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  • Venerdì 25 giugno 2010

Cosa succede all’Unità?

La redazione e Soru si scambiano comunicati di fuoco sulle pagine del giornale

© Roberto Monaldo / LaPresse
23-10-2008 Roma
Interni
Presentazione della nuova veste de "L'Unit‡"
Nella foto Concita De Gregorio (Direttore L'Unit‡)
© Roberto Monaldo / LaPresse 23-10-2008 Roma Interni Presentazione della nuova veste de "L'Unit‡" Nella foto Concita De Gregorio (Direttore L'Unit‡)

Non tira una bella aria all’Unità, almeno stando allo scambio di comunicati tra redazione ed editore che si sono letti negli ultimi giorni. Sul giornale del 16 giugno appare un comunicato del Cdr, il comitato di redazione, che minaccia scioperi e critica duramente lo stato delle cose all’interno del giornale, ormai da due anni in stato di crisi e reduce da una forte ristrutturazione. Rispetto alle mobilitazioni del recente passato, c’è una novità: oltre a lamentarsi degli effetti della cassaintegrazione sulle condizioni del lavoro, i rappresentanti dei giornalisti parlano esplicitamente della necessità di mettere in discussione il progetto editoriale.

Mancano nuovi investimenti, mentre le sfide del mercato si fanno sempre più dure. L’appeal iniziale si sta affievolendo. È ormai inderogabile una riflessione sul prodotto, che ragioni sull’identità della testata, sul suo target, sui suoi mondi di riferimento.

Il comunicato fa riferimento alla flessione riscontrata recentemente nelle vendite del giornale, dopo due anni di crescita ininterrotta in un periodo in cui il resto del comparto collezionava perdite a due cifre (nell’ultimo mese, comunque, le vendite hanno ripreso a crescere). Il prodotto è quello introdotto da Concita De Gregorio dopo il suo insediamento alla direzione, dal cambio di formato alla rinfrescata data alla linea editoriale. Un progetto che ha incontrato fin dall’inizio l’ostilità di un pezzo della redazione dell’Unità: un’ostilità che fino a questo momento era rimasta confinata nelle riunioni dell’assemblea di redazione e non era mai stata messo nero su bianco su un comunicato ufficiale. Il Cdr prosegue poi criticando il piano che editore e direzione avrebbero intenzione di mettere in piedi per proseguire il rilancio della testata.

Direzione e azienda hanno risposto presentando delle linee di sviluppo a medio termine, incentrate sulla redazione unica e sul nuovo sistema editoriale, in un’ottica di sviluppo multimediale della testata. […] le linee presentate prefigurano un pericoloso indebolimento delle competenze individuali dei redattori, e rischiano di indebolire proprio quell’identità dell’Unità di cui c’è bisogno per rilanciarsi. Secondo l’assemblea, le linee non prefigurano uno sviluppo multimediale, mancando del tutto qualsiasi riferimento all’aggiornamento professionale e all’utilizzo di nuovi sistemi tecnologici.

La storia di questo piano è però controversa, e lo si scopre leggendo l’Unità del giorno dopo – il 17 giugno – nel quale appare un comunicato di Renato Soru, editore del quotidiano, se possibile ancora più duro di quello del Cdr.

Non si è data un’immediata risposta al comunicato del comitato di redazione pubblicato ieri sulgiornale per rispetto della tradizione de l’Unità in tema di relazioni sindacali. Lo stesso rispetto che, purtroppo, non ha avuto il cdr che ha attaccato l’azienda e la direzione prendendo a pretesto un documento sulle linee di sviluppo del giornale che era stato consegnato in via dichiaratamente riservata con l’intento diavviare un percorso di condivisione di scelte di grande rilevanza. Con assoluta leggerezza, il cdr ha invece distribuito, fotocopiato e discusso questo testo in assemblea come se si trattasse di un documento finale. E ha persino diffuso un’ipotesi di pianta organica rispetto alla quale la riservatezza era stata chiesta in modo esplicito al momento della consegna del documento. È stato così violato ogni canone di correttezza nelle relazioni sindacali ingenerando un comprensibile ma del tutto ingiustificato allarme nel corpo redazionale.

