, pur lasciando l’incarico di direttore, conservi una collaborazione con Radio Radicale, magari per proseguire la sua storica rassegna stampa radiofonica – Stampa e regime – da molti considerata la migliore rassegna stampa quotidiana in Italia. Così Bordin illustra la questione.

All’amministratore che si informava della mia disponibilità a mantenere comunque in altra forma un rapporto di lavoro con la radio ho risposto che non avendo assunto impegni con altri avrei ben volentieri valutato qualsiasi proposta che non riguardasse la direzione. Solo che non è arrivata alcuna proposta perché l’editore ritiene preliminare per me un lavoro di prefigurazione del futuro della radio. Ho dovuto rispondere che mi dimetto da direttore proprio perché non voglio avere ruoli di questo tipo, che evidentemente non so svolgere visto che da anni ho cercato senza successo di coinvolgere l’editore proprio sul tema del futuro della radio. Ho ottenuto solo rinvii ed è stato un palese insuccesso della mia direzione, uno dei pochi per la verità. Ricominciare un lavoro del genere è senza dubbio superiore alle mie forze, almeno attuali. Men che meno ho titolo e interesse a occuparmi dell’organigramma futuro e non ho nessuna voglia di trattare la mia posizione agitando lettere di dimissioni. Se la proprietà ha, come ha detto l’amministratore, interesse ad avanzare una proposta, la avanzi.

Non si è fatta attendere la risposta dello stesso Pannella, lunga e di scarsa chiarezza come nelle sue abitudini.

Care e cari compagni del CDR, le dimissioni “da direttore di Radio Radicale” testé annunciatevi da Massimo Bordin, mi hanno visto – come non di rado nel passato – e mi vedono assolutamente contrario, come Massimo stesso conferma. La motivazione oggi illustrata è manifestamente di per se destituita di qualsiasi serio fondamento. Scrivo: “manifestamente” perché sull’argomento ho sempre tenuto a manifestare, in primo luogo nei nostri dialoghi domenicali, la mia posizione di editore. Ho ripetuto a iosa, e seccamente, che la concezione di Radio Radicale era ed è tale da non permettere all’editore anche solo di auspicare (per non dire altro) dal direttore di RR una condivisione della mia personale linea politica nell’ambito di quelle esistenti nell’area, nella galassia, nel partito.

Qui invece Pannella rivendica – nella sua prosa aggrovigliata – il suo diritto a pensarla diversamente da Bordin, senza che questo voglia dire sfiduciarlo.

Bordin, se fosse editore, potrebbe certamente avere un diverso, più tradizionale, modo di esserlo. Ma non lo è e non può dire comunque che il suo editore opera secondo una sua propria concezione, e sfiduciarlo, o protestarsi come sfiduciato se mi limito a proclamare il mio diverso, e liberale, modo di esserlo e quindi, manifestamente, confermare a Bordin una forma e una pienezza di autonomia nell’esercizio della sua responsabilità di direttore.

Poi Pannella passa a commentare anche lui le prospettive future nella radio, e il ruolo che Bordin potrà avervi. Lo storico leader radicale auspica che Bordin non lasci la direzione della radio prima di aver lavorato alla sua successione e al futuro stesso dell’emittente; proposta che lo stesso Bordin esclude nella sua lettera al CdR.

Ciò premesso ho quindi convenuto con l’amministratore del Centro di Produzione Paolo Chiarelli di, comunque, chiedere a Massimo Bordin, reiteratamente, subendo l’ipotesi delle sue “dimissioni da direttore” (e della sua dichiarata indisponibilità a continuare a collaborare almeno per la rassegna stampa), di costruire insieme le forme del proseguimento della vita di Radio Radicale, nel venir meno dopo decenni della sua direzione e rassegna. Quali scelte, quindi, di responsabilità giornalistiche, interne o esterne; quali nella organizzazione dei palinsesti e così via, in modo tale da poter investire il CDR, e altri importanti settori delle attività connesse a quelle della radio, del loro contributo ampio, e non solo qui-pienamente-sindacale, ma quello di un personale che ha vissuto e fatto vivere anche politicamente la vicenda editoriale radicale. […] Torno a invitare il direttore Bordin a resistere, per naturale e comprensibile stanchezza diffusa in tutti e ciascuno di noi, a non abbandonare il suo posto di lotta che ha comprensibilmente fatto di lui – come gli ho pubblicamente ricordato nei nostri dialoghi domenicali, anche molto di recente – il radicale più noto e apprezzato di me e della stessa Emma Bonino.

Con ogni probabilità nell’ultimo passaggio – il più semplice e fondato della sua esposizione – i critici di Pannella troveranno l’ennesima prova della tesi per cui il leader radicale tende a fare fuori i personaggi di cui è geloso, tesi che si ripropone ciclicamente e che è all’origine dell’accostamento di Marco Pannella a Crono, il dio greco che mangiava i suoi figli. Quel che è certo è che dai radicali ci si aspetterebbe qualcosa di più di queste liti capricciose, e che siano – loro più di tutti gli altri partiti, dai quali rivendicano distanza e diversità – davvero all’altezza dei nobili obiettivi che si pongono.

(la foto è di Stefania Castelli)