Anche in questo caso si tratta della prima volta che qualcosa del genere arriva sulle pagine del giornale, ma le ruggini risalgono a molti mesi fa. Soru dice di essere consapevole delle conseguenze dello stato di crisi ma scrive che secondo lui “la stessa sensibilità non ci sia da parte di chi assume comportamenti che creano allarmi privi di presupposti e alimentano inutili e dannose contrapposizioni”. Liquida le critiche fatte al prodotto editoriale – “non si comprende quale sia il soggetto dell’«appeal perduto» a cui si fa riferimento” – e sferra l’attacco finale.

Quel che è certo è che l’editore, il direttore, la dirigenza del giornale – che è la casa di tutti, anche del cdr – non condividono una linea condotta che sembra tendere ad una costante, masochistica, autocritica – ignorando sistematicamente gli eccellenti risultati raggiunti in condizioni di estrema difficoltà ed in controtendenza con il comparto – senza avere mai presente che l’obiettivo è invece quello di affrontare nuove sfide. Sfide che certamente, con l’eccellente contributo della maggioranza della redazione, sapremo vincere.

Al duro e irrituale comunicato dell’editore è seguita la solidarietà – quella sì, piuttosto rituale – dei sindacati e della FNSI. Ogni volta che Cdr ed editore arrivano ai ferri corti, poi, tornano anche le voci che vorrebbero Soru sul punto di vendere l’Unità alla famiglia Angelucci. Ne scrive oggi Milano Finanza, dicendo però cose piuttosto contraddittorie. Da una parte di legge che

il futuro del quotidiano fondato da Antonio Gramsci pare in ogni caso segnato: il patron di Tiscali dovrà farsi indietro e cedere il controllo, uscendo dal difficile business della carta stampata per tornare a concentrarsi unicamente sull’isp sardo. Ad attendere pazientemente dietro l’angolo c’è la famiglia Angelucci.

Poche righe però, come se niente fosse, si apprende che

entrambe le parti smentiscono qualsiasi trattativa: Soru non è intenzionato a mollare la presa sul giornale diretto da Concita De Gregorio.

Al di là delle voci di corridoio e delle speculazioni – il tema com’è ovvio è anche politico, non soltanto editoriale – non è affatto certo che la famiglia Angelucci sia ancora interessata ad acquistare l’Unità, come lo era prima dell’arrivo di Soru. All’epoca fu proprio l’aperta ostilità della redazione a convincere gli editori di Libero e il Riformista a rinunciare all’affare: oggi sembra improbabile che i giornalisti dell’Unità abbiano cambiato idea.

Oggi comunque i giornalisti dell’Unità difendono Renato Soru dalle accuse del Giornale, che ieri aveva mostrato una foto che ritraeva l’ex presidente della regione Sardegna brindare con Angelo Balducci. “Feltri diffama per difendere Balducci e la sua cricca”, scrive Claudia Fusani.

Vecchia tecnica di disinformazione. E così ieri, Su Il Giornale di Vittorio Feltri, è apparsa in prima pagina una grande foto in cui si vede l’ex governatore della regione Sardegna Renato Soru che fa un brindisi con Angelo Balducci. Siamo nel 2008, all’epoca Soru è il Governatore dell’isola e Balducci è il soggetto appaltatore dei lavori del G8 alla Maddalena. […] Ma poi, nell’articolo, non si parla quasi più di Soru se non per collegarlo all’architetto Stefano Boeri, progettista alla Maddalena del Porto Arsenale, l’opera regina. […] Tutte vicende che non sono state nemmeno sfiorate dall’inchiesta, come “non dice” Il Giornale. Che, naturalmente, non dice nemmeno che – come emerge dalle intercettazioni che hanno inchiodato la cricca – Soru era avvertito come un intralcio, un fastidio, da Balducci e soci. Perchè, tra l’altro, aveva ottenuto che ogni impresa vincitrice degli appalti alla Maddalena affidasse un 20 per cento dei lavori a società sarde, rendendo in questo modo molto difficile distribuire i subappalti agli amici e agli amici degli amici. Le dimissioni del governatore della Sardegna – come ancora risulta dalle intercettazioni – furono vissute addirittura con gioia dalla cricca che stavano sbancando la casse dello Stato e della Regione con la scusa del G8: 327 milioni di euro il costo finale delle opere realizzate per poi – sopravvenute altre esigenze propagandistiche – trasferire tutto tra le macerie dell’Aquila